CAPITOLO 27

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*5 anni dopo*
Ti ho visto per la prima volta lì, in quel carcere di Napoli. Sapevo che eri un Ricci e tu sapevi che ero una De Rosa ma a te non è mai importato. I primi giorni, le mie amiche mi fecero notare che non mi staccavi gli occhi di dosso, io, però, ti ignoravo, non volevo avere niente a che fare con te. Ricordo ancora quel bigliettino che mi hai scritto e hai calato dalla tua finestra alla mia, io lo lessi ma lo strappai. Non volevo nemmeno parlarti, d'altronde dovevamo stare lontani no? È questo quello che ci hanno detto sin da bambini: "Tu appartieni a questa famiglia, nun t'ò scurdà, maij".
Ricordo, però, anche quella sera al ristorante, i Valletta volevano vendicare la morte di uno dei loro, colui che io avevo ucciso, e si erano alleati con Don Salvatore Ricci, tuo padre. Infatti c'erano quasi riusciti ma poi sei arrivato tu, la stessa persona che evitavo e odiavo perché era un Ricci, appartenente alla famiglia in guerra con la mia. E lì ho capito: Lo odio perché la mia famiglia non vuole che sto con un Ricci? Ma a salvarmi non era stata la mia famiglia, quindi perché continuare ad odiarti?
Mi sono innamorata di te, perdutamente. Da allora, abbiamo avuto un permesso in particolare, che ricorderò per sempre: io e te soli, senza niente e nessuno, solo noi e il mare.
La nostra relazione non è stata, però, tutta rosa e fiori, infatti, ci siamo anche lasciati per un po', periodo terribile. Mi hanno anche sparata e ho saputo che nei giorni in cui ero in ospedale, hai sofferto come un cane.
Ci siamo poi messi di nuovo insieme: io non potevo stare senza te, tu non potevi stare senza me.
Mi hai anche detto che volevi vendicarmi, anche se non ero morta, perché i Valletta mi avevano sparato. Hai chiesto un permesso, ma tutti avevano capito le tue reali intenzioni fuori dall'ipm, e, per proteggerti, non te l'hanno concesso. Hai fatto, quindi, una rivolta insieme ai tuoi, volevi solo che nessuno mi facesse del male perché ero la cosa più importante e più bella che ti sia mai capitata, ma lì hai perso la vita. E ora sono qui. Non sai quanto mi manchi, per molto tempo non sono riuscita a dormire, anzi, in verità, non sono riuscita a fare nulla, né ad uscire, né a parlare con qualcuno, né a mangiare, né a non piangere ripensando a te. Ora sono in questa casa che speravo un giorno potesse diventare nostra: c'è un piccolo tavolo in cucina che sarebbe per due persone ma, invece, ci sono seduta ora e sono da sola, un divano a due posti, un letto matrimoniale...Manchi solo tu.
Prima di morire mi hai detto di vivere per entrambi e, volevo farti sapere, che io ci sto provando, lo sto facendo per te.
La tua 'ciù ciù', per sempre.

Per rimanere vivi | Ciro RicciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora