©apitolo 14

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-Fermo, faccio io- disse una voce bassa e roca, proveniente da una voce alle sue spalle.

Izuku si voltò, non ancora collegando la voce alla persona appartenente.
Spalancò gli occhi quando incrociarono quelli scuri del biondo.

Nessuno dei due disse altro, l’unico rumore era quello delle scarpe che pestavano il cemento umido di quella notte, facendolo avvicinare sempre di più al verde e al bicolore.

Prese sulle spalle l’attore e guardò attentamente Izuku. Era buio e non c’era alcun lampione, per cui nessuno dei due poteva decifrare che espressione avessero sul volto.

-Avanti, andiamo che fa freddo- disse il ragazzo mentre aveva già iniziato a camminare.

Izuku era rimasto qualche secondo fermo, come se sotto i piedi avesse dei chiodi che lo tenevano bloccato lì. Ma alla fine si schiodò da quel terreno grigio e seguì le impronte invisibili lasciate dall’altro attore.
Alla fine i due arrivarono in un punto illuminato, ora i due potevano benissimo vedersi senza l’ombra sopra i loro corpi.

-Deku, non sei affatto cambiato- mormorò talmente basso che l’angioletto era convinto di esserlo immaginato.
Deku

Quel nome era così familiare per lui, se lo sentiva suo. Gli apparteneva ma non ne conosceva il motivo.
Il suono delle sillabe era leggero e semplice, ma sembravano anche frecce dolorose.

-Cosa significa “deku”?- chiese con la sua solita curiosità senza però guardare il ragazzo alla sua destra.

Quest’ultimo non rispose subito, forse perché il vero significato era “buono a nulla” o “nullità” e, per quante parole dispregiative aveva usato nella sua vita, ora non riusciva a dirle.

-Significano verde- mentì con la prima parola che gli era venuta in mente.
Izuku sorrise.

-I miei capelli sono verdi- affermò toccandosi le ciocche.

-Non sono ceco, lo so, per questo ti chiamo così- commentò facendo ridacchiare colui che aveva questo soprannome.

“Neanche la sua risata è cambiata” pensò Bakugou senza però capire come si sentiva.

Non sapeva se ridere con lui o piangere, oppure gridare. Indeciso da cosa fare era rimasto solamente il silenzio tra loro, fino all’arrivo del cancello.
Esso era chiuso.

-Hai la chiave?- chiese Bakugou.

-No, perché?- chiese a sua volta Izuku.

-Io non le ho portate, sono uscito senza- affermò con una calma spaventosa.

-Quindi….siamo chiusi fuori?- analizzò Izuku tirando su con il naso colorato di rosso da un bel po’ di tempo.

-A quanto pare…- fece un attimo di silenzio, come se ancora non aveva ben elaborato la situazione in cui si trovava.

Aveva sulle spalle un bastardo a metà fatto marcio e stava parlando con qualcuno che nessuno poteva vedere, in tutto ciò ora erano chiusi fuori nel freddo di quella notte di autunno.
Iniziò a suonare al citofono per tre volte, ma nessuno aveva aperto.

-PORCA PUTTANA!- sbottò con i nervi alle stelle.

-N-non gridare- disse Izuku dopo aver sussultato per le grida improvvise del biondo.

-COME POSSO NON FARLO?! SIAMO CHIUDI QUI FUORI! DOMANI DEVO LAVORARE E NON HO INTENZIONE DI DORMIRE QUI!- gridò con la vena che sembrava per scoppiare.

Todoroki scese dalla schiena del cane rabbioso.

-Ci penso io- disse e poco dopo si stava arrampicando sul cancello, peccato che la sua agilità era al momento assente quindi era scivolato e caduto sopra Katsuki.

Questa cosa non fece altro che aumentare i nervi del ragazzo biondo.

-STA FERMO RAZZA DI UN IMBECILLE, AL MOMENTO PURE UN BEBÈ È PIÙ AGILE DI TE!- sbottò mentre se lo rimetteva sopra le spalle.

-C-ci provo io a scavalcare- affermò sicuro di sé Izuku, peccato che appena mise un piede sopra quel ferro gelido l’allarme aveva preso a suonare.

Le luci della villa iniziarono ad accendersi e poco dopo Momo era soccorsa da loro, anche se erano in realtà passati dieci minuti.

-Ragazzi! Siete voi, mi sono spaventata- ammise con il fiatone, dato che aveva corso per raggiungerli.

-Ho controllato dalle telecamere, pensavo ci fossero dei ladri- ammise -non avete preso le chiavi? E cosa stavate facendo fuori così tardi, domani abbiamo altre riprese- constatò mentre apriva quel cancello impossibile da scavalcare.

-CHIUDI QUELLA TUA FOGNA! IO SAREI A LETTO SE NON FOSSE PER QUESTO BASTARDO CHE VOLEVA BERE!- mentì in parte.
-E SPEGNETE QUEST’ALLARME- aggiunse mentre si avviava verso l’interno della struttura.

-Jirou sta andando a spegnerla…bisogna dargli un attimo- rispose facendo poi un sospiro.

Alla fine il biondo aveva portato il bicolore nella sua stanza e tutti quelli che si erano svegliati erano tornati nel mondo dei loro sogni lasciati in sospeso.

-Grazie Bakugou!- disse l’angioletto prima che quest’ultimo uscisse dalla stanza.

-Chiamami Kacchan- lo guardò con la coda dell’occhio, pronunciando quelle parole in maniera molto bassa.

Non erano però troppo basse per non essere udite delle orecchie del verde.

-Kacchan…? Va bene, mi piace come suona- sorrise.

Bakugou si era morso l’interno della guancia, forse per non sorridere o forse per non far scendere una lacrima fuggiasca.

Alla fine i due si erano divisi, Izuku abbracciava il bicolore mentre Bakugou fissava il soffitto in preda a certi ricordi e pensieri.
Alla fine però entrambi si erano addormentati.

















































Angolo scleretico

Hi guyss

Scusate la mia assenza, ma avevo le vacanze al mare di mezzo :')

Comunque per questo capitolo ho cercato di inserire delle scene simpatiche, spero siano state piacevoli da leggere ^^

Ora ho altre idee da scrivere per il capitolo successivo quindi corro subito a scriverle <3

E niente

Se volete supportarmi lasciate un commentino o una ☆ se vi è piaciuto il capitolo

Beyy

ᴛᴏxɪᴄ ʟᴏᴠᴇ || ᴛᴏᴅᴏᴅᴇᴋᴜDove le storie prendono vita. Scoprilo ora