5.

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Heidi.

È un appuntamento?
Solo se vuoi considerarlo tale.

Oddio, non riesco a credere di averglielo chiesto. E non posso credere che mi abbia davvero risposto in quel modo, lasciandomi lì da sola come un salame. Però… c’è una cosa che mi fa pensare.
Mi è sembrato come se Denise avesse previsto tutto. Ed è incredibile.
In più, ho parlato con Zayn – Dio, finalmente so il suo nome – come non avevo mai parlato in vita mia. Io di solito non parlo così tanto. Soprattutto se ho davanti un perfetto sconosciuto. E la cosa strana, se così si può definire, è che mi sembrava di conoscerlo, come se ci fossi cresciuta insieme.
Non è strano?
Insomma, non l’ho mai visto, l’ho incontrato tre volte… ma mi sembra proprio di conoscerlo. È… strano. Ma allo stesso tempo una bella sensazione. Sento come se con lui potessi parlare di tutto. Potrei perfino aprirmi con lui, dirgli tutto. Tutto quanto. Se solo imparasse ad ascoltare.
Perché, anche se non lo vedo, mi da l’impressione di uno che non sa ascoltare. Una di quelle persone che se non vede non crede. Il mio opposto, sotto questo punto di vista. Io ho imparato ad ascoltare, dopo l’incidente. Ho dovuto adattarmi, in un certo senso. Lui invece mi da l’idea di essere uno più che altro abituato ad osservare.
Potrei sbagliarmi, ovvio. Ma mi da quest’idea.
Abbiamo praticamente gli stessi gusti musicali. Mi fa strano. Oddio, mi fa piacere aver trovato qualcuno a cui piacciono le mie stesse cose. Ma è strano, è una sensazione che non riesco a spiegare.
È troppo per poter essere solo una coincidenza, no?
E, cosa molto preoccupante, non riesco a smettere di sorridere. Entro in casa galleggiando come se mi trovassi su una nuvola. E ignoro i lamenti da isterica di Victoria, che mi ricorda di che ora sia. Poso tranquillamente la borsa e mi tolgo il cappotto, con addosso tutta la calma di questo mondo.
La sento sbuffare, ma continuo ad ignorarla, nel limite del possibile. E continuo a galleggiare fino al divano, dove mi butto di peso, ridendo come una deficiente. Una manciata di secondi e Victoria mi posa una mano fresca sulla fronte, come per sentire se ho la febbre. E io continuo a ridere, senza apparente motivo.
La verità è che non mi ricordavo come ci si sentisse ad essere felice, anche se solo per un’ora, nel mio caso. Zayn è riuscito a riportare a galla la vecchia Heidi. La ragazza che conosceva Alex, che rideva per la più piccola stronzata, che andava alle feste e che parlava delle sue band preferite cercando a fatica di trattenere le lacrime.
«Mi spieghi perché ridi?», sbotta la mia migliore amica, facendomi finalmente smettere di ridere. Ma non smetto di sorridere come un ebete, proprio non ci riesco. Non volendo mi passo due dita sulla guancia, dove si sono posate le dita di Zayn. E tra l’altro sono immersa nel suo odore… «Perché odori di spinello?».
Inclino la testa da un lato, accorgendomi che Victoria mi sta annusando.
Oddio, ti prego.
«Il ragazzo della metro… mi è venuto addosso di nuovo», dico in un soffio, sognante. Totalmente persa nel mio mondo. Vicki mi posa di nuovo una mano sulla fronte, per assicurarsi che io stia bene.
Ed è proprio questo il punto. Sto bene. Mai stata meglio.
«Dimmi che l’hai mandato a fare…». La solita finezza, Victoria.
«Mi ha accompagnata a casa», la interrompo sorridendo. Un attimo e vengo aggredita da un fiume di parole senza senso. Parole delle quali riesco a capire solo la metà. Parole che vengono spente dal sorriso ancora presente sul mio viso. «Viene a prendermi domattina», mi azzardo a dire non appena sento che ha finito con la ramanzina.
Okay che Zayn mi ha travolta e insultata.
Ma il giorno successivo mi ha aiutata. E Vicki non c’era, non sa cosa vuol dire.
Non sa quanto sia stato dolce e adorabile questo pomeriggio. Non sa cosa significhi avere di fianco qualcuno che ti capisce, che ha paura di starti accanto e non sa come comportarsi. Allo stesso Zayn sarà sembrato strano. Ma a me è sembrato terribilmente dolce, punto.
«Sei seria?», mi chiede la mia migliore amica saltando in piedi ridendo. So che non è più seduta accanto a me per un semplice motivo. La sua voce arriva leggermente da più lontano. E da più in alto. Deve essersi alzata di scatto, sorpresa. Ed è anche probabile che creda che io sia pazza. «Esci con un drogato…».
Stavolta sono io a scoppiare a ridere, non riesco a trattenermi.
Non lo conosce. E non lo conosco nemmeno io in fondo. Ma so per certo che Zayn non è un drogato. Insomma, farsi uno spinello ogni tanto non fa di un ragazzo un drogato. Certo, non sto a spiegarlo a Vicki, non capirebbe. Pura come un angioletto, non ha mai fumato, bevuto o fatto qualcosa di cui si sarebbe potuta pentire.
La adoro anche per questo. È come me, da un certo punto di vista.
Pura. E senza esperienza.
Con la piccola differenza che io non ho avuto nemmeno un primo bacio e a malapena sono uscita con un ragazzo. Ho fumato una volta in vita mia. E l’unica volta che ho avuto il coraggio di bere ho avuto un incidente d’auto e ho perso la vista.
Beh, dettagli, no?
«Non è un drogato, Vic», le faccio notare scuotendo lentamente la testa.
E anche se lo fosse, ci uscirei lo stesso. Solo che a Vicki non lo dico, ovviamente.
Mi alzo dal divano e cammino tranquillamente fino alle scale, ancora su una nuvola. Lascio la mia coinquilina immersa in uno dei suoi monologhi sottovoce, e mi chiudo nella solitudine nella mia stanza. Passo dai vestiti indossati tutto il giorno alla morbidezza del pigiama di flanella.
Pesantissimo, ma che mi piace. Mi da sicurezza. Una sicurezza che non ho mai avuto.
Quel pigiama mi fa sentire protetta, in un certo senso.
Mi rintano sotto le coperte e mi metto a pensare. Penso a quello che mi ha detto Denise al lavoro. Che sono la principessa più forte di tutte. Potrei crederci, col tempo. Penso a quello che ho detto a mia madre chiudendo la telefonata. Che la sarei andata a trovare il giorno dopo.
Sorrido, mi toccherà rimandare.
E penso al pomeriggio incredibile con Zayn. Penso a quanto ho parlato con lui. Penso a tutte le piccole cose che abbiamo in comune, e alle enormi differenze che ci sono tra una come me e uno come lui. Un esempio lampante? La vista, che lui ha e io no. E l’udito, che io ho imparato a sfruttare, e lui usa a malapena.
Abbasso le palpebre e me lo immagino sorridere dopo aver annuito, pur sapendo che non lo posso vedere farlo. Mi immagino il suo sorriso in risposta al rossore spuntato sulle mie guance quando mi ha lasciato quel bacio insignificante, minuscolo.
E mi addormento, cercando con tutte le mie forze di immaginare il colore dei suoi occhi.

Blind love. [Zayn Malik]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora