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Nonostante il sole è ancora abbastanza alto nel cielo le luci dei lampioni illuminano la pista. Mentre mi avvicino il cuore non smette di martellarmi nel petto, l'ultima volta che sono stata in una pista di motocross è stato tre anni prima con mio padre.
Ci andavamo praticamente ogni weekend, papà diceva che avevo un talento innato per quello sport, nell'arco di sei mesi ero passata dalla pista per principianti a quella per i più esperti senza nessuna difficoltà, avevo partecipato anche a qualche gara amichevole nella quale mi ero classificata sempre tra il primo e il secondo posto.
Ma purtroppo tutto questo è finito presto, troppo presto.
Mia madre, ovviamente non approva questo tipo di sport, ne tantomeno che mio padre mi incoraggiasse a praticarlo.
Papà mi aveva iscritto senza dire nulla a mia madre alle qualifiche per le regionali.
Quando lo venni a sapere ero la ragazza più felice del mondo "è giovane, ma ha già un grande talento" era quello che dicevano tutti quanti a mio padre dopo avermi vista gareggiare.
Ma questa favola duró ben poco, il giorno prima della gara mi toccó andare a dire a mia madre che non ci sarei stata al branch di beneficenza che aveva organizzato con delle sue amiche, ma che sarei andata con mio padre alle qualifiche per il torneo.
Non mi aspettavo che mia madre tutto d'un tratto sarebbe stata contenta per me e che mi avrebbe incoraggiata in quello che volevo fare.
Ma nemmeno che non mi avrebbe più rivolto la parola da lì a qualche mese.
Il giorno delle qualifiche non ero nel pieno delle mie forze, la discussione che avevo avuto con lei, e le parole che aveva utilizzato per descrivere il rapporto che avevo con mio padre, mi avevano demoralizzato.
Nella mia testa non facevano altro che venirmi in mente le sue parole "rapporto malato" "ti farà uccidere" "non puoi definirti donna".
Furono proprio quelle ultime parole a destabilizzarmi nel preciso momento in cui avevo accelerato per prepararmi al salto più difficile di quella pista. Non trovavo giusto che le persone pensassero ancora che esistessero veramente sport classificati per donne e sport classificati per soli uomini.
Era proprio per colpa delle persone che avevano questi pensieri maschilisti, che affermarsi in uno sport del genere per le ragazze voleva dire fare il quadruplo della fatica senza nella maggior parte delle volte, riuscire a ottenere risultati concreti.
Mi si annebbiò la vista per qualche secondo, la testa stava viaggiando per conto suo, mentre il mio corpo perse il controllo del cross mentre ero a 5 metri dal terreno.
Quando mi ripresi era ormai troppo tardi, le gambe avevano perso aderenza e la forza di gravità mi sfiló da sotto la moto, facendomi atterrare direttamente di faccia.
Da lì non ricordo più nulla, se non le persone che mi si radunarono intorno urlando di chiamare un'ambulanza.
Quando mi svegliai mi ritrovai in una stanza tutta bianca e fredda, non si sa come ma ero sopravvissuta a quel volo nonostante le lesioni che mi ero procurata erano abbastanza importanti.
Di per se non mi ero rotta nulla, ma la botta che avevo preso, era stata talmente forte che mi si erano schiacciate due vertebre. Avevo rischiato di rimanere paralizzata, e questa cosa aveva mandato mia madre ancor di più su tutte le furie, non faceva altro che ripetermi "te lo avevo detto", "te la sei cercata", "così magari impari!".
Quando in realtà, era solamente colpa sua.
Mi ci volle più di un anno per riprendermi del tutto, i medici mi avevano detto che piano piano sarei potuta ritornare anche a gareggiare, ma da quel momento papà me lo proibì, sicuramente era successo qualcosa con mia madre mentre ero in ospedale.
<<Eccoti!"l>> La voce di Neil mi riportò alla realtà. << Pensavo ti fossi tirata indietro all'ultimo>> fece una pausa squadrandomi da testa a piedi <<Dal tuo abbigliamento però non si direbbe nemmeno che tu sia pronta per gareggiare>> dice inarcando un sopracciglio <<se volevi essere proclamato vincitore con addosso un completo giallo e fucsia fluo con scritto "GIRL POWER" bastava che me lo dicevi e lo avrei portato volentieri>>
<<Non posso negare che Avrebbe fatto la sua scena>> ride alzando le mani <<dai muoviamoci, tra poco tocca a me e non vedo l'ora di vedere cosa sai fare!>>
Mi prende per il braccio e mi trascina nel parcheggio dove c'erano diversi furgoni e carrelli parcheggiati.
Ci Dirigiamo verso un Fiat Ducato bianco, Neil Prende dalla tasca dei pantaloni e le chiavi e apre il retro del furgone <<dentro c'è il mio completo, probabilmente gli stivali di andranno un po' grandi>> gli faccio un cenno con la testa ed entro dentro e chiudo gli sportelli alle mie spalle.
Accendo la luce posizionata sul tetto del cassone, su uno scatolone sono appoggiati i vestiti di Neil, ha un completo della O'Neal grigio e giallo fluo, il casco e gli stivali sono delle stesse tonalità.
Mi sfilo i jeans e infilo dei leggings neri che mi sono portata da casa, le ginocchiere e i pantaloni di Neil. Sono un po' larghi, ma fortunatamente questo genere di pantaloni hanno le fascette laterali per stringerli in vita.
Tolgo la felpa per infilarmi la pettorina e la maglietta, che al contrario di quello che pensavo, mi va abbastanza stretta nella parte superiore.
<<Neil!>> Urlo il suo nome uscendo fuori dal furgone <<Neil!>>Lo chiamo un po' più forte non ricevendo risposta.
<<Dimmi sorellina, hai bisogno?>> Risponde lui comparendo da dietro un furgoncino parcheggiato li affianco, in sella al suo ktm sxf 350.
<<Non chiamarmi così>>sbuffai <<la tua maglietta mi va stretta >> dico indicando con lo sguardo le mie braccia incrociate sul petto.
A Neil scappa una risata, ma cerca di dissimulare portandosi una mano alla bocca e facendo finta di tossire.
<<Prova a vedere nel borsone di Jace, dovrebbe avere una maglietta di scorta>>
Jace è molto più alto del fratello, e ha le spalle più larghe, sicuramente la sua maglietta mi sarebbe stata più larga.
Rientro dentro il furgone senza dire una parola e mi metto a frugare nella borsa di Jace.
Trovo la maglietta, è tutta nera, al di fuori di una piccola "J" oro stampata sul davanti. La indosso, è un po' troppo larga, ma sicuramente è meglio di quella di Nail.
<<Allora? Sei pronta? Tra poco tocca a me, se non mi presento subito all'ingresso gli altri inizieranno a insospettirsi e mi verranno a cercare>>
<<Arrivo>>dico infilandomi il casco e tirando su la mascherina.
Esxo fuori dal furgone <<eccomi>>dico infilandomi i guanti e controllando di aver allacciato bene gli stivali.
Guardo Neil, aveva una felpa della levis con il cappuccio tirato sulla testa e degli occhiali da sole .
<<Non ci credo che ti stia permettendo di usare la mia moto>> dice lui tra se e se. <<Quando il tuo nome sarà seguito dalla frase "si classifica al primo posto" non credo che ti dispiacerà più di tanto>> dico andando verso il Ktm. <<Sei troppo convinta, mi fai paura>>
<<Devi averne, stai per perdere la scommessa>> Gli faccio l'occhiolino e sferro con il tallone un colpo alla pedivella dell'accensione della moto, che con mio stupore partì al primo colpo.

Biker's loveWhere stories live. Discover now