⟡ Capitolo 11 ⎯ Lama Bruciante ⟡

31 2 0
                                    

Un piatto di frutta secca, posto su un tavolino, non era stato sfiorato da Naisha.

Le tende turchesi e il pigiama sventagliavano a causa dell'aria che filtrava dalle finestre.

Un rigurgito le salì alla gola, ma venne frenato per non esibire debolezza al mostro che l'aveva tenuta "prigioniera" da cinque giorni. Sua madre aveva convinto suo padre di non farle vedere l'amato e l'aveva "consegnata" tra lusinghe e pretese a Kanak.

Avevano accusato lo scorpione di averla torturata, ma Naisha sapeva che non era vero, lo ricordava, ricordava i sicari e aveva urlato la verità, ma come tutte le donne di Eblis le sue erano solo parole al vento, sillabe che non avevano difeso abbastanza il compagno.

Sobbalzò Naisha all'udire lo strofinio delle lenzuola magenta che avvolgevano il mostro appisolato. Zitta, le echeggiava il cuore per il timore di patire i tocchi.

"Sono di nuovo sola. Sola." Non poteva fermare i pensieri, i singhiozzi angoscianti la fecero spostare dalla finestra, fino a raggiungere la porta d'uscita per indirizzarsi nelle altre camere di Kanak.

Una volta fuori camminò per i portici e accolse la bonaccia della notte.

Solo dopo una dozzina di minuti, cadendo timorosa dalle nuvole riflessive, udì dei passi spediti sullo stesso corridoio. Era sicura che non ci fosse nessuno, aveva visto molti volti nelle mattine, ma mai di notte, dove tutti riposavano. Lesta si nascose dietro a una delle tante colonne che sorreggevano il soffitto, sbirciando accuratamente le figure, due uomini, due cugini di Kanak.

⎯ Non essere precipitoso, Kanak ha detto di non svegliarlo a quest'ora, dobbiamo prima andare dagli altri, ⎯ bisbigliò il primo dal fisico magro e da una lunga barba appuntita.

⎯ Beh, ritengo che sia necessario, non credi, Dinesh? Non hai sentito? La situazione sta peggiorando, quel ragazzo, lo scorpione, sta perdendo la testa.

⎯ Oh, per gli dèi, non crederai mica quello che ha detto zio Buhvan? Un ragazzino non può aver quasi strangolato un soldato, saranno state solo delle menzogne.

⎯ Menzogne? Hanno insultato Naisha per via del colore dei capelli, pensi che sia normale? Non desidero essere reclutato per una guerra contro quei pazzi discendenti di Yazata Atar e Yazata Arooj.

⎯ Eh, cosa vuoi fare? Dire tutto a nostro zio Rakesh? No, dobbiamo stare calmi, dobbiamo tenere a freno la lingua, sono certo che presto la situazione andrà meglio.

L'altro ragazzo longilineo posò le mani sui fianchi, i capelli mori raccolti con dei nastri gli scendevano sulla schiena: ⎯ Dubito. A proposito Gulab, Ekanga come sta? La ferita all'addome si sta ricucendo?

⎯ Sì, con le erbe magiche, sì, quel dannato ragazzino, ⎯ sputò le parole acide Gulab, ⎯ non posso credere che ci abbia messo in difficoltà, se non fossero arrivati i soldati con Akhil, Ekanga sarebbe morto.

Restarono un attimo calmi, finché Dinesh rilasciò un sospiro, fece due passi e guardò il cugino: ⎯ Dovevate assoldare un sicario come l'altra volta. Quel ragazzo è troppo pericoloso. Invece, non mi avete ascoltato e avete voluto fare di testa vostra. Almeno avete nascosto bene i pugnali degli assassini? Quelli rubati?

⎯ Sì, sì, tranquillo, sono nella parte Est della dimora, nello sgabuzzino delle vivande, all'interno di un baule.

⎯ Spero bene, allora. Sai nulla del processo?

⎯ No, ma penso che tra qualche settimana ci sarà un colloquio nobiliare per discutere sul da farsi.

Gulab si osservò intorno, per poi avviarsi, insieme al cugino verso una scalinata: ⎯ Credo che questo piacerà a Kanak. Ora è meglio sbrigarci. Ho intenzione di svegliare gli altri, prima di Kanak. Su, muoviti.

Il Fervore MelatoWhere stories live. Discover now