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Quando mi riprendo, sono felice di constatare che non sono più sul pavimento, ma sul lettino dell'infermeria.

Cerco di alzarmi, ma una donna sulla cinquantina, che immagino sia l'infermiera della scuola, me lo proibisce.

<<Hai preso una bella botta, se ti alzi di scatto rischi di ritrovarti ancora per terra>>

<< sto bene>> dico cercando di usare un tono più convincente possibile mentre cerco di rialzarmi dalla brandina, << devo tornare a casa>>.

Non faccio in tempo a pronunciare quella frase che questa volta ad impedirmi di alzarmi è un capogiro.

<< Non posso mandarti a casa da sola in queste condizioni, devo chiamare qualcuno che ti venga a prendere >> dice portandosi le mani sui fianchi << se vuoi darmi un recapito telefonico di chi contattare, lo faccio io per te>>. Prima di darle una risposta, mi guardo intorno in cerca della porta che dà sul corridoio, magari le mie amiche mi stavano aspettando e avrebbero potuto accompagnarmi loro. Come se mi avesse letto nel pensiero va ad aprila sporgendosi fuori e guardando da entrambi i lati del corridoio<< Mi dispiace, non c'è nessuno>> dice scuotendo la testa <<se non mi dici chi posso contattare dovrò utilizzare il numero di emergenza indicato sul tuo schedario>>.

Non ricevendo nuovamente risposta da parte mia, si dirige verso un grande armadio situato dal lato opposto della brandina e dopo averne aperto le ante tira fuori due grandi raccoglitori che appoggia sulla scrivania.

Mentre la osservo, si mette a esaminare cartellina per cartellina, fino a quando non trova la mia; la apre esaminandola attentamente << eccolo!>> esclama pochi secondi dopo << il tuo contatto per le emergenze è tuo padre, adesso lo chiamo>>. A quelle parole, il cuore inizia a battermi più velocemente. Non le avevo dato nessun contatto da chiamare per farmi venire a prendere, semplicemente perché non avevo nessuno da poter chiamare.

L'infermiera prende il telefono dalla scrivania, ma prima che possa comporre il numero, la porta dell'infermeria si spalanca << l'accompagno io>>.

Una figura alta e muscolosa mi compare davanti, cerco di mettere a fuoco per capire di chi si tratta. Dopo aver sbattuto le palpebre un paio di volte riesco finalmente a mettere a fuoco l'immagine. E' Nail.

<< E lei chi sarebbe?>> chiede l'infermiera alzando un sopracciglio perplessa << qualcuno in grado di riportarla a casa senza ulteriori spiacevoli incidenti >> risponde lui con tono leggermente ironico.

Ecco di chi era la voce famigliare che avevo sentito mentre ero stesa a terra!

A quella risposta, l'espressione dell'infermiera si fa ancora più confusa.

Biker's loveWhere stories live. Discover now