CHAPTER ELEVEN

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"Quello non è amore Volkova"

"Quello non è amore Volkova"

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8 settembre 1996

"I MIEI SONO ANCORA OFFESI, SAI?"-le disse Jareth, intento a leggere la lettera dei genitori mentre camminavano per i corridoi gremiti di studenti-"quest'estate avrebbero tanto voluto conoscerti."

Giselle, con i libri di Pozioni stretti al petto, distolse lo sguardo:"mi dispiace di non essere venuta a trovarti, ma lo sai com'è mia madre. Lei è molto...severa"-rispose, ripensando a quanto erano stati duri quei mesi estivi. Più gli anni passavano, più sua madre diventava severa e spietata. Inoltre, Albrecht si era praticamente trasformato in una versione più giovane e sadica di Ekaterina, quindi diciamo che la nostra protagonista non era mai stata tanto felice di tornare ad Hogwarts.

"Dovresti provare a batterti un po' di più Giselle"-le disse il ragazzo, piegando la lettera e mettendosela in tasca-"sai, provare a farti valere un po' di più con lei."

Giselle per poco non si fermò di colpo in mezzo al corridoio. Amava Jareth, ma in quel momento non sapeva proprio quello che stava dicendo:"comunque mi dispiace davvero per i tuoi genitori"-gli disse, sperando di distrarlo e cambiare argomento. Non voleva parlare di sua madre o della sua famiglia con nessuno, nemmeno con il suo stesso ragazzo-"spero che tu gli abbia portato le mie scuse"-disse con sincerità. I genitori di Jareth erano un'adorabile coppia che gestiva un negozio di candele magiche a Diagon Alley e dopo tutti i racconti del ragazzo, a Giselle sarebbe piaciuto davvero molto conoscerli.

"Sì, certamente"-disse distratto e prendendole poi la mano per non perderla in mezzo alla massa di studenti. In quel momento, tutti si stavano dirigendo alle varie lezioni della giornata, compresa Giselle, che stava per partecipare alla prima lezione di Pozioni dell'anno, che sarebbe stata tenuta da un nuovo docente, il professor Lumacorno. La ragazza ne aveva sentito parlare molto positivamente e quindi, non vedeva l'ora di cominciare-"ascolta...questo pomeriggio, dopo pranzo, ti va di fare qualcosa insieme?"

"Lo sai che non posso"-gli disse subito-"ho le selezioni di quidditch."

"Beh, ma tu sei già nella squadra. Puoi saltarle, no?"

La rossa si fermò, girandosi completamente verso di lui:"no che non posso. Sono il capitano"-gli disse, alzando per bene il mento. Quando quell'estate aveva ricevuto la notizia, si era sentita ben più che entusiasta. Capitano di quidditch e Prefetto? Pochissime volte nella vita si era sentita tanto orgogliosa di sé stessa.

Jareth aggrottò le sopracciglia:"capitano?"

"Sì, te l'ho scritto quest'estate, non ricordi?"-gli chiese, cercando di non sembrare troppo speranzosa, perché nel profondo, tutto ciò che voleva era che Jareth la guardasse dritta negli occhi e le dicesse che era orgoglioso di lei.

Lui rimase un secondo zitto, ma poi, si aprì in un sorriso un po' troppo rilassato:"ah sì! Adesso ricordo. Mi era sfuggito di mente bellezza"-le disse ridacchiando appena e poi, si fermò a riflettere-"comunque è un po' strano."

ɢɪꜱᴇʟʟᴇ||ʜᴀʀʀʏ ᴘᴏᴛᴛᴇʀ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora