𝕮𝖆𝖕𝖎𝖙𝖔𝖑𝖔 𝖉𝖎𝖈𝖎𝖔𝖙𝖙𝖔

4.1K 141 10
                                    

PUBBLICATO IL 28-10-22

《Buongiorno》esclama mike entrando in cucina.

Gli faccio un cenno della testa e riprendo a mangiare i cereali con il latte.

Ieri dopo l'incontro con axel mi sono rinchiusa in camera incazzata e non sono più uscita.

Megan mi ha portato la cena ma ha visto che non era cosa e non è rimasta.

Mi dispiace trattarla male ma quando sono arrabbiata preferisco essere da sola o potrei dire cose che non penso.

Questa mattina mi sono svegliata alle 5 come sempre in preda ad un incubo.
Questa volta però era riferito ai miei.

Uno dei giorni in cui papà mi ha rinchiuso in camera dopo avermi sparato alla gamba perché voleva che mi curassi da sola.

La ferita brucia e il sangue continua ad uscire copioso mentre io piango e urlo coprendo la ferita.

《Ora resterai in camera tua e se vuoi vivere ti curi la ferita》papà mi afferra per un braccio e mi trascina in camera spingendomi all'interno.

Io cado a terra e mi trascino verso il letto mentre lui chiude la porta con delle mandate.

《Papà》urlo piangendo.

《Papà fa male》

《Ti prego aiutami》mi dispero ma non sento nulla dall'altra parte.

Sarà sicuramente andato via.
È la seconda volta che mi ferisce per poi rinchiudermi in camera.

Premo la mano sulla ferita stringendo i denti per il dolore.

Mi ha sparato.
Mi ha sparato alla gamba.

Con tutte le forze che ho mi trascino verso il bagno nella mia camera e vado verso il lavandino.

Mi arrampico per mettermi in piedi e afferro il kit medico.
Non ho altra scelta. Ormai so cosa devo fare e sto perdendo troppo sangue se non mi sbrigo rischio di svenire e poi morirei perché so che i miei non mi curetebbero.

Mi siedo per terra e lo apro accanto a me.

Garze, acqua ossigenata, accendino, cotone, forbici e nastro per garza.

Non ho le pinzette.
Mi serve qualcosa di lungo per prendere il proiettile che è rimasto incastrato nella coscia.

Poggio la testa alla parete stringendo gli occhi per il dolore.

Non ho nulla come lo prendo?

Abbasso lo sguardo per guardare la ferita e lo sguardo mi cade sulle mani che premono ancora sulla ferita.

Sospiro tremolante e stringo le labbra in una linea sottile inserendo indice e pollice nella ferita per prendere il proiettile.

Gemo dal dolore e stringo gli occhi.

Fa male.
Fa malissimo.

Piangendo continuo a portare le dita più in profondità per arrivare al proiettile e finalmente lo sento sotto le dita.

Lo afferro e lo estraggo piano e tremolante.

Lo getto a terra e prendo del cotone con le mani insanguinate mettendoci sopra parecchia acqua ossigenata.

Lo premo sulla ferita e getto la testa all'indietro sbattendola al muro per il dolore.

Pulisco per bene tutta la ferita mentre sento l'energia iniziare a mancare.

blood queenWhere stories live. Discover now