Il Signore del Mattino apparve come una figura indistinta che rifulgeva di un potere divino, immenso. Riuscii solo a sentire i mugolii del Macchiato nel momento in cui la mano del dio si appoggiò sul suo muso, e un tonfo pesante quando l'animale cadde a terra. Era ancora vivo, ma privo di sensi. Le zampe posteriori a soli pochi centimetri dal mio volto.

Il nodo in gola non diminuì, neanche dopo aver visto l'animale accasciarsi. L'immagine delle sue zanne era ancora nitida e i suoi occhi irosi mi continuavano a pungere la pelle.

Quando provai a sollevare il busto, presa da un continuo tremore, fui costretta ad accasciarmi su una parete per non vomitarmi addosso. Rigettai il terrore della morte scampata per un debole soffio. Rigettai la rabbia che avevo verso me stessa per non essere stata in grado di difendermi da sola, e per aver desiderato di sopravvivere.

La luce si spense e immaginai il Signore del Mattino andarsene, portando la bestia con sé. Meglio così. Non volevo che mi vedesse in quelle ridicole condizioni, e la forza di girarmi era sparita.

Presa da conati fulminei, e con la testa che girava in danze vorticose, sentii i capelli sollevarsi con delicatezza. Di sicuro era Malvina, uscita dalla cucina e pronta a donarmi una rara gentilezza. Mi portai il dorso della mano sulle labbra e tirai fuori un fazzoletto dalla tasca dei pantaloni. «Grazie, Malvina» dissi, sommessa. La gola in fiamme, capogiri continui. Non provai neanche ad alzarmi, semplicemente raddrizzai la schiena, rimanendo seduta sulle ginocchia dolenti. Emisi un sospiro, continuando a pulirmi la bocca.

«Mi hanno chiamato in tanti modi diversi nella mia vita, ma questo nome mi è proprio nuovo.»

Malvina non aveva mai avuto una voce così calda e suadente. Lo stomaco sprofondò. Sgranai gli occhi e alzai il capo.

Da piccoli ci avevano insegnato che i demoni erano esseri spregevoli e che desideravano solo il caos, come i Macchiati. Gli angeli, invece, erano persone buone, caritatevoli e che emanavano quella luce che ti fa sentire al sicuro, cullata tra le nuvole, avvolta in una sacra melodia.

Ebbene, quello che vidi era l'angelo più luminoso di tutta Meteri.

«Lei è...» Alzarmi di colpo fu come darmi una mattonata in testa, ma non sarei rimasta accovacciata sul mio rigetto davanti al Signore del Mattino.

La vista si rappezzò di macchie nere e le gambe sembrarono sul punto di sciogliersi, quando una mano mi resse, proprio dietro la schiena, per impedirmi di crollare. «Rhea» disse, apprensivo, aiutandomi a ristabilire l'equilibrio. Si ricordava il mio nome. Si ricordava della mia esistenza. «Devi stare attenta, hai preso dei colpi evidenti...»

Le guance si trasformarono in stufe ardenti. «I-io» balbettai.

Il Signore del Mattino mi prese il polso destro e se lo portò vicino al volto per analizzarlo meglio. Il suo fiato caldo sulla mia pelle ebbe lo stesso effetto calmante delle fusa di un gatto. Giurai di poter svenire da un momento all'altro. Lo guardai e rividi l'uomo, il dio, che avevo conosciuto dieci anni prima, al funerale. Il viso era lungo e con sole poche pieghe a incresparlo, nonostante i millecinquecento anni. Gli occhi dolci, celesti come quelli di Nathaniel, ma più seriosi, e che in quel momento mi stavano studiando da cima a fondo per capire se stessi bene. Le labbra piene, incurvate all'insù in un sorriso rassicurante, e la lunga chioma bionda, arricciata verso le punte, che gli ricadeva morbida sulle spalle.

«Vieni fuori, hai bisogno d'aria» esortò, cingendomi la vita con fare più deciso, e accompagnandomi verso l'atrio. Il Macchiato non c'era più. Dovevano averlo portato via mentre ero presa dal rigettare l'anima.

Era difficile mettere insieme una frase che avesse senso, così mi lasciai fare. Un passo, poi due, poi tre. La mano sulla mia vita dolente era una tortura, ma non gliel'avrei detto. Mi sarei goduta quei pochi minuti di attenzioni e riguardi nei miei confronti.

Il segreto delle StagioniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora