VII

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Da come Ofelia aveva iniziato a tremare, Lauro ebbe l'impressione di starle mettendo una certa fretta. Ma lui non aveva alcuna intenzione di affrettare le cose, né spaventarla. Voleva darle tutto il tempo necessario affinché fosse a suo agio.

«Perché tremi, hai freddo?»

Ofelia gli afferrò la mano, prima di scuotere la testa e di rilassarsi tra le braccia di lui - che nel frattempo l'avevano sostenuta per non farle perdere l'equilibrio - sciogliendosi lentamente a quel tocco che sapeva sempre calmarla.

«No... è che... stai bene davvero?» gli chiese in un sussurro, socchiudendo gli occhi, mentre Lauro le sfilava la sua giacca dalle spalle, che le aveva precedentemente prestato, e lentamente anche la zip del vestito.

«Sì bambina! Ora che sono con te sto bene.» le rispose in tono pacato, calmo, mentre Ofelia annuiva e iniziava a sbottonargli lentamente i bottoni della camicia.

«Okay, allora parliamo!» affermò, guardandolo dritto negli occhi, prima di posargli entrambe le mani dietro al collo e attirarlo a sé per premergli delicatamente le labbra su quelle di lui.

Con quel gesto inaspettato, Lauro si affrettò a farle scivolare il vestitino di dosso e, una volta accertatosi che fosse a terra, si piegò per afferrarla e prenderla in braccio. La fece aderire perfettamente a sé, con le gambe attorno al suo bacino, mentre continuava a premerle le labbra sulla bocca in un'infinità di dolci baci.

«Credevo.non.sarebbe.mai.arrivato.questo.momento.» mugolò Ofelia sulla bocca di lui, tra uno schiocco e l'altro, mentre Lauro la portava verso il letto.

«Hai ragione, mi dispiace. Ti chiedo scusa se ci ho messo così tanto tempo a capire...» parlò piano lui, dolcemente, mentre le abbandonava la bocca per spostarsi di lato, lasciandole una scia di piccoli baci dalla guancia in giù, fino al collo.

La posò delicatamente sul letto, posizionandosi in ginocchio tra le gambe di lei e Ofelia approfittò di quel momento per sfilargli la camicia e posargli le mani su quel corpo possente. Sentiva il bisogno di toccarlo, percepire la pelle a contatto con la sua, senza alcuna limitazione. Lauro le afferrò le mani per bloccarle nelle sue e la guardò intensamente, cercandola con gli occhi. «Aspetta un secondo, bambina... perché ciò che sto per dire voglio dirtelo guardandoti negli occhi.»

Ofelia lo guardò e per un attimo il cuore le si bloccò in gola. Intuì cosa lui stesse per dirle e non riusciva a crederci. L'emozione era così forte che non si rese conto nemmeno di star piangendo. Infatti Lauro le portò una mano sul viso, scacciando via le lacrime e le sorrise dolcemente. «Ti amo, ti ho sempre amata bambina e probabilmente ti amerò per sempre...»

Ofelia ebbe un sussulto dopo quella dichiarazione, tanto da iniziare a tremare. Liberò le mani della presa di lui e si mise seduta, senza mai staccargli lo sguardo da dosso. Stentava a credere che lui avesse appena ammesso di amarla e non riuscì a non ricambiare il sorriso. Aveva sognato quel momento per dieci anni, da quando si era resa conto di provare un sentimento per lui che andava oltre quel rapporto speciale di amicizia che avevano sempre avuto. E ora che era successo davvero avrebbe voluto urlare di gioia, ma non lo fece. Si limitò a prendergli il viso tra le mani, sistemandosi lentamente sulle gambe di lui e, con i pollici, scacciò via delle lacrime ricadutegli sul viso. Anche Lauro si era commosso e con quel gesto lei capì quanto fosse stato sincero. Non glielo avrebbe detto se non fosse stato completamente sicuro dei suoi sentimenti. Lui le avvolse le braccia dietro la schiena e la strinse a sé, speranzoso di interrompere, con il suo calore, quel continuo tremolio nel corpo di lei.

«Dillo ancora.» sussurrò Ofelia, prima di posargli un casto bacio sulle labbra.

«Ti amo, Ofelia!»

Natale sotto il cielo di LondraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora