Noah

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«E tu hai avuto il coraggio di fare tutto questo?» mi domandò JJ. «Hai fegato, Noah!»

«Ti ho fatto leggere i messaggi ma non ho intenzione di ascoltare la telecronaca. So cosa ho fatto.» Mandai giù un sorso di vino e subito dopo versai ancora un po' di quel liquido rosso nel bicchiere.

«E ne vai fiero?» chiese ancora. «Non so cosa ci trovi in lui. È così altezzoso. Poi non è neanche così sexy.» Posò il cellulare sul tavolo e afferrò il bicchiere che era lì di fianco. Bevve anche lui un po' di vino senza staccarmi gli occhi da dosso.

JJ si era presentato alla mia porta con una scusa. Oramai lo conoscevo bene, o almeno così credevo. Non ero andato in ufficio chiedendo un giorno di riposo in modo tale da avere tutto il week-end libero per lavorare al mio articolo. Mi era bastato poco. Dieci minuti a una sfilata a Central Park e avevo del materiale a sufficienza per terminare il compito per il magazine. La mia, però, era una scusa. In un giorno appena e dopo lo scambio di messaggio con Thomas non ero riuscito a scrivere neanche una frase di senso compiuto. Avevo bevuto tre Gin Tonic che mi avevano lasciato un senso di stordimento, e mangiato solo cibo cinese nonostante avessi un frigorifero pieno di alimenti biologici e più salutari. Non avevo nulla da festeggiare. Avevo solo bisogno di anestetizzare il dolore che sentivo in petto.

Sì, ero uno stupido. Cosa diavolo mi era saltato in mente? Come potevo immaginare che Thomas si potesse ricordare di me? Era una persona diversa e non era più il ragazzino che avevo conosciuto al liceo. Ero cambiato anche io, questo era vero, e nessuno lo poteva negare. Rispetto a Thomas, però, ero riuscito a conservare molto bene il suo ricordo come se fosse un diamante allo stato grezzo. E non era da imbecilli pensare di poter riannodare i fili della nostra storia. Avevo l'occasione e non volevo perderla per niente al mondo. Da come stavano messe le cose... be', avevo fatto proprio una cazzata. JJ, che da ore stava vegetando sul divano di casa, non aveva fatto altro che confermare la stupidità innata nel sabotare la mia intera esistenza.

Era venerdì sera quando si era presentato alla porta con una bottiglia di vino rosso e con quello sguardo da sexy cerbiatto che mi faceva battere il cuore. Avrei dovuto lasciarlo andare, evitare di aprirmi con lui, ma era stato il primo e l'unico a cui avevo confessato il ricordo di Thomas e di quella stupida idea che avevo in mente.

Un bel modo di utilizzare un pass stampa per la Settimana della Moda.

Poi tra di noi c'era stato quel bacio che aveva cambiato qualcosa. Io e JJ sapevamo fin troppo bene che non eravamo più colleghi di lavoro, né tantomeno amici. Eravamo indefiniti. Io me lo sarei portato a letto con piacere, lui, invece, be', continuava a flirtare con me e allo stesso tempo continuava con le sue storielle senza senso con la tipa dell'amministrazione, ma era da me che tornava sempre. Era con me che aveva un contatto visivo. Era con me che voleva stare. Eppure qualcosa impediva a entrambi di parlare di ciò che era successo alla cena aziendale di Natale. Cavoli, avevo baciato un mucchio di gente nel corso della mia vita e non riuscivo a fare un passo verso JJ? Lui aveva qualcosa di diverso. Qualcosa di molto simile a Thomas... nei modi in cui la sua lingua si intrecciava alla mia.

«Sei venuto qui per giudicare. Non per altro» risposi alla sua domanda e bevvi ancora un sorso di vino.

«Sei proprio sicuro di andare all'appuntamento? Cioè, lui ti ha trattato una merda dal vivo e anche per messaggio. Non cadrà ai tuoi piedi, Noah. Cazzo, ma come fai a pensare ancora a una stupida cotta del liceo?» chiese, alzando un po' il tono di voce. «Tu meriti di meglio» precisò subito dopo.

«E sentiamo. Chi sarebbe il ragazzo ideale per me? Ho collezionato così tanto fallimenti che...» feci un sospiro, facendo morire i pensieri in cui stavo affogando. Se avessi raccontato a JJ che Thomas era come se fosse un tatuaggio sul cuore, sicuramente mi avrebbe preso per un pazzo. Un anno della mia vita avevo condiviso con lui. Avevo 17 anni all'epoca e a lui avevo affidato il mio primo bacio, il mio primo orgasmo, il mio primo lavoro di bocca, e anche la mia prima volta. Tutto era stato straordinariamente bello e mai nessuno era riuscito a superarlo. In pochi erano come lui. Lo dovevo ammettere.

L'influencer che mi amavaWhere stories live. Discover now