Prologo

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«Buon compleanno, Hestia, spero ti piaccia» mi sorride Theseus, porgendomi una piccola scatola, piatta e quadrata

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«Buon compleanno, Hestia, spero ti piaccia» mi sorride Theseus, porgendomi una piccola scatola, piatta e quadrata.
È incartata e ha un fiocco in alto a destra.

Gli sorrido, «grazie, non dovevi» lui fa un gesto con la mano, come a minimizzare la sua azione.
Scarto il pacco e lo apro, all'interno trovo un ferma capelli a forma di farfalla del colore dei miei occhi, verdi, e nelle ali superiori dei piccoli diamantini. Lo guardo innamorata. È bellissimo.

«Ti sarà costato una fortuna» sussurro per poi voltarmi e stringerlo forte a me.
Lui ricambia la stretta, e stringe più forte delle altre volte. Poi si allontana, senza però aver prima annusato i miei capelli.

«Fatti acconciare i capelli» mi dice, cambiando discorso. Io gli do le spalle e lui mi afferra gentilmente i capelli, pettinandoli tra le sue lunghe dita.

Prende due ciocche laterali e le congiunge dietro la mia testa, prende il fermaglio che gli porgo e me li blocca, mi giro verso di lui e guarda il suo lavoro soddisfatto.

«È stato difficile?» gli chiedo, prendendolo in giro.
Lui rotea gli occhi divertito per poi pizzicarmi il naso «no, peste, adesso usciamo.»

Io annuisco contenta, prendo la carta regalo che avvolgeva la scatolina e la butto. Metto la mantella che mi tiene calda anche nelle giornate più fredde ed esco dal caravan, stando bene attenta a dove mettere i piedi: il secondo scalino è quello che traballa e ti fa finire con la faccia a terra.

Aspetto che mi raggiunge anche Theseus, i suoi capelli arancioni sono mossi dal vento e gli occhi azzurri sembrano ancora più chiari e languidi, non sorride. Ma non mi stupisco, i primi sei mesi non mi guardava nemmeno.

Mentre si dirige verso di me si concede il tempo di ammirare ciò che c'è intorno a noi.
Siamo a sud di Punta Forte, vicino ad un bellissimo lago e un vigneto. Da quando sono qui mi sono cibata dei suoi frutti, ho imparato ad andare a caccia e a pescare. Theseus è stato un ottimo insegnante, nonostante mi odiasse all'inizio.

Quando è vicino a me tira fuori dal colletto l'orologio viaggiatore, imposta l'orario e allunga la mano verso di me. «Pronta?» mi chiede, io annuisco «sempre» poggio la mano sopra la sua e dopo un momento di buio, sento delle macchine intorno a me.

Apro gli occhi, quando utilizzo l'orologio viaggiatore preferisco tenerli chiusi, e mi guardo intorno. Siamo su un marciapiede, a Valle Viola, e quando mi volto vedo dietro di me un collegio femminile.

Mi volto di nuovo verso di lui, con un cipiglio sugli occhi. «Perché siamo qui? La creatura che stiamo cercando è qui?»

Lui scuote la testa e non mi guarda negli occhi. Ora inizio a preoccuparmi. Mi avvicino a lui in cerca di spiegazioni ma allunga la mano e mi ferma.

«Devo farlo» dice, sento la sua voce tremare.
Io scuoto la testa, non capendo. «Cosa devi fare?»
Lui sospira «quando mio fratello ti ha portato da me avevo altri progetti. Devo portarli al termine e tu mi sei d'intralcio.»

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