23.

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Heidi.

Distante. È l'unica parola che mi viene in mente per descriverli. Tutti quanti, nessuno escluso. Sono tutti distanti, quasi fossero lontani anni luce da me, e non nella stessa auto. Liam è al volante, con lo sguardo sulla strada. Distante, più per dovere che per altro. Victoria è seduta dietro con me, mi tiene la mano. Ma è distante, come se non fosse davvero presente. Sento il suo sguardo addosso, eppure è come se mi passasse attraverso.

Distante mio cugino. Distante la mia migliore amica.

Distante il mio ragazzo, più che mai. Sul sedile del passeggero, col finestrino abbassato a metà per fare uscire il fumo della sigaretta che tiene tra le labbra. E il suo odore, misto a quello del tabacco che scivola via, mi arriva addosso, con prepotenza. È distante, come perso tra i suoi pensieri, probabilmente troppo lontani perché io possa afferrarli.

È arrabbiato. Me ne rendo conto, non sono stupida.

È arrabbiato, forse più con me di quanto non lo sia con sé stesso. È più arrabbiato con me di quanto non voglia o non riesca ad ammettere. È arrabbiato per avermi trasmesso la sua stessa impulsività. Ora agisco anche io senza pensare. Mi oppongo anche io, quando le cose si mettono male, o non vanno come vorrei.

Mi dispiace Heidi, ma anche dalla risonanza non si vede nulla.

Eccole, quelle parole. Le parole del mio medico. Ma ne ho sentite solo alcune. Mi dispiace. Non si vede niente. Niente. Un altro trattamento inutile, al radiazioni contro il mio corpo. Altro dolore psicologico. E sempre meno possibilità di tornare ad essere normale. Sempre meno speranza.

«Zayn». Un sussurro, che esce dalle mie labbra senza che quasi me ne accorga. Un sussurro, e lo sento trattenere il respiro. Un soffio, e sento le dita di Victoria stringere la presa sulla mia mano, mentre Liam abbassa il volume della radio. «Zayn... amore». Quasi un singhiozzo, al pronunciare quella parola.

Perché ho agito senza pensare. Perché ho rifiutato di fare tutto il possibile per cercare di guarire, senza pensarci due volte. Solo perché ho paura di farmi infilare un ago in un braccio. Solo perché non ho tenuto la bocca chiusa e non ho pensato alle conseguenze che avrebbe avuto quella scelta, o a quello che avrebbe voluto lui per me.

Non ho pensato alla promessa che mi ha fatto in quel giardino.

Sono un disastro.

«Sai cosa? Pensavo che quella promessa significasse qualcosa, ma evidentemente mi sbagliavo... tu non vuoi davvero tornare a vedere». Non credo di aver mai sentito tanto freddo in vita mia. Non tutto insieme, non uscire dalle labbra di qualcuno. Non dalle sue labbra.

Sento la macchina fermarsi, e lo sguardo di mio cugino addosso, mentre lui scende dall'auto sbattendo la portiera, senza darmi il tempo per rispondere, e il suo odore si allontana da me come portato via da una folata di vento. Victoria mi lascia un bacio su una tempia, poi scende – probabilmente per corrergli dietro – mentre Liam rimette in moto.

Non dico una parola. Non ci riesco. Non riesco nemmeno a respirare, lontana da lui.

Ma forse me lo merito. Forse è una punizione alla mia impulsività. Forse sono condannata a distruggere tutto quello che amo davvero, senza che mi sia dato il tempo di dimostrarlo fino in fondo. Forse sono solo una stupida, che non ha saputo ascoltare. «Dove andiamo?», riesco a borbottare, soffocando la voce nel sedile. E Liam ridacchia, mentre io vorrei solo sotterrarmi.

«A casa sua... lo so che hai le tue ragioni, Dee, e che sei stata impulsiva». Fa una pausa, forse lanciandomi un'occhiata dallo specchietto retrovisore. «Devi sono spiegarglielo». Spiegarglielo. Mio cugino deve essere impazzito. Se io sono da lui e lui è da me, qualcuno mi spieghi come faccio a spiegargli. E a scusarmi. Poi ci arrivo. Riesco a intercettare i pensieri di Liam, e mi tiro su a sedere, cercando di trovare un minimo di equilibrio. «Gli puoi registrare un messaggio, piccoletta».

Blind love. [Zayn Malik]Where stories live. Discover now