Capitolo 5

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-Cioè, capisci? Ma chi ti conosce! Ma come ti permetti di dire certe cose!! - urlai al telefono mentre mi facevo spazio tra le persone per entrare nella metropolitana. Erano le 8.45 di lunedì ed ero in super ritardo per andare al lavoro. Nel tragitto casa-lavoro la mia amica Sara decise di tenermi compagnia per avere qualche notizia sul mio nuovo trasferimento.

- Dai Vevi, non prendertela così, a me sembra un tipo piuttosto interessante, e poi lo hai detto tu che ne cambia una a sera.- mi rispose dall'altra parte del telefono la mia amica.

La conosco da quando siamo all'asilo, è stata sempre al mio fianco. Oggi però credo si sia pentita di avermi chiamata perché sono davvero furiosa.

- Ma poi perché ti scaldi tanto? - chiese perplessa – Cioè se non ti piace, evitalo e basta, cosa ti frega. -

Infatti, Veronica, perché ti scaldi tanto? Alla fine è una persona con cui non hai niente a che fare. Mi ripetevo la stessa cosa dalla sera prima, quando ero rimasi così scioccata dalla sua risposta. Forse perché rientrando a casa e ripensando a quella frase mi ero resa conto che la mia non era una forma di shock, il mio non era imbarazzo, la mia era effettivamente eccitazione.

Svegliati! Non puoi eccitarti per così poco, quanto devi essere disperata?

Arrivai in ufficio con 20 minuti di ritardo, mentre i miei colleghi ridacchiavano davanti la macchinetta del caffè.

-Ehi Ver! Allora come è andato il trasloco? - mi chiese Giulio gentilmente, mentre mi accompagnava alla mia scrivania.

Da quando lavoro in questo ufficio, quasi due anni ormai, Giulio è sempre stato gentile con me.

-Ciao Giulio buongiorno! Dai devo dire che mi sto ambientando, ieri ho approfittato per fare un giro del quartiere per vedere cosa mi circonda. -

- Bene dai! Magari un giorno di questi faccio un salto e mi fai vedere cosa hai scoperto della tua zona! - mi disse con un gran sorriso.

- Certo con piacere! -

La mattinata passò tra videocall, telefonate e una valanga di mail di clienti scontenti. Dopo essermi laureata in comunicazione e marketing avevo ricevuto immediatamente un'offerta di lavoro da questa agenzia di comunicazione dove ricoprivo il ruolo di Web Designer. Il mio compito in poche parole era quello di esprimere online, tramite un sito web costruito ad hoc, l'immagine di un'azienda e tutti i suoi servizi. Devo dire che era un lavoro davvero stimolante e creativo che non annoiava mai. Il mio sogno è sempre stato quello di aprire un'agenzia tutta mia, e dedicarmi completamente alle aziende a modo mio. Naturalmente avevo bisogno di qualche anno di esperienza ancora prima di poter fare questo grande passo e soprattutto, parliamoci chiaro, avevo bisogno di liquidità.

In pausa pranzo decisi di rilassarmi un po' e, come spesso facevo nei momenti di relax, aprii Instagram. Visualizzai qualche storia, qualche reel, qualche post. All'improvviso l'icona delle notifiche si illuminò. Una richiesta di "amicizia".

Con non poca curiosità aprii le notifiche e lessi il nome della persona che desiderava collegarsi con me. @Luca_monti.

Oddio. Come ha fatto a scoprire il mio account. Dovrei accettare? Vabbè dai alla fine che c'è di male. Ci conosciamo, siamo vicini di casa. Accetto.

Dopo aver accettato e ricambiato la sua richiesta, bloccai lo schermo del telefono e rientrai in ufficio per affrontare le altre 4 ore che mi separavano dall'uscita.

Verso le 4 del pomeriggio si illuminò lo schermo del mio telefono dove comparve un messaggio da parte di Sara che non lasciava spazio a dubbi:

Stasera usciamo. Ho voglia di bere. Alle 9 da te. Vestiti carina. Bacio.

E se prendessimo un caffè?Where stories live. Discover now