Thomas

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«Dai, resta ancora un po' con noi» mi disse Layla con la voce impastata e un sorriso ebete sul viso. «Tra poco c'è un after da Tilly e poi andiamo alla sfilata di uno stilista che... insomma, ci sarà da bere e ci saranno un sacco di bei maschioni.» Sorrise e si rivolse a Jackie e Kate che, ad occhio e croce, dovevano essere brille quasi quanto Layla.

«Ho già chiamato il mio autista. Non posso venire a un party in questo stato» sbuffai amaramente. A causa di quel piccolo inconveniente con quello stupido giornalista avrei dovuto cambiare i programmi su cosa indossare per il resto della settimana.

«Guarda che sul mio feed il tuo look già fa tendenza» si intromise Jackie, mostrando il suo cellulare. «Ti ho scattato una foto e guarda quanti like?»

«Sei proprio una stronza» sorrisi, fulminandola poi con lo guardo. «Ci vediamo direttamente nel tardo pomeriggio» dissi, tagliando corto. Subito tornai a guardare quella macchia color rosa sul jeans.

«Vai così di fretta perché vuoi rincorrere quel bel bocconcino, per caso?» mi punzecchiò ancora la mia amica. «Quel giornalista era proprio carino e, tra l'altro, ti stava mangiando con gli occhi.»

«Non è il mio tipo. Li preferisco più curati e non con barba e capelli lunghi.» Mi volati e gettai distrattamente lo sguardo in mezza alla folla di Central Park. Sì, quel giornalista era proprio carino. Non era il mio tipo ma era proprio un bel vedere. Era alto, snello, bocca rossa, carnosa e fisico curato. Aveva un bel colore di occhi, una sfumatura di blu indecifrabile che in me aveva suscitato qualcosa. Era come se lo conoscessi da una vita, eppure non ricordavo di averlo mai visto fino a quel momento. Lo cercai ancora ma ero ben lontano dal Bow Bridge, così tornai in me e cancellai dalla mente il suo sguardo.

«Come sei selettivo. Sono sicuro che sarebbe caduto ai tuoi piedi» disse Jackie, spalleggiata da Kate e Layla. «E poi è anche un giornalista. Potrebbe scrivere un bell'articolo su di te.» Alzò il bicchiere e bevve tutto d'un sorso ciò che era rimasto del suo drink.

«Non ho bisogno di pubblicità. Questo lo sapete molto bene» precisai con un tono trionfante. E poi, se anche avessi parlato con lui sapevo già come sarebbero andate a finire le cose. Non avevo proprio le energie per pensare a un'altra maratona di sesso. Ero ancora sfiancato dopo la sessione con quel sexy barista. Andare a cercare altro sesso, be', non ero proprio il caso. Ero così stanco che sarei stato capace di resistete persino se avessi avuto di fronte a me Chris Evans. Solo a una persona non avrei mai detto di no, ma... avevo già avuto la mia occasione. Era inutile pensarci su. Prima o poi avrei trovato il modo di trovare un surrogato di Noah, se gli uomini avessero mai avuto il coraggio di vedermi solo perché ero Thomas Mann e un ex poveraccio di Newark.

«Lo sappiamo bene che hai avuto solo fortuna ed è tutto grazie a una t-shirt vintage» rispose Kate al posto di Jackie, mandando giù il suo drink e lasciando il bicchiere su una panchina in legno.

«Tutta invidia» le punzecchiai.

Per fortuna il mio autista arrivò appena in tempo, prima che la conversazione potesse sfociare in una litigata. Tutti nell'ambiente si chiedevano come fossi arrivato in alto in così poco tempo. Di solito, chi diceva di essere influencer aveva una vita scarna e vuota. Peggio della mia. Per loro, girare il mondo, farsi fotografare e sponsorizzare i grandi marchi della moda era solo un passatempo e un modo per imbucarsi alle feste. Queste persone avevano già un mucchio di soldi. Io, invece, all'inizio dell'avventura, non avevo che pochi dollari in tasca. Ero diventato un influencer, ma non lo facevo per noia o per chissà che altro. Lo facevo perché adoravo mettermi in mostra, e perché avevo preso tutto questo come un lavoro vero. Senza i follower non avevo niente e non avevo nessuna intenzione di strisciare a casa dei miei genitori.

L'influencer che mi amavaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora