26

1K 56 26
                                    

"Benvenuta alle porte di Lyngvird mia regina."

I miei piedi avevano calpestato ogni centimetro di quella spiaggia da quando ero arrivata li, eppure non mi ero mai accorta della meraviglia che nascondeva.

"Come possono le mani degli uomini aver fatto qualcosa di così maestoso?"

Ella mi aveva raccontato la leggenda degli Wulfgar e delle loro origini, ma il suo racconto era così surreale che non avevo creduto pienamente alle sue parole, dopotutto le leggende prendono vita nelle storie che raccontano gli uomini e gli uomini amano rendersi grandi.

"Non sono state le mani degli uomini ma degli dei."

Guardai la volva con ammirazione, nonostante mi trasmettesse inquietudine pensai a quanta conoscenza dovesse avere, non riuscivo a mettermi nei suoi panni e non capivo perché mi stesse aiutando ma chi ero io per discutere le azioni di una donna che gli dei avevano scelto per padroneggiare la magia e alla quale avevano concesso di vedere oltre il tempo e limite del mondo conosciuto?

"I figli di Fenrir crearono ciò che vedi, questo popolo ha solo custodito quello che gli era stato concesso."

Gli era stato donato l'inimmaginabile, avessi raccontato a qualcuno della mia terra quello che avevo davanti mi avrebbero presa per una folle.

Le porte di Lyngvird erano gigantesche e capii perché mai nessuno era riuscito a scorgerle, combaciavano perfettamente con la roccia della scogliera e le lastre di metallo che le ricoprivano erano dello stesso colore della roccia, era difficile notarle dalla spiaggia e impossibile che gli occhi di un persona potessero vederle da lontano.

Era un luogo creato per essere tenuto nascosto.

Gli intarsi si intrecciavano in tutta quella magnificenza raffigurando la storia di Fenrir e del ragnarok, dei suoi figli ed infine quella degli Wulfgar e di Naddroddr.

Più ci avvicinavano e più mi rendevo conto della loro imponenza, al che mi domandai come aprirle.

La sola forza di un uomo o di un Wulfgar non poteva spostare quelle porte.

Mi voltai verso la volva pronta a chiederle cosa dovevo fare arrivata a quel punto.

Fu solo un momento, tanto che pensai di averlo immaginato.

Credetti di aver visto sul suo volto un ghigno maligno e soddisfatto ma quell'attimo durò talmente poco che ricacciai quel pensiero che mi sembrava assurdo altrettanto velocemente.

La volva si avvicinò ai portoni e mi fece cenno di seguirla.

"Come faremo ad entrare?"

"L'iscrizione, devi leggere l'iscrizione."

Ero sempre più confusa, l'unica iscrizione che vedevo era incisa sulle lastre di metallo ma per me non aveva alcun senso logico, dato che le rune da cui era composta mi erano per la maggior parte sconosciute, dovevano essere molto antiche.

La Volva vedendo il mio viso accigliato mi spiegò brevemente il loro significato,  era naturale che lei sapesse, la sua pelle era colma di simboli sconosciuti non solo alla mia gente ma anche a tutti i Wulfgar poiché da quando ero lì nessuno di quei simboli mi era venuto davanti agli occhi.

"Antica è la stirpe dei popoli dove riposano i tesori più grandi del passato."

Lessi ad alta voce e dopo qualche minuto realizzai che le porte di Lyngvird non si sarebbero aperte.

Molto probabilmente dovevo aver sbagliato qualcosa nel leggere le rune ma prima che potessi rivolgermi alla volva mi ritrovai a provare una fitta lancinante alla spalla e miei occhi riuscirono a vedere solamente una lama argentea sporca del mio stesso sangue prima di appannarsi per il dolore straziante.

Urlai con tutto il fiato che avevo in corpo tanto da non averne più quando sentii la lama uscire e tagliare ancora di più la mia carne.

Mi accovacciai per terra premendo la mano sulla ferita e solo qualche secondo dopo la mia mente era stata in grado di realizzare quello che era successo.

La volva mi aveva mentito.

Mi aveva portata in quel posto con l'inganno solo per uccidermi e ora mi guardava soddisfatta del suo operato.

Sospirò, guardando oltre, come se stesse assaporando con calma una facile preda.

"Sapevo che eri debole e inesperta, ma non credevo che fossi anche così ingenua."

Mi sentii ferita e impotente, era una sensazione che mi faceva arrabbiare.

Non potevo fare nulla ridotta in quelle condizioni, neanche difendermi, il dolore alla spalla mi impediva di muovermi.

"Ho visto cosa succederà a questo popolo se si permetterà che si mescoli il sangue.
Arriverà il tempo in cui i Wulfgar scompariranno e non posso permettere che accada.

Tu sei il punto debole."

Il suo sorriso gelido fu l'ultima cosa che vidi prima che la volva rialzasse la spada per colpirmi.

Chiusi immediatamente gli occhi aspettando il colpo che mi avrebbe portata alla morte.

È questo dunque quello che si prova prima di morire?

In un attimo tutto ciò che era stato importante fino a quel momento, non lo era più.

Sentivo solo il vuoto.

Non provavo paura, risentimento, angoscia, la sensazione di non essere abbastanza, ero come un pozzo arido senza vita.

Quell'istante sembrava non finire mai e poi lo sentii chiaramente, il suono stridulo dello scontro di due spade.

Aprii di scatto gli occhi e vidi un fisico slanciato e lunghi capelli biondi.

Mi ritrovai a sussurrare il suo nome con voce colma di speranza e gratitudine.

"Ella.."

"Lui non perdonerà un simile atto di tradimento, nemmeno da una come te."

La volva mi guardò per l'ultima volta come se fossi spazzatura e la sua voce espresse tutto il disgusto e il risentimento che provava per me e che non si curò minimamente di nascondere.

"Se rimane in vita non ci sarà più speranza per i Wulfgar."

Ella corrugò la fronte colpita dalle parole della volva, nonostante tutto era una sacerdotessa praticante le arti magiche e le sue profezie non venivano prese per gioco ma, le rispose con risolutezza non scomponendo la sua figura.

"Ti è stato dato il dono della veggenza, non il diritto di decidere chi deve vivere o morire."

La volva ritirò la spada, fece un inchino ad Ella e prima di andarsene lasciò entrambe con un nodo alla gola.

"Lei è solo l'inizio della fine."

WULFGAR - The land of snowWhere stories live. Discover now