20 - White Lies

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Ero rimasta immobile mentre alzavo lo sguardo dalle pagine spiegazzate sparse in disordine sul cemento, avevo però permesso ai miei occhi di fissarsi su qualcosa - qualsiasi cosa - che avrebbe distratto la mia mente dall'incredibile realizzazione in cui ero affondata pochi istanti prima. Vidi Victor chinarsi per raccogliere tra le mani la rivista spiegazzata con la coda dell'occhio e poi lo sentii sospirare rumorosamente.

"Sei sicura -" disse piano, con attenzione, accanto a me. "Sei sicura che sia lui... voglio dire... potrebbe essere... potrebbe essere chiunque..."

"È lui" dissi. La mia voce aveva perso ogni aspetto emotivo; era piatta, monotona, morta. Inspirai tremante, premendo la pelle delle mie dita sul viso, sospirando un soffio di aria calda nei palmi delle mani. Annuii contro le mie dita. "È lui."

"Potresti sbagliarti, forse è un errore..."

"Non è un errore" sbottai, guardando il mio migliore amico con uno sguardo freddo. Strinsi la mascella mentre lo guardavo, ma non permettevo ancora ai miei occhi di risalire alla prima pagina dove lui se ne stava così dannatamente arrogante con la sua stupida dannata chitarra.
"È lui. Non c'è nessun maledetto errore qui, Victor."

I suoi occhi si spalancarono leggermente prima di abbassare nuovamente lo sguardo sul tabloid che aveva in mano. Fissò in silenzio per un momento, i suoi occhi scorrevano rapidamente sull'immagine.
"Sì" sussurrò, annuendo. "Sì, hai ragione. Questo non è un errore.

Chiusi forte gli occhi, deglutendo a fatica contro il nodo secco che mi si era depositato in gola. "Mi ha mentito" dissi tranquillamente. "Mi ha mentito, Vic."

"Tecnicamente non ha mentito, se ci pensi" rispose. "Gli hai mai davvero chiesto cosa facesse per vivere?"

"Sì" dissi con gli occhi ancora chiusi. "Mi ha detto che era un musicista."

"Bene, ecco qua!" disse, con un leggero umorismo che permeava il tono della sua voce. "Voglio dire, ti ha detto che era un musicista - è più o meno la stessa cosa."

"Ma stai scherzando?" dissi bruscamente, spalancai gli occhi rapidamente per fissare con stupore Victor. "La stessa cosa... stai scherzando, Vic? Ha nascosto il fatto che lui è... lui è..." Stavo blaterando, me ne resi conto subito e poi inspirai a fondo. "Avrebbe potuto dirmi che era... che era..."

"Una rockstar" mi aiutò tranquillamente. "Sì, avrebbe potuto dirtelo."

Ci fu un lungo momento di silenzio tra noi, e mentre allungavo la mano per asciugarmi la leggera umidità che mi rigava gli angoli degli occhi, lo vidi tendere leggermente la rivista in modo da poter strizzare gli occhi alla foto.

"Sapevo di aver riconosciuto il nome" mormorò, inclinando leggermente la testa. "Sono abbastanza sicuro che Sara abbia un poster di questi ragazzi sopra il suo letto."

"Cosa?" sbottai, voltandomi velocemente a guardarlo. "Victor, cosa? Mi stai dicendo che la tua sorellina ha un poster del ragazzo che mi ha reso la vita un inferno nell'ultimo mese e ricordi il suo nome solo adesso?"

"Non osare, Anna" mormorò cupamente, lanciando uno sguardo pesante nella mia direzione. "Non osare sfogare la tua rabbia su di me. Non ho fatto niente di male io - non ti ho mentito e non ho mantenuto segreta la mia identità. Non provarci nemmeno."

Sospirai e premetti ancora una volta i palmi delle mani sul viso. "Mi dispiace" sussurrai con voce rotta nelle mie mani fredde. "So che sono una stronza e che non te lo meriti, ma io..." le mie parole si interruppero quando la mia voce si spezzò e altre lacrime inondarono la zona sensibile dei miei occhi. Quando non finii la frase, sentii Victor avvicinarsi a me e poi le sue braccia circondarmi in modo confortante. Il gesto fu caloroso e gradito e portò un senso di serenità nella mia testa momentaneamente incasinata e sospirai pesantemente nel tessuto costoso del suo cappotto di lana.

25 Days With Mr. Arrogant - Tom Kaulitz (ITA) by RiverWildDove le storie prendono vita. Scoprilo ora