26.

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*flashback – tre anni prima*

Ariel.

Faceva fin troppo freddo per essere maggio; il vento proveniente da nord mi scompigliava i lunghi capelli castano chiaro, che sotto la luce del lampione sembravano quasi biondi, schiariti dal sole. Mi arrivava addosso più freddo e più forte di quel lunghissimo inverno che doveva essere già finito da un pezzo ma sembrava non voler finire più, facendomi venire la pelle d'oca sulle gambe lasciate scoperte.

Freddo, eppure io giravo mezza nuda come se ci fossero almeno venti gradi in più. Freddo, eppure col braccio del mio migliore amico intorno alle spalle non stavo affatto male; era come se la temperatura non la sentissi, come se lui riuscisse con un solo tocco a portare sulla mia pelle il calore necessario a scaldarmi. «Nate...», mormoro sentendolo irrigidirsi e alzando lo sguardo verso i suoi occhi fin troppo celesti.

Lo sento stringermi più forte, e ne capisco il motivo solo quando sento le voci della mia migliore amica e di suo fratello provenire a qualche metro da noi, oltre la porta chiusa della villetta di fronte alla quale abbiamo parcheggiato. Sento urlare Zayn, il fratello di Doniya; sembra parecchio incazzato, e le sue urla solo rivolte proprio alla sorella maggiore, a quanto pare.

«Nate, mi fai male», aggiungo, a voce appena più alta.

Continuo a guardarlo e, nonostante abbia allentato la presa su di me, noto che ha appena serrato la mascella, tanto forte da riuscire a sentire il digrignare dei denti nell'aria, a riempire quel poco di silenzio che ci rimane. Lo sento prendere un respiro più fondo degli altri, e quasi in automatico la mia mano corre a cercare la sua contratta, a volerne intrecciare le dita, perché è sempre stato quel tipo di contatto che tra di noi funziona anche senza il bisogno di aggiungere altro.

Le grida di Zayn si fermano per qualche momento, abbastanza da farmi sentire e assaporare il sospiro di sollievo che scivola via dalle labbra del ragazzo al quale sto ancora stringendo la mano. Dio, quanto la ama. Sono le uniche parole alle quali riesco a pensare, prima che la porta della villetta si spalanchi di scatto e io mi affretti a staccare la mano dalla sua come se mi fossi scottata.

Faccio finta di non accorgermi dell'occhiata che mi lancia, dei suoi occhi color ghiaccio sprofondati per qualche istante nei miei, grigi come le nuvole che ci sovrastano e che coprono la luna, o come l'asfalto che calpestiamo per non sprofondare. Non riesco a reggere il suo sguardo; faccio anche fatica a riviverlo, quello sguardo, quando abbasso le palpebre per non vederlo baciare la mia migliore amica.

Mi avessero avvertita che sarebbe stato tanto difficile...

Probabilmente sarei già scappata da un pezzo.

Scappata. O scoppiata?

Mi riscuoto sentendo la porta sbattere, e un singhiozzo scuotere Doniya. Rabbrividisco. Odio vederla soffrire. Odio che litighi col fratello. Odio che pianga. Odio che non riesca a reggere il peso delle cose. Odio che non veda come dovrebbe. Odio la sua mano stretta in quella di Nathan. E odio le labbra di Nate che le baciano la fronte e le sussurrano che andrà tutto bene, perché ci sono io.

«Mi dispiace interrompere il vostro idillio romantico – non è vero, non mi dispiace per niente – ma ho bisogno di ubriacarmi, ora», ammetto, spostando lo sguardo da lei a lui. Da lui a lei. Fermandomi sugli occhi neri di Doniya, che accenna un sorriso, mentre Nathan semplicemente scoppia a ridere, non cogliendo l'ironia e il sarcasmo nella mia voce.

Una risata che però non raggiunge gli occhi, che per un momento sembrano chiedermi che diavolo io stia facendo. Chiedono perché mi stia comportando così. Chiedono cos'abbia. Se non lo capisce è cieco, quanto lo è il mio amore per lui. Ma, ehi, io non posso amarlo. Lui ama lei, la mia migliore amica, l'unica persona al mondo che non tradirei per nessun motivo al mondo.

Blind love. [Zayn Malik]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora