⟣Capitolo 7 ― Fibre d'Ira⟣

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 La cote strideva sulla lama della scimitarra.

Lo spadaccino era seduto su un muretto, vicino a un gruppo di statue che costeggiavano la Lacrima D'Oro. Non era distratto dai parenti che dibattevano sull'aggressione a Rakesh. Si spostò dal muretto, dirigendosi a un'entrata del palazzo, rinfoderò la spada e tenne stretta la cote nella mano imbevuta di miele.

"Una settimana senza sue notizie. Se scopro chi è stato a farle una cosa del genere, io..." Rifletté irrequieto Fathi e superò di lato i prozii, tra di loro c'era Shahab, il quale lo vide e gli acciuffò un braccio. Uno sguardo di sfida si abbatté sugli occhi nocciola del parente.

― Fathi, non ti ho visto a pranzo. Guardati... ― lo indicò, abbassando la voce profonda, ― sei deperito. Da quanto non dormi? Te l'ho detto un milione di volte, dopo gli allenamenti devi riposare e mangiare.

― Non sono affari vostri, prozio Shahab, ― si liberò dalla presa dell'uomo.

― Oh, sono affari miei, nipote. Tuo padre è giunto qui un giorno fa e non ti reggi in piedi nemmeno in sua presenza, ― punzecchiò il petto di Fathi, ― non è comportarti da idiota che risolverai questa situazione. Pensi d'essere l'unico a essere teso?

― Non è questo...

― È proprio questo. Hai paura che possano attaccarci perché hanno trovato un assassino? Guardami bene, ― si avvicinò di fronte all'adolescente, posandogli un pugno sul petto, ― se provassero solo a scalfirci, lo sai bene che non ci ritireremo. Quindi... o ti rimetti in forze o dovrò dire a tuo padre di costringerti a mangiare.

― Che ci provi, ― curvò le sopracciglia nere il ragazzo, ghignando con sfida.

Nessuno dei due volle abbassare lo sguardo, finché l'omone sorrise sfacciato: ― Sei come Mu'ezz Nadir quando era giovane. Quella nobile ti distruggerà se continui così.

Fathi sgranò gli occhi: ― Cosa?! Lei non c'entra.

― Eppure sei deconcentrato, preferisci andare da lei che allenarti, tempo fa non eri così. Siamo seri, nipote, quasi tutti gli scorpioni quando si innamorano perdono la testa e diventano deboli. Mollicci, come meduse. Vuoi essere debole?

Fathi deglutì un po' di saliva. Ardeva di ribattere quelle spinose sillabe, ma abbassò lo sguardo. Strinse la cote, scollò per l'ennesima volta la presa del parente e lo superò di lato per andare verso la sua stanza.

All'arrivo nel rifugio Fathi gettò con rabbia la cote a terra, urlando. Strinse i ricci con le mani e posò la schiena tremante sulla soglia chiusa: "Non è vero! Mente!" Lasciò la presa dai capelli e fissò la mano curata con il miele. "Perché dovrei provare amore? L'amore è per deboli, deboli falliti che cercano un miraggio." Tremava agli spasmi di un ricordo, un disgustoso evento che l'aveva segnato a quattordici anni. Mordicchiò un labbro e delle lacrime gli rigavano il viso ovale.

"Ah, uno come te che si innamora?! È una follia!"

― No! Non è amore, ― piagnucolò Fathi.

Le voci roventi dei cugini gli rimbombarono nella testa: "Gli scorpioni non si innamorano. La nobile Ziba ti ha rifiutato perché sei troppo impulsivo."

― No, Ziba! Menzogne. Menzogne!

Le risate graffiavano l'anima del ragazzo: "Già, gli ha gettato un bicchiere di tè in faccia!"

"In faccia? Che stupido! Lo sai che è stato legato come un coniglio dai fratelli di lei? Dovevi vederlo..." i ghigni lo penetravano nell'animo, "...aveva il volto sporco di fango e frignava come un bambino. Che moccioso!"

Il Fervore MelatoOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz