Capitolo 11

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"Un po' di sano gossip ogni tanto non fa male, ma d'altronde non fa manco bene"
(Jean Paul Malfatti)

POV:REBECCA

Studiare con Riccardo non è stato affatto come mi aspettavo.

Aver scelto la biblioteca è stato stupido da parte mia, lo ammetto, ma ero convinta che in un luogo pubblico avrei limitato i miei pensieri e li avrei focalizzati in maniera più proficua sul nostro lavoro. Mi sbagliavo di grosso.

Tutto quel sussurrare e stare vicini mi stava facendo sudare freddo.

I suoi occhi, azzurro ghiaccio,  e i suoi continui sorrisi stavano mettendo a dura prova il mio controllo. Avrebbero messo a dura prova chiunque.

Trasferirci in camera mia non era affatto programmato, non che avessi paura che sarebbe potuto succedere qualcosa. Però perché aiutare il caso e avvantaggiarlo con noi due da soli?

Invece nonostante tutto, abbiamo davvero impostato tutta la storia e fatto passi da gigante con il progetto. Non mi aspettavo di essere così in sintonia con Riccardo e con il suo modo di ragionare. Non mi sono mai trovata bene nei lavori di gruppo. Con lui è stato davvero facile.

Ci sono stati momenti un po' più intimi, in cui l'ho visto addirittura vulnerabile. Per quanto possa essere una persona così sicura di sé stessa. Nonostante questo, quando mi ha chiesto se non volessi uscire solo con lui o in generale con qualcuno ho visto una piccola crepa nel suo ego.

Gli piaccio davvero? No. Credo sia solo l'eccitazione della caccia alla preda, una preda che non cade subito ai suoi piedi.

Appena capirà di avere potere su di me sparirà. Forse dovrei farglielo credere, così se ne andrà dalla mia vita.

Il pensiero un po' mi rattrista, non ne capisco il motivo. Sarà perché sennò dovrei fare tutto il progetto di narrativa da sola.

Basta pensare a Riccardo, tanto non è e non sarà mai nulla.

Il mio cellulare squilla, sono quasi grata per la distrazione. La mia gratitudine finisce subito quando leggo il nome sul display. Valeria.

Lo lascio suonare senza rispondere, non voglio che pensi che le abbia attaccato. Meglio che creda che non posso risponderle. Invece non ne ho proprio voglia, sono una stronza.

Ecco tornare quella sensazione familiare alla bocca dello stomaco. Il senso di colpa. Apro le note dal cellulare, che ormai ha smesso di squillare, e scrivo

« Chiamata di Valeria».

Il dottor Marchi vuole che io scriva qualsiasi cosa mi faccia sentire colpevolezza, l' odio verso me stessa o la voglia di punirmi in qualche modo.

In pratica tutto quello che mi accade.

Sto eseguendo esattamente quello che mi suggerisce. Così ogni volta che mi sento orribile, lo appunto nelle note. E sto constatando che sono più numerose di quanto mi aspettassi.

In pratica mi sento uno schifo di persona 16 ore al giorno, ma solo perché per 8 ore dormo.

Forse dovrei distrarmi, non faccio in tempo ad elaborare il pensiero che sto già chiamando Emma.  Non so come sia possibile, ma quella ragazza mi sta davvero simpatica, nonostante la sua folle positività. Forse è proprio quello che mi serve ora.

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Oltre le nuvoleWhere stories live. Discover now