Noah

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Era da tempo che non indossavo una t-shirt rossa. Una volta era il mio colore preferito. Poi, per ovvie ragioni, lo avevo detestato. Era così che Thomas mi aveva conosciuto. O meglio, era quando avevo una camicia a maniche corte e di colore rosso che aveva posato il suo sguardo su me, alla festa di Tunner Scott. Quel ricordo era impresso nella mente e non aveva intenzione di andare via. Mi aggrappavo a quel momento come se fosse un oggetto prezioso da preservare e coccolare. Erano passati più di venti anni dal nostro primo incontro e... dal primo bacio ma Thomas restava sempre lì. In un modo o nell'altro.

«Quel colore non ti sta bene» mi disse JJ, entrando di soppiatto nel camerino per rubarmi un bacio da capogiro. «Non lo apprezzerà neanche Thomas.»

«La vuoi smettere con questa storia?»

«Non mi prendere in giro, Noah. Tu non fai mai shopping di sabato. Anzi, tu non lo fai e basta» ammiccò, uscendo poi dal camerino. JJ mi conosceva bene, più di quanto credessi. Le ore che avevamo trascorso insieme mi stavano mostrando un uomo diverso dall'idea che avevo in mente di lui. Non era solo bravo a letto e di una bellezza impossibile da descrivere. JJ era anche di animo sensibile e... molto altruista. Non era né etero né curioso: era solo se stesso. Non mi dispiaceva affatto di vedere cosa ci fosse al di là dei suoi atteggiamenti da duro e oltre quel sorriso sexy e ammiccante. La mia mente diceva di provarci, di dimenticare Thomas e di gettarmi tra le sue braccia e... provare a conoscerci. Il cuore, però, parlava una lingua tutta sua e mi indicava una strada diversa. Forse era quella sbagliata, ma non potevo fare diversamente.

Dovevo chiudere quel capitolo della mia vita o altrimenti non avrei mai potuto voltare pagina.

«Cosa te lo fa pensare che...»

«Domani è domenica e so cosa dovrai fare nel pomeriggio. Non sono un imbecille, Noah» mi rimbeccò JJ una volta che arrivai alla cassa per pagare la T-shirt. «Ti avevo chiesto di non farlo» aggiunse.

«Hai preteso molte cose ma hai fatto l'esatto contrario» lo punzecchiai con lo sguardo.

«Avevo voglia di fare sesso, okay? Potevi anche tirati indietro visto che hai la mente da un'altra parte.» Prese la busta di carta al posto mio e uscì dal negozio, senza darmi agio di rispondere. Lo raggiunsi, strattonando JJ per un braccio.

«Mi sei sempre piaciuto o altrimenti non ti avrei baciato al party aziendale, ma...» feci un sospiro. «Ne abbiamo già parlato e non voglio aggiungere altro» esclamai, oramai stanco di dovermi giustificare con lui. «E ora, vogliamo andare a mangiare qualcosa?»

«Dovevo tornare a casa dopo la colazione» rispose. «Non dovevo cedere ai tuoi occhioni blu. È stato tutto uno sbaglio. Ci vediamo lunedì in redazione, okay?» Mi voltò di nuovo le spalle e si incamminò verso la fermata della metro che era proprio dietro l'angolo. Non andai verso di lui. Feci scorrere l'indignazione e le parole di JJ sulla pelle, sentendo il loro peso e tutto il dolore che mi provocavano. Non diedi peso, però, alla sua rabbia. Non poteva prendere nulla da me. Una notte di sesso non poteva di certo perdonare la sua inettitudine dei mesi precedenti.

Feci un altro lungo sospiro e tornai verso casa. Restai sul divano per tutto il resto della giornata, sovrastato dai miei pensieri e facendo a botte con il cellulare. Avrei tanto voluto chiamare JJ solo per sentire la sua voce, consapevole di non poter risolvere i nostri problemi. Allo stesso tempo avrei voluto scrivere un messaggio a Thomas, ma cambiai subito idea. Affogai tutto in bel bicchiere di vino e cercai di spengere la mente. Il giorno del giudizio era vicino, e tra poche ore avrei scoperto cosa ne sarebbe stata di questa missione così folle che mi ero messo in testa.

Sì, era proprio folle. Sperare di poter riallacciare un rapporto con Thomas era un'impresa impossibile. Fino a una settimana fa non pensavo così spesso al mio primo e grande amore. Appariva di rado, come un fantasma. Era un ricordo sporadico che compariva ai miei occhi solo quando dovevo metterlo a paragone con gli uomini che avevo amato e che mi ero portato a letto. Nel corso delle ultime ore, invece, ciò che il tempo aveva rimosso era riemerso con veemenza. Non solo il bacio alla festa, ma anche tutto il resto. Sentii il peso del suo sguardo quando camminava tra i corridoi del liceo, come sentii il tocco della sue dita sul corpo e delle veemenza con cui mi scopò la prima volta. Riemerse tutto, ogni cosa. Non solo il ricordo del suo nomignolo e della T-shirt rossa. Rammentai anche le sue paure nell'uscire allo scoperto, nel mostrarsi per la bellissima persona che era. E cominciai a mettere in ordine i tasselli di quel puzzle, comprendendo le motivazioni della sua sparizione e il motivo per quale non era fuggito a Los Angeles con me. Da lui avevo preteso troppo. Avevamo 18 anni e non eravamo ancora adulti. E ora? Cosa sarebbe potuto accadere?

Sonnecchiai verso le dieci di sera, svegliandomi intorno alle tre del mattino. Stordito dal vino e dallo stomaco vuoto, andai verso il balcone per fumare una sigaretta, cullato dai dolci sussurri della città. Tornai a letto e dormii fino a tardi, ignorando il suono del cellulare e i messaggi di JJ. Non diedi peso alle sue parole e alle sue scuse. Avevo altro a cui pensare. Mandai giù una lunga sorsata di caffè e un po' di pane tostato. Andai in bagno per una doccia e mi preparai per uscire. In effetti quella T-shirt rossa era proprio orribile. Cercai di domare i capelli e, senza guardare ulteriormente la mia figura allo specchio, scesi in strada e andai verso il World Trade Center.

Avevo scelto un lounge bar che era poco distante da quella struttura in ferro, simile alle ali di un cavallo alato, che sorgeva al posto delle Torri Gemelle. Mi accomodai su una sedia in vimini e ordinai una Coca-Cola. Accesi una sigaretta e mi guardai intorno, sperando di poter trovare l'oggetto dei miei desideri. Ero arrivato all'appuntamento puntuale come un orologio svizzero, ma con lo scorrere dei minuti non vedevo tra la gente la sagoma di Thomas. Ordinai un'altra bibita e attesi speranzoso. Mezz'ora dopo, decisi di scrivere un messaggio e rompendo il silenzio che era calato tra di noi.

B. Eyes87: Ti aspetto...

La sua risposta arrivò subito, come se non aspettasse altro.

T. Mann: Non posso...

B. Eyes87: Sei impegnato? Non ho altro da fare questo pomeriggio...

T. Mann: Ho ricordato ciò che ti ho fatto, Noah. Sono stato un idiota. Tu mi hai idealizzato. Non sono la persona che pensi. Ho 35 anni non 18.

B. Eyes87: Sono cambiato anche io, Thomas. Ma se ci siamo ritrovati e abbiamo... ricordato, be', vuol dire che abbiamo cose di cui parlare.

T. Mann: Sono cambiato ma in peggio. Sono diventato un materialista, una persona senza sentimenti. Cosa ho da offrirti?

B. Eyes87: Siamo adulti, Thomas. Voglio sapere il motivo per quale sei scappato da me e perché non mi hai più cercato. Poi... se c'è ancora qualcosa...

T. Mann: Sei ancora più bello dal vivo. Il rosso ti ha sempre donato.

Feci scivolare il cellulare sul tavolo del bar e mi guardai intorno con un'aria circospetta. Lui era qui, a pochi passi da me. Riusciva a vedermi, perchè non aveva il coraggio di farsi avanti? Afferrai di nuovo il dispositivo e aprii la chat.

B. Eyes87: Dove sei?

T. Mann: Sto per andare via. Non posso, Noah. Dico sul serio. La vita che mi sono scelto...

B. Eyes87: Infatti è proprio per questo che ho messo in scena tutto questa messa in scena. Eri diverso prima. Cosa ti è saltato in mente?

T. Mann: Mi sono reso conto che ho sempre cercato la visibilità. Forse è perché sono stato chiuso in un armadio per tanto tempo. Ora devo andare.

B. Eyes87: Può anche essere, Thomas. Questo tuo comportamento però non aiuta. Sei qui. Parliamone.

T. Mann: Ho di meglio da fare che parlare del mio passato con te. È stato un errore venire qui.

B. Eyes87: Thomas, aspetta...

Non riuscii a inviare il messaggio. Thomas non mi diede agio di replicare. Sparì, di nuovo. Questa volta lo fece per sempre. Cercai di contattarlo ancora una volta ma aveva impedito che potessi cercarlo ancora, bloccando il mio contatto su Instagram e su Twitter. Una mossa che non mi sarei mai aspettato da parte sua. Eravamo cambiati, questo era vero ma non avrei pensato che lo fossimo fino a questo punto. Era anche giusto ma, se c'erano così tante parole non dette tra di noi, perché non affrontare gli anni in cui eravamo stati distanti? Thomas aveva costruito un altro muro attorno a lui. Era una fortezza invalicabile. Ora, però, conoscevo il motivo della sua reticenza. Non si era mai perdonato per avermi lasciato lì a quella fermata del bus e per non aver mai affrontato i problemi della sua vita. Era diventato una persona del genere proprio... a causa sua.

Caddi a peso morto sulla sedia di quel lounge bar, tirando un lungo sospiro. Spesi il cellulare e attirai l'attenzione del cameriere. Alla Coca-Cola c'era bisogno di bere qualcosa di più forte. Avrei dovuto fare i conti con me stesso, con il fantasma di Thomas e persino con JJ. Ero stato proprio uno stupido a pensare di rincorrere un amore di gioventù. 

L'influencer che mi amavaWhere stories live. Discover now