Thomas

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«Avrei proprio bisogno di una doccia» sussurrai vicino le labbra del mio sexy barista.

«Non se ne parla proprio» disse. La sua lingua sfiorò la mia con delicatezza un paio di volte, poi il bacio si fece più irruento e un brivido di piacere pervase tutto il corpo. «Ancora non hai svelato il tuo segreto, Thomas.»

«Non c'è nulla da sapere» sussurrai ancora. Dalla bocca, la sua lingua scese sul mio collo, sul petto e arrivò vicino la peluria dell'ombelico.

«So come farti parlare» sogghignò, inchiodandomi con il suo sguardo intenso e profondo.

«Siamo in questo letto da ventiquattro ore o poco più e non hai ottenuto niente. Forse, solo una cosa che ti fatto gridare il mio nome tre o quattro volte. O mi sbaglio?»

«Faceva parte del pacchetto.» Tornò a sfiorare il mio petto, fermandosi vicino i capezzoli. Li assaggiò con piacere, come se stesse mordendo un frutto maturo. Cercai di contenere i miei sospiri ma era tutto inutile. Il ragazzo ci sapeva fare. Avevo passato con lui tutta la serata del lunedì e la giornata del martedì senza pensare al tempo che scorreva tra le nostre dita e senza pensare a tutte le volte in cui lo avevo scopato con piacere. E a pensare che quando avevo messo piede in quel bar sulla Washington non avevo nessuna intenzione né voglia di fare sesso con uno sconosciuto.

Mi ero dovuto ricredere.

Almeno, era stato un diversivo e non avevo pensato per un po' a quel senso di solitudine che si era impossessato di me.

«So come convincerti» disse ancora. In un gesto, la sua testa finì tra le mie gambe. Prima sfiorò la parte destra del mio inguine, poi si concentrò sul mio uccello che era già rosso e gonfio, in attesa di essere leccato. Il barista non aspettò un mio invito. Agì e basta. Con decisione, cominciò a sfiorare delicatamente la parte superiore, poi schiuse la bocca. Inarcai la schiena e con un piccolo affondo feci entrare il mio uccello dentro di lui. Il barista apprezzò il gesto e cominciò a fare su e giù con gesti lenti e cadenzati. Restai immobile, ammirai la scena e lasciai a lui condurre il gioco. Ero eccitato. Tanto eccitato. Nonostante avessi raggiunto l'orgasmo svariate volte nel corso delle ultime ore, mi sentivo come un leone e con la voglia di raggiungere nuove vette di piacere. Non volevo, però, che il momento finisse presto. Era così bravo quel sexy barista che avrei potuto continuare per ore e ore a scopare la sua bocca. Qualche spinta dopo, arrivai di getto dentro di lui. Non si tirò indietro, mandò giù tutto il mio seme, assaggiando l'essenza fino all'ultima goccia e fino a quando il mio sesso non si rilassò.

«Cazzo, mi potrei anche abituare a tutto questo» riuscii a dire dopo che si calmarono gli spasmi dell'orgasmo.

«E io?» sussurrò. Il barista si distese di fianco a me, poggiando la sua gamba destra vicino la mia. Prese il suo uccello tra le dita e cominciò a massaggiarlo senza abbassare gli occhi dal mio corpo nudo. «Non vorresti darmi una mano?»

«Senza nulla in cambio, però» sogghignai. Scostai la sua mano e presi io il comando, massaggiando con livore il suo sesso, concedendo a lui di arrivare al piacere che si meritava.

«Come hai fatto ad avere tutto questo, Thomas?» domandò con il fiato spezzato e al limite dell'orgasmo. «Ti sei scattato un paio di foto e... in un attimo hai avuto ciò che desideravi. Lo voglio anche io. Sono stanco di essere un barista. Voglio i soldi facili.» Continuai a massaggiare il suo uccello e ascoltai stranito la sua confessione.

«Ci vuole fortuna. Solo questo. E poi, cosa credi? Posso avere tanti soldi, tanti follower, posso viaggiare quando mi pare e piace ma... sono triste. Non ho nessuno. Solo le persone come te che si lasciano scopare perché attratti dal mio stile di vita. Non ti perdi nulla. Pagherei oro per gettare nella spazzatura il cellulare e lavorare in un bar come te. Vuoi ancora conoscere la ricetta del successo?»

L'influencer che mi amavaWhere stories live. Discover now