Capitolo 16

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" Usciamo in giardino ti prego ho bisogno di una boccata d'aria "
Dico guardando Marco dal basso mentre mi infilo di nuovo i miei splendidi tacchi.
"Ma certo madame "

Con fare cavalleresco, il mio accompagnatore mi prende sottobraccio e mi accompagna fuori nel fantastico giardino.
Appena ci affacciamo sull'esterno, l'aria fredda pizzica le mie guance, che, dopo il ballo sentivo accaldate.
" Vieni di qua c'è una panchina"
" La seguo my Lady "
" e falla finita con i nomi nobili "
Ribatto ridendo.
Di nuovo a braccetto camminiamo nella fresca erbetta verde bagnata dall'umidità notturna.
" Maledett tacchi, affondano come nulla nel terreno " quasi non finisco la frase che Marco mette un braccio dietro le mie ginocchia e uno dietro le mie spalle, sollevandomi da terra con estrema facilità.
"No no mettimi giú dai, è imbarazzante ! "

" oh Dio Signore, chi vuoi che ti veda !? Non c'è un'anima qua fuori! E comunque siamo arrivati, è quella la panchina no ?!"

Dice sorridendo e indicandomi con un cenno del capo, proprio la panchina verso la quale ero diretta, la più bella a mio parere.
Era in ferro battuto con dei fantastici ghirigori antichi ai lati, certo la vernice non era perfetta, ma questo contribuiva a renderla piena di fascino e poi era incantevolmente incastonata in un roseto. Tanto vicina da poter accarezzare i fantastici boccioli, ma non a sufficienza per pungersi con le spine.
"Si è proprio questa "

" Ecco qua il suo trono " ride poggiandomi delicatamente sul ferro freddo che mi fa rabbrividire all'istante

"Freddo ?" Domanda sedendosi

" mm un po' " dico stringendomi nelle spalle
" si anche io ho freddo qui fuori " dice stringendosi nella giacca.
Rido
" Questo di solito è il momento in cui tu, da vero gentleman ti togli la giacca e la dai a me "
Mi guarda con una faccia tra lo sconcertato e il divertito
" No, no aspetta, fammi capire : tu mi hai portato qua fuori a gelare, tu sei sicuramente più abituata di me a questo gelido clima, tu sai che io ho freddo almeno quanto te e hai pure la faccia tosta di venirmi a chiedere la giacca ? Ma te lo puoi scordare orribile sfruttatrice !"
Rimango un paio di secondi a bocca aperta e poi scoppio a ridere tirandogli un pugno scherzoso sul braccio.
" Mio Dio mi picchia pure, che orrore !" Dice ridendo e incombendo su di me con la giacca aperta mi stringe in un abbraccio volutamente soffocante, che mi chiude contro il suo petto e all'interno della sua caldissima giacca.
" Lasciami mi soffochi se stringi ancora un po' " lotto inutilmente contro le sue braccia, fino a che non allenta lievemente la presa e allora mi volto verso di lui che se la ride bellamente ad un soffio dal mio viso.
Sento il suo fiato sulle mie labbra e di colpo divento seria non riuscendo a guardare nint'altro che la sua bocca perfetta, contorno di un magnifico sorriso.
Alzo lo sguardo solo un attimo suoi suoi occhi, uno sguardo meraviglioso accoglie il mio.
Buio. Chiudo gli occhi e tutto ciò che sento sono le sue caldissime labbra sulle mie, mi bacia con tenerezza, con un affetto che mi mancava.
Rispondo al suo bacio lasciando andare completamente, senza più freddo, senza più paure.
Eppure, nonostante mi senta immensamente felice, sento nel profondo di mestessa che qualcosa non vá. C'è molta tenerezza nel suo bacio, molto amore, ma non c'è traccia di passione tra noi. Non c'è quel fuoco che ti arde dentro e ti brucia e ti consuma ma allo stesso tempo ti rende viva. Il nostro primo bacio, è piú come un balsamo lenitivo, ci cura, ci rassicura, ci fa sentire meno soli.
Mi stacco dalle sue labbra e rossa in volto alzo timidamente gli occhi su di lui.
Se per lui fosse stato diverso ?
Cosa potrei dirgli ora ?
Lo perderei ?
" Marco .. io "
" Shhh, non dire niente ti prego, per me è stato lostesso " dice sorridendo.
" Cosa intendi ? " chiedo con ancor più timidezza.
" shhh" dice di nuovo stringendomi a sé.
Sento il suo cuore battere regolarmente sotto la camicia e dopo pochi secondi le sue labbra vicino al mio orecchio.
" È stato come baciare mia sorella "
Mi sussurra ridacchiando
" oh brutto cafone ! " dico sciogliendo quel tenero abbraccio, ma tirando segretamente dentro di me un lunhjissimo sospiro di sollievo.
" Non sará stato come uno di quei baci roventi che davi alle tue ex, ma caro mio è stato comunque un bel bacio !"
" Dí la veritá che vorresti anche tu un mio bacio rovente " dice fingendo una voce calda e sensuale.
" Tesoro segnatelo questo bacio ! Sai in quanti vorrebbero stare al tuo posto ?! " ridiamo di nuovo.

" Eh si ! Siamo fatti per essere amici bellezza, peccato saresti stata una buona madre per il mio piccoletto "
Lo guardo con dolcezza.
" Grazie del complimento, vedrai che troveremo anche noi le nostre anime gemelle e se non le troveremo avremo sempre l'uno la compagnia dell'altra "

Rimaniamo sulla panchina per un tempo indefinito, a parlare di qualsiasi cosa, stretta tra le sue braccia mi sento meravigliosamente tranquilla. Non penso a niente e a nessuno, non penso ad Alexander, non a Rebecca, non alla signora Ken e nemmeno al dolore per la perdita di mio padre. Una bella sensazione.

"Ti sei divertita?" Sto tornando da Marco dopo una breve sosta in bagno quando una voce, roca e familiare, richiama la mia attenzione.
Mi volto ma dietro di me non vedo nessuno, così faccio qualche passo indietro e noto che la porta del guardaroba è semiaperta.
Con tutti gli invitati che sono alla festa lo spazio dentro è veramente poco a causa della grande quantità di soprabiti.
Entro facendomi lagro tra i vestiti e cercando di vedere quel volto familiare che ormai associo automaticamente alla voce che ha attirato la mia attenzione.
D'un tratto una mano spunta tra una pelliccia ed una giacca a trequarti, e dopo avermi afferrata con forza mi tira verso di sè.
Chiudo gli occhi d'istinto e quando li riapro sono in un angolo libero ed angusto schiacciata contro il petto di Alexander.
Alzo la testa furiosa ma il suo fiato carico di alcool investe il mio viso, lasciandomi di stucco.
" Allora ti sei divertita con il tuo amichetto ragazzina ? Rispondi alla mia domanda !"
Dice stringendo il mio viso tra pollice ed indice .
Questa è la prima volta che mi ritrovo ad aver paura, stretta tra le braccia di Alexander.
" Alex lasciami, sei ubriaco !"
" Ubriaco ? No ho bevuto solo un pó, piuttosto sono incazzato e non só nemmenp il perché "
" Appunto vedi, lasciami andare, ti porto dell'acqua così magari starai meglio "
" Ahh" sospira " Sai ragazzina, con te volevo divertirmi, dico sul serio, eri intrigante vestita da cameriera.
Volevo averti nella.mia collezione" ride amaro.
" .. e invece mi hai fatto incazzare stasera " lascia il mio viso, continuandp peró a tenere saldamente il mio braccio.
" è da un po' che mi sono reso conto che forse non sei come le altre, forse dico cazzate, o forse mi piaci. Che né só, volevo solo provare a fare la mia solita vita con quell'ochetta bionda, ma ehi! Nemmeno farmi quella mi ha distratto "
Sono spiazzata non so ne cosa dire, nè come comportarmi. Sento dentro di me un ribollire di emozioni e pensieri.
Parole orribile che equivalgono a pugni nello stomaco che mi fanno venir voglia di vomitare e confessioni sconfusionate di un ragazzo forse innamorato, ma poco abituato ad esserlo.
" Alex vieni con me " dico tirandolo lievemente per il braccio.
Mi guarda con gli occhi di un bambino ferito, i suoi laghi ghiacciati sembrano ora bicchieri di lacrime. Sono arrossati e stanchi.
Con mia sorpresa si fà guidare da me e passando da una scala secondaria arriviamo alle camere.
" Ehi Noemi ma io sono davvero così stronzo ? Una come te pensi che potrebbe mai amarmi ?"
Sento un tuffo al cuore, le sue parole sono piene di tristezza, sembra davvero un bambino.
" Tesoro mio sei meraviglioso, commeti solo degli errori come tutti noi, ma ora entrima in camera che hai bisogno di distenderti !" Dico guardandolo dolcemente e con un po' di fatica apro la porta della sua camera.
Lui cammina, un po' traballante, e va a sdraiarsi sul letto.
" Ti senti meglio ? " dico avvicinadomi a lui.
" No, stai con me ragazzina, non lasciarmi solo "
Mi trattiene a fianco a lui stringendo un lembo del vestito così mi siedo sul bordo del letto ed infine mi sdraio accanto a lui, dandogli le spalle.
Dopo pochi minuti ho le sue braccia strette attorno alla vita e sento il suo respiro fatsi piú regolare. Sta dormendo.
Potrei andarmene, sgusciare via dalle sue braccia e tornare di sotto oppure andare in camera mia. Ma non lo faccio.
Prendo il telefono dalla borsetta che ho posato sul comodino.

A: MARCO

Piccolo inconveniente, vado in camera, scusa se non ti ho salutato ma non sto bene ti chiamo domani !
Grazie per la magnifica serata.

Chiudo gli occhi sentendomi un po' in colpa, ma consapevole che poi gli spiegheró tutto.

Stretta nell'abbraccio di questo giovane Dio malinconico e scostante mi addormento con la certezza che il mio cuore è dove vorrebbe essere almeno per una volta.
" Non mi hai risposto, ti potresti innamorare di me ?" Sento ad un tratto alle mie spalle Alex che mi parla con voce impastata dal sonno e dall'alcool.
" Si potrei " rispondo in sussurro sentendo le sue braccia stringermi ancora un po'.

Nell'arco di una vitaWhere stories live. Discover now