Past - I

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Otto anni e mezzo prima

Erano da poco passate le dieci di sera quando Ofelia, rinchiusa nel suo ufficio e sommersa da una pila di documenti ancora da esaminare, ricevette un'email che avrebbe stravolto totalmente le sorti della De Claris Corporation, l'azienda fondata dal suo migliore amico per cui lei lavorava come assistente legale. Il messaggio in questione era da parte dell'amministrazione dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma e li informava che avevano scelto la loro azienda come venditrice e distributrice dei macchinari ospedalieri, confermando l'accordo quinquennale proposto.

«OH MIO DIO!» urlò, alzandosi dalla sedia e portandosi contemporaneamente una mano davanti alla bocca mentre con l'altra recuperava il cellulare tra i mille documenti gettati disordinatamente sulla scrivania. Doveva immediatamente chiamare Lauro per dargli la meravigliosa notizia dell'incarico. Quello sarebbe stato il loro primo grande lavoro con un ospedale così rinomato e, anche se era lei ad occuparsi dell'aspetto burocratico e legale dell'azienda, non poteva aspettare l'indomani per avvisare il suo capo di una novità così importante.

«Ofelia?» rispose Lauro solo dopo due squilli.

«DIMMI SUBITO DOVE SEI CHE DEVO DARTI LA NOTIZIA DELL'ANNO.» esordì lei con entusiasmo, tanto che lui dovette scostare leggermente il telefono dall'orecchio prima di ridacchiare.

Ofelia, oltre ad essere sua dipendente, era anche la sua più grande complice. Si erano conosciuti qualche anno prima all'università e da allora erano diventati una sola cosa. Anche se avevano studiato due materie completamente opposte avevano comunque trovato il modo di intrecciare i loro lavori e le loro carriere così da non separarsi più. Insieme funzionavano davvero bene sotto ogni punto di vista e sarebbe stato da sciocchi non sfruttare il loro legame anche per costruirsi un futuro professionale. Per questo erano finiti insieme a gestire un'azienda di costruzione e fornitura di apparecchiature mediche dove lui, che era un ingegnere, si occupava della parte pratica in laboratorio e lei, che invece era un' avvocatessa, curava tutto l'aspetto amministrativo.

«Sono ancora al laboratorio, ma in una mezz'ora dovrei liberarmi. Dimmi dove sei che appena finisco ti raggiungo.»

«No, sto scendendo io, che sono ancora in ufficio.» disse con un sorriso a trentadue denti mentre recuperava la stampa dell'email dell'ospedale.

Solitamente era contro lo spreco inutile di carta, ma per quello valeva addirittura la pena incorniciarlo. Era il loro primo grosso ordine. Fino a quel momento avevano venduto e fornito i loro prodotti solo a piccole cliniche private, case di riposo e ospedali penitenziari, ma mai ad un ospedale pubblico, per giunta così noto.

«Per quale motivo sei ancora qui dopo le dieci?» le chiese in tono un po' contrariato.

Non gli piaceva che i suoi dipendenti facessero gli straordinari senza avvisarlo. Era sempre stato un datore di lavoro giusto, aggiungendo tutte le ore in più nelle buste paga, ma molto spesso la stessa Ofelia glielo teneva nascosto proprio per questo motivo. Diceva che prima di essere sua dipendente era la sua migliore amica e per questo non voleva un solo centesimo in più da lui per gli extra, perché li considerava come un favore personale.

«Per lo stesso motivo per cui ci sei anche tu.»

«E va bene, ma promettimi che dopo torni a casa a riposarti.» sospirò rassegnato dall'altro capo del telefono.

«Credimi, dopo questa notizia torneremo entrambi a casa, ma sicuramente non per riposarci.»

«Ofelia, ma cosa stai blaterando? Mi stai confondendo...cosa dovremmo fare se non dormire dopo una lunghissima e interminabile giornata di lavoro?»

Natale sotto il cielo di LondraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora