13 - Apple Scones And Hangovers

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Sentii bussare alla nostra porta di casa, quando mi feci strada tremante verso la porta, passando davanti a una Paige sospettosamente frizzante in cucina, mi rimproverai mentalmente per il pensiero che potesse essere Tom. Ero ancora più frustrata dal fatto che non potevo negare che volevo che fosse lui.
Indipendentemente da ciò, rimasi composta e strizzai gli occhi nello spioncino, il respiro mi si bloccava nei polmoni al pensiero di vedere la testa piena di treccine scure confinate da una bandana esuberante o da un berretto in maglina.
Invece dello sguardo bruno e ardente tuttavia, incontrai lo sguardo cobalto impaziente del mio migliore amico.

Dentro di me sospirai, guardando in basso e mi appoggiai pesantemente sulla fredda superficie della porta. La delusione mi invase il petto, creando uno spiacevole dolore che risuonava dritto nel mio cuore.
Era Victor.

Non era Tom.

"Anna?"

Alzai leggermente lo sguardo al suono della voce vivace di Paige che echeggiava dalla cucina, il suo tono animato mi strideva le orecchie.

"Chi è?"

Mi schiarii la gola, inspirando profondamente e mantenni la calma nonostante i sentimenti di esasperazione che si stavano stabilizzando dentro di me.

"Victor" gridai dopo un momento. "È Victor."

Quasi immediatamente dopo che la risposta lasciò le mie labbra, la realizzazione mi colpì con una forza incredibile. I miei occhi si spalancarono e un intenso, ritrovato panico mi percorse.

Era Victor.

Paige era in cucina.

Paige credeva che fossi uscita con Victor ieri sera.
Credeva che fossi andata in discoteca con Victor, che avessi bevuto con Victor, che mi fossi svegliata con una terribile sbornia dopo aver passato una notte fantastica con Victor e Victor non aveva la minima idea della mia uscita con lui.

"Cazzo" espirai, mordendomi il labbro inferiore.

Oh cazzo.

I colpi si fecero più insistenti e sapevo che era irritato, molto probabilmente furioso perché lo tenevo in piedi nello squallido corridoio del nostro poco impressionante complesso di appartamenti.
Feci un paio di respiri profondi nel tentativo di rilassarmi, la mia mente vacillò mentre aprii lentamente la porta.

Ed eccolo lì, in piedi con un'espressione irritata sul volto, il piede rivestito da uno stivale che picchiettava incessantemente contro il sudicio pavimento piastrellato. Inarcò un sopracciglio mentre riuscii a sorridergli imbarazzata, il mio stomaco si sentiva come se stesse per rigurgitare l'alcol rimasto nel mio corpo dalla sera prima.

"Vic.." Mi schiarii la gola dolcemente, deglutendo contro il groppo che si stava formando nella mia gola. "Che sorpresa -"

"Era ora!" Urlò fermandosi, scuotendo una borsa marrone che aveva in mano. "Ho la colazione."

Guardai lentamente la borsa, mentre la mia mente cercava ancora disperatamente di trovare una via d'uscita da questa situazione potenzialmente disastrosa. Si accorse del mio silenzio ed emise un profondo sospiro, spingendosi oltre me con una sicurezza che solo Victor poteva avere.

"Fa fottutamente freddo nel tuo corridoio"sbottò
fermandosi all'entrata per scrollarsi di dosso il suo cappotto di lana grigia. "E puzza di culo ammuffito."

Mi voltai bruscamente, chiudendo la porta dietro di me, i sentimenti di terrore crescevano dentro di me ad un ritmo allarmante. "Eh.."

Gettò la giacca su un tavolino vicino alla porta, offrendomi un sorriso mentre agitava il sacchetto di carta nella mia direzione. "Mi sono fermato in quel nuovo panificio su Locust" spiegò. "Hanno queste focaccine di mele che sono buone da morire."

25 Days With Mr. Arrogant - Tom Kaulitz (ITA) by RiverWildWhere stories live. Discover now