Capitolo 16

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Il vero viaggio di scoperta non consiste

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Il vero viaggio di scoperta non consiste

nel trovare nuovi territori, ma nel

possedere altri occhi, vedere l'universo

attraverso gli occhi di un altro, di

centinaia d'altri: di osservare il centinaio

di universi che ciascuno di loro osserva,

che ciascuno di loro è.

Marcel Proust

~☔️~

Quando mi sveglio non c'è nessuno cinguettino a riempirmi le orecchie. Mentre cerco di capire chi sono, i ricordi di ieri sera invadono la mia mente: mi sono abbuffata in mensa insieme al re e alla regina.

Ero in un tavolo con goblin e orchi, mi guardavano male e si chiedevano come un'umana potesse mangiare tanto. Theseus stava in un angolino a godersi la scena.

Ricordo che la mensa sembrava una stanza molto più povera rispetto alle altre, era tutta in legno e le candele erano mal disposte. Ricordo che il re aveva spiegato che quella cena fosse un'eccezione, che da oggi ognuno avrebbe mangiato nelle sale di appartenenza.

Sbuffo frustrata, non so nemmeno cosa voglia dire. Mi alzo dal comodo letto e fisso il diario aperto accanto a me, ricordo che dopo esser salita volevo scrivere ma sono crollata come una pera cotta.

Lo chiudo e lo poso nello zaino, vado in bagno e mi do una ripulita veloce, poi torno in camera e suono il campanello. Le tre gemelle entrano coordinate, scelgo di indossare un abito di color glicine e loro mi aiutano.

Acconcio da sola i miei capelli, con il fermaglio di Theseus, poi mi accompagnano verso una stanza a me sconosciuta. Quella vestita di azzurro, captando il mio sguardo interrogativo, spiega.
«È la sua sala di appartenenza, signorina.»

«Vale a dire?» chiedo guardandomi intorno.
C'è così tanto lusso, qui.
A parlare adesso è la verde.
«Lei appartiene ad uno dei maggiori ranghi, essendo un'ospite d'eccezione.»

Entro in una sala dal soffitto alto, le pareti solo colorate di azzurro chiaro e sono dipinte delle stelle bianche. L'ambiente è illuminato da un grande lampadario e dei candelabri pieni di candele.

Sono presenti due file di tavoli con numerose sedie. Non riesco nemmeno a contare quanti siano, più di quaranta almeno. E sono quasi tutti occupati.

«Chi sono?» chiedo alla verde, quella più vicina a me. «I figli del re e della regina, insieme ai figli di chi lavora a stretto contatto con loro.»
Annuisco e le seguo mentre scostano una sedia vuota, mi accomodo e per mia fortuna sono accanto a Theseus.

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