IV.

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Dopo circa dieci minuti arrivammo in centro, così misi le cuffie in tasca e scesi seguendo Joe e Julie che si incamminavano verso un negozio di alimenti.
"Bene, io faccio la spesa, voi due potete andare a cercare il 'regalo perfetto', ma tornate entro un'ora." Iniziai a saltellare dalla felicità e mi avvinghiai al braccio del biondo iniziando a trascinarlo via.
"Ah, Christal?"
"Sì?"
"Non voglio spendere una marea." Feci una croce sul cuore e sorridende ripresi a correre con Joe verso il negozio di vestiti lì di fronte.

"Oh su Chris, non vorrai mica che entri dentro?!" Chiese piantandosi di fronte alla porta a braccia conserte.
"Ma ho bisogno dei tuoi consigli! E poi so già che vestito provare, ci metterò un attimo!" Mi guardò con i suoi occhioni azzurri, poi sorrise e si fece trascinare dentro.
Arrivai subito ad un reparto pieno di vestitini che arrivavano fino ai piedi, ne presi uno blu cobalto e corsi nel camerino a provarlo. Aveva la gonna semi-trasparente ed uno scollo a cuore.
Mi guardai per qualche minuto allo specchio, indecisa sul farmi vedere o meno da Joe.
"L'hai messo? Voglio vedere come ti sta!"
"Sì, ma.." non feci in tempo a finire la frase che il biondo aveva già aperto la tendina e mi fissava con occhi sgranati senza dire nulla.
"Beh? È carino? O ne provo un altro?" Iniziai a mordermi le unghie dall'agitazione, mentre lui balbettava cercando di formulare una frase di senso compiuto.
"Nono, cioè, non te lo dico perché voglio uscire da questo inferno, ma.. ti sta veramente bene Chris!" Gli sorrisi dallo specchio e lui ricambiò.

Il pomeriggio tornai a lavoro, era una giornata tranquilla: non c'era molta gente, quindi avevo vari momenti per respirare e soffermarmi a vedere se Alex era nella stanza delle chitarre.
Erano le sette in punto quando sentii di nuovo la porta aprirsi e poi quella voce. Mi bloccai un secondo, sentii i suoi passi avvicinarsi.
"Com'è stato il concerto di ieri sera?" La sua voce terribilmente vicina al mio orecchio destro mi causò una scarica di brividi lungo la schiena.
"Sarebbe potuto andare meglio." Mi voltai e lo trovai davanti ad una fender rossa, intendo a prenderla e provarla.
"Ah sì? E come?" Come si muoveva, come maneggiava la chitarra, come mi parlava.. era tutto così sexy.
"Se tu avessi messo da parte la tua mania di protagonismo e fossi arrivato in orario, avresti fatto un piacere a tutti." Sbuffò ridendo iniziando a suonare le prime note, sempre di quella dannata canzone che ancora non ero riuscita a capire di chi fosse.
"Io sono Alex Turner, non sono mai in orario!" Scossi la testa, questa volta divertita, tornando a sistemare gli ultimi CD arrivati.
Andai nella stanza accanto fingendo di avere qualcosa da fare, ma in realtà mi misi a sedere e continuai ad ascoltarlo suonare. Era così rilassante.

La mattina dopo passò velocemente, dormii fino a mezzogiorno, poi mi preparai per andare di nuovo a lavoro.
Controllavo ogni minuto l'orologio, aspettavo solo che scoccassero le sette e che il moro tornasse a suonare qualcosa. E le mie preghiere dopo tanto si avverarono.
"Ehy Rob! Ho buone notizie!" Nemmeno il tempo di entrare nel negozio, che già parlava. Rob si girò di scatto ritrovandosi il ragazzo saltellargli sotto al naso.
"Cos'è successo di così eccitante? Hai trovato una nuova fiamma?" Scherzò lui facendomi sbuffare silenziosamente.
"Oh emh.. no.. ma, comunque. Domani torna il mio migliore amico e quindi non dovrai più sopportarmi tutti i giorni!" Mi bloccai con il CD che avevo in mano a mezz'aria, facendolo cadere in terra. Imprecai a bassa voce e il playboy si voltò nella mia direzione.
"Oh mi dispiace, non potrai più avermi fra i piedi bellezza." Mi fece occhiolino e scossi la testa abbassandomi per raccogliere il CD.
Infondo un po' mi dispiaceva, ma almeno non avrei rischiato di prendermi una cotta vera e propria per quell'idiota.

Tornata a casa cenai con mia mamma e sentivo nell'aria un po' di agitazione, diedi subito la colpa al mio compleanno che sarebbe stato il giorno dopo.
"Hai intenzione di fare qualche festicciola?" Chiese Julie bevendo un sorso d'acqua dal suo bicchiere.
"No, non ho nessuno da invitare. Penso che rimarrò a casa a fare una maratona di film." Ingoiai anche l'ultimo boccone di cheesecake e mi alzai, salutai mia mamma e filai a letto.

Messaggiai ancora un po' con Matt, Dio se mi mancava quel ragazzo. Avevo davvero bisogno di chiamarlo, così composi il suo numero e attesi. Uno squillo. Due squilli. Tre squilli. Strano, di solito risponde subito. Quattro squilli. Chiamata interrotta. Mi aveva riattaccato! Subito dopo mi arrivò un suo messaggio.
"Scusami davvero tanto Chris, ma adesso non posso parlare, sono fuori con dei parenti. Ci sentiamo domani, buonanotte e goditi la tua ultima notte da 18enne. x"
Sorrisi un po' amareggiata e misi via il cellulare, per poi prendere le cuffie, attaccarle al pc ed ascoltare altre due o tre volte Mardy Bum. Ormai era la mia droga.

La mattina dopo stranamente mi svegliai prima che mia mamma potesse farlo, infatti quando entrò io ero già cambiata e pronta per scendere.
"Auguri tesoro!" Mi abbracciò forte e quando mi allontanai notai i suoi occhi scintillare come mai prima d'ora.
"Mamma, sei più emozionata di me!" Lei rise e si incamminò verso le scale che portavano al salotto.
"Di sotto c'è una piccola sorpresina." Come sentii quella frase mi girai immediatamente verso di lei, misi le scarpe e corsi al piano inferiore.
"Quindi? Dov'è la mia sorpresa?" Si appoggiò allo stipite della porta della cucina e con un cenno della testa indicò il centro del salotto: un grande scatolone incartato con carta blu notte e un grande fiocco azzurro riempiva circa la metà del grande tappetto e non passava di sicuro inosservato. Mi avvicinai e presi il bigliettino che era attaccato sopra:

"Spero che apprezzerai. Buon compleanno scema.
Matt x"

Sorrisi e posai il bigliettino sulla poltrona, poi iniziai a strappare via la carta, quando ad un certo punto la scatola si aprì da sola, facendomi finire con il culo in terra.
"AUGURIII!" Dalla scatola uscì fuori Matt, in carne ed ossa, ed io non riuscivo a crederci. Rimasi immobile a terra con gli occhi spalancati, mentre lui ridendo uscì da quella gabbia di cartone e mi tirò in piedi per un braccio per poi abbracciarmi. Dopo qualche secondo realizzai che il mio migliore amico era veramente lì e che non era un'allucinazione, così ricambiai l'abbraccio, stringendolo il più possibile lasciando cadere una lacrima che finì sulla maglia nera del batterista.
"Ehyehy tutta questa gioia mi fa arrossire!" Aggiunse notando che stavo piangendo, facendomi ridere. Mi erano mancate da morire le sue battute.
"Bene, io vado a cucinare, Matt rimani qua con noi per pranzo?" Chiese mia mamma cercando di nascondere le lacrime che erano scese anche a lei per la commozione.
"In realtà le volevo chiedere se potevo portare Christal a pranzo fuori. Le ho preparato un altro piccolo regalino." Spalancai di nuovo gli occhi e sorrisi a trentadue denti a mia mamma che acconsentì senza tante storie, così afferrai il braccio di Helders e raggiungemmo la sua macchina parcheggiata nel piazzale di casa.
"Quindi dove mi porti?" Chiesi ancora agitata salendo in macchina.
"Sorpresa!" Si sedette al posto del guidatore e mi stampò un bacio sulla guancia, per poi allacciarsi la cintura. Aspettò che facessi lo stesso e mise in moto. Non amavo le sorprese, ma era il mio compleanno, quindi cercai di resistere per tutto il viaggio.

Tamburellavo nervosamente sulle mie gambe con le dita, e Matt sembrò accorgersene.
"Su non essere agitata, manca poco e sarà una bella sorpresa!" Subito dopo rise divertito dalla mia faccia. Smisi di battere le dita sulle ginocchia e pensai di esser riuscita a domare il nervoso, fino a quando Matt riprese a ridere.
"Cosa ridi ora?" Continuando a ridere indicò la mia gamba che si muoveva freneticamente su e giù. Arrossii leggermente per non essermene nemmeno accorta, poi tirai una botta sulla spalla al batterista.
"Su, è il mio compleanno! Lasciami un po' stare!" Stavolta ridemmo insieme.

Tornai a concentrarmi sulla strada e notai che avevamo appena svoltato, entrando nel vialetto di casa Helders.
"Che ci facciamo a casa tua?" Chiesi sorpresa mentre lui si affrettò a scendere di macchina e aprirmi la portiera.
"Metti questa." Mi porse una benda nera, meditai un po' sul da farsi, poi pensai di lasciarmi bendare. E così fece.
Iniziò a guidarmi verso la casa. Aprì la porta e mi portò verso qualche altra stanza. Non ero un granché nell'orientarmi, quindi non riuscii a capire dove mi avesse portata.
"Matt dove sei?" Chiesi muovendo le mani intorno a me alla ricerca del suo corpo, ma l'unica cosa che sentii fu la sua voce poco più avanti di me.
"Su, togli la benda!" Feci quello che aveva detto, così snodai la benda e aprii lentamente gli occhi impaurita da quello che mi sarei potuta ritrovare davanti.
"Benvenuta nella tana degli Arctic Monkeys!" Mi portai una mano davanti alla bocca dallo stupore. Era una stanza non molto grande, tutta insonorizzata e piena di poster degli Strokes, chitarre e bassi. Matt era seduto alla sua solita batteria e mi sorrideva, ma non sembrava aver finito di stupirmi. Infatti mi fece segno di rimanete ferma dove ero.
"Ragazzi venite fuori!" Sentii dei passi dietro di me. Non potevo crederci, avrei finalmente visto e sentito le scimmie dal vivo. Mi voltai sorridente per vedere i volti dei vari componenti del gruppo, ma qualcosa andò storto. Il mio sorriso si tramutò in una smorfia... disgustata? O magari soltanto incredula. Poi il buio.

Arctic Monkeys || 505Where stories live. Discover now