11.

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Heidi.

Apro gli occhi, ma senza vedere. Solo buio. La solita coltre di nero che ricopre tutto quanto, insomma. Ma sono avvolta da un odore che non è il solito. Un odore che non è quello della mia camera da letto. Non solo, almeno.
Un odore forte, vicino. Di liquirizia, menta e tabacco.
Zayn, mi suggerisce una voce. La mia coscienza, forse.
Allora mi accorgo di aver dormito con la schiena attaccata al petto di Zayn, i capelli sparpagliati sul cuscino e le sue labbra posate sulla mia spalla. Faccio per girarmi, ma la sua mano che stringe appena sul mio fianco me lo impedisce. E mi viene da sorridere al pensare di averci dormito insieme.
Mi volto lentamente, attenta a non svegliarlo. Il battito del mio cuore a sbattere contro il suo, il mio respiro che si fonde col suo. Gli sono praticamente incollata, eppure non mi da fastidio, nemmeno un po'.
Sollevo la mano verso il suo viso. Semplice. Anche se non lo vedo, so dove si trova, per via del suo respiro che mi arriva addosso. E abbasso le palpebre, al contatto delle mie dita con l'accenno di barba sulla sua guancia. Sorrido appena, salendo verso la tempia, per poi riscendere fino alle labbra, che si schiudono sotto le mie dita, come per magia.
«Buongiorno», sento sussurrare con voce roca, ancora impastata dal sonno. Un sussurro, ma nitidissimo alle mie orecchie. Un sussurro, e anche il migliore dei risvegli. Un sussurro, soffiatomi contro le labbra, che mi fa finalmente rendere conto della distanza che ci separa.
Un paio di centimetri, forse. Forse meno.
«'Giorno», mormoro di rimando, accorgendomi di essere diventata rossa come un pomodoro maturo. Zayn ridacchia contro le mie labbra, facendo sorridere anche me, in chissà quale modo. «Cazzo», borbotto ricordandomi improvvisamente di una cosa. E lui ride, al sentirmi imprecare.
Non è da me, in effetti.
«Come siamo scurrili, stamattina», mormora, con le labbra praticamente sulle mie. Rido appena, stampandogli un bacio a stampo. E come qualche ora prima, mi ritrovo col fiato spezzato in due, e la vista delle ombre che popolano il mio mondo di solito totalmente immerso nell'oscurità. «Piccola, che...?».
Trattengo un gemito di frustrazione quando, due battute di palpebre più tardi, torno nel buio. «Mi è parso di vedere qualcosa, di nuovo». Sento il suo cuore - premuto contro la mia cassa toracica - fermarsi per un istante, per poi ripartire più veloce che mai. Fermo le lacrime, o almeno ci provo, e per tutta risposta sento le labbra di Zayn posarsi sulle mie palpebre, una dopo l'altra.
«Andrà tutto bene, te lo prometto».
Mi allontano, quasi di scatto, gli occhi sbarrati. «Non provarci nemmeno. Non andrà mai tutto bene, Zayn... non formulare promesse che non riuscirai mai a mantenere, ti prego». Mormoro l'ultima frase in un alito di vento, scendendo dal letto e acquistando l'equilibrio necessario per arrivare in bagno e chiudermici dentro.
Possibile che mi senta presa in giro?
Insomma, in fondo io e Zayn non siamo niente. Ci siamo solo baciati. E abbiamo solo dormito insieme. Ma non siamo niente di più che un ragazzo e una ragazza, quasi normali. Siamo solo io e lui, e nessuno dei due sembra voler - o essere in grado di - cambiare l'altro. E mi piace, certo.
Mi piace troppo, forse.
Mi piace più di quanto credevo fosse possibile, non vedendolo. Non posso dire che mi piaccia fisicamente, chiaro. Ma posso dire che mi piace la sua voce, giusto? O la sua risata. O il fruscio che fanno le sue labbra quando si sfiorano. O le sue mani a contatto con le mie. E le sue labbra premute contro le mie.
Questo posso dirlo. Ed è probabile che nemmeno lo penserei, se non lo credessi vero.
Ma il senso di presa in giro rimane, nitido nella mia mente vagamente contorta e difficile da decifrare. Non so perché mi sento in quel modo. Come se Zayn stesse approfittando di me. Della me fragile e insicura che in effetti sono. A pelle direi che non si sta approfittando di me.
Ma la realtà è che non posso saperlo.
Perché non lo conosco. Non abbastanza da giudicare.
Mi lascio scivolare contro la porta del bagno con un sospiro. Trattenendo a stento le lacrime. Vorrei piangere tutto, e tutto in una volta, in modo da non sentirne più il bisogno per il resto della vita. In modo da non esserne più in grado.
Perché piangendo ogni lacrima che il mio corpo è capace di tirar fuori, magari smetterei di provare dolore, in un certo senso. O almeno smetterei di esternare il dolore. Soffrirei solo all'interno, senza far vedere a tutti quanto sto male.
Ma dopotutto non è colpa mia.
È colpa di chi ha causato l'incidente. Colpa dell'auto che ci è venuta addosso.

Blind love. [Zayn Malik]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora