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Scusate per il ritardo

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Scusate per il ritardo

Maranello, Italia
Gennaio 2022

🏎️

Vi era mai capitato di sognare un avvenimento, così nei dettagli, che una volta in piedi, vi sembrava assurdo doverlo ancora vivere?

Le notti prima degli eventi mi avevano sempre giocato brutti scherzi; pensavo a una cosa e rivedevo ventimila scenari diversi su come potesse andare a finire.

Questa era una delle solite mattine in cui mi sarei dovuta svegliare sperando di non dover rivivere l'imbarazzo da primo giorno, e che tutto quanto fosse esattamente come nei sogni.

Ma mi svegliai in ritardo, come se non bastasse con un torcicollo per non aver preso ancora l'abitudine al letto nuovo.

Fortunatamente la doccia l'avevo fatta la sera precedente e dovetti solo vestirmi, aggiustare i capelli rossicci e lavarmi il viso fin troppo pallido. Alla colazione ci avrei pensato più tardi.

In ascensore mi distrassi a osservare il mio riflesso, maglia, giacca antivento e pantaloni rossi, senza dimenticare il cappellino con la visiera che nascondeva i miei occhi castani.

Avevo sognato di lavorare in Ferrari per anni, senza mai riflettere su cosa avrebbe significato farne parte davvero.

L'Italia a gennaio era fredda, con un'aria invernale completamente diversa da quella inglese, ma mi obbligò lo stesso a chiudere la giacca. Osservai la strada deserta e cercai di ricordare le poche informazioni che avevo ricevuto per arrivare al lavoro.

In lontananza vidi uno stabilimento colmo di persone, camminai con più sicurezza, anche se avvicinandomi, notai come la maggior parte della gente avesse i miei stessi indumenti. Sarei potuta essere scambiata per una normale fan qualunque.

Osservai quell'opera di architettura davanti ai miei occhi, rimanendo basita dall'immensità e dall'altezza dell'edificio.

Il rosso attirava come sempre, il rosso aveva il peso di portare il significato di emozioni importanti: amore, pericolo, rabbia, paura, ma soprattutto forza. In quel momento venni sopraffatta, un po' per i tifosi che chiamavano i nomi dei piloti, un po' per l'imponenza dell'edificio, ma soprattutto dalla forza e l'intensità del rosso Ferrari.

Mi avvicinai all'entrata, oltrepassando i ragazzi bloccati da alcune transenne e andando verso quello che somigliava a un portone principale. Un signore in completo provò a fermarmi, ma mostrando la carta d'accesso, mi lasciò andare, scusandosi qualche secondo dopo.

Calò il silenzio una volta superato l'uscio. Mi girai a osservare le persone e rimisi nel portafoglio la carta che avevo usato per superare la soglia.

Mi avvicinai alla reception, occupata da due ragazzi e una ragazza, avendo bisogno di parlare con loro, cercai di attirare l'attenzione facendo dei versi strani, fu imbarazzante ma funzionò.

Il Predestinato | Charles Leclerc | Vol. 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora