XIII.

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Christall's p.o.v.
La sera prima, subito dopo essere arrivati, non parlammo di nulla, Edward ci lasciò dormire nel suo appartamento e disse che la mattina dopo ci avrebbe spiegato tutto quanto.
Erano le sette ed io non riuscivo a riaddormentarmi, così, mi alzai dal divano cercando di non svegliare Joe e raggiunsi la cucina prendendo del latte e dei cereali.
Mia mamma mi aveva nascosto le lettere di mio babbo, facendomi credere che lui non sapesse nemmeno della mia esistenza. Facendomi credere che fosse morto.

"Già sveglia?" Mi voltai verso la porta e trovai Edward che mi guardava sorridente. Era incredibile quanto gli somigliassi.
Si sedette difronte a me e sospirò.
"Come mai ci hai messo tanto a venire?" Mi chiese lui mentre io posavo il cucchiaio nella tazza ormai vuota.
"Mamma mi aveva nascosto la lettera. Non voleva la trovassi. Era nascosta nel suo comodino." Appena glielo dissi sferrò un pugno al tavolo facendomi sobbalzare.
"Sapevo che sarebbe andata a finire così. Lei ha sempre pensato che io sarei stato un pericolo per te." Non riuscivo ancora a capite come mai lo avesse fatto.
"Ma come mai non mi ha mai detto nulla su di te? Come mai non vuole che io ti conosca?" Lo vidi con uno sguardo assente, come se si stesse ricordando vecchie memorie.
"Avevo iniziato a bere quando seppi che era rimasta incinta. Non ero pronto per fare il padre. Non lo era nessuno dei due. Così tornavo spesso a casa ubriaco e lei decise di mandarmi in una clinica per alcolisti. Mentre ero lì dentro a combattere per riuscire a guarire e vederti nascere, lei scappò, senza dirmi nulla. Tornato a casa trovai soltanto una lettera in cui diceva di non cercarla e di non cercare di contattare te." Mi mancò il respiro e abbassai lo sguardo.
"Grazie per avermelo detto."
Capivo perfettamente come mai avesse fatto tutto questo mia mamma, ma non si può vietare a nessuno di conoscere il proprio padre.
Mi alzai in piedi e tornai in salotto, dove trovai Joe ormai sveglio, seduto sul divano che scriveva sul suo cellulare.
"Che ne dici se andiamo a fare una passeggiata per Londra?" Annuii e in poco ci preparammo, salutammo Edward e ci incamminammo verso il centro che distava poco da lì.

Pranzammo in un bar e dopo camminammo un po', fino a quando sentii il cellulare vibrare in tasca. Lo tirai fuori e lessi il nome: Alex. Adesso era l'ultima persona con cui volevo parlare, ma lui non sembrava pensarla allo stesso modo. Mi chiamò altre due volte, poi notai che mi aveva lasciato un messaggio.
"Come mai non rispondi?" Mi chiese Joe mentre ci sedevamo su una panchina all'ombra.
"Non voglio parlarci." Ammisi mentre pensavo se ascoltare il messaggio o no.
"È successo qualcosa?"
"No, non ti preoccupare." Mi girai e forzai un sorriso, lui sembrò crederci e ricambiò.
Decisi di ascoltare il messaggio, così avvicinai il cellulare all'orecchio. Appena partì, una scia di brividi si formò lungo la mia schiena, la sua voce era bella e profonda anche da qui. Sentii un pizzico di dispiacere quando mi disse che si stava preoccupando, ma non mi scomposi e non gli scrissi nulla.

Posai il cellulare in tasca e osservai il cielo londinese che oggi non era molto coperto da nuvole.
"Per quanto hai intenzione di rimanere qui?" Mi chiese il biondo senza voltarsi verso di me.
"Una settimana. O forse due. Ma se vuoi tu puoi tornare a casa." Dissi pensando a cosa avrebbero pensato Julie e Drew.
"No, rimango qua con te." Ci sorridemmo e mi poggiai a lui con la testa.

Passarono tre giorni, le chiamate di mamma e Drew erano decine e decine, come i messaggi che mi mandava Alex in cui diceva di esser passato al numero 505 di Mill Road, di aver chiesto a Rob di me e di tutta la tentazione che ha di entrare in casa mia e chiedere di me. Avevo risposto soltanto ad un messaggio, ed era di Matt, dove mi diceva che ovunque fossi avrebbe davvero voluto che io ascoltassi Mardy Bum passare alla radio. Quel giorno stesso.
E per questo io e Joe eravamo ancora in macchina, con la radio accesa, ad aspettare gli Arctic Monkeys.
"E adesso, per la prima volta, il singolo di debutto di questa nuova band chiamata Arctic Monkeys! Vengono da Sheffield e, cavolo se sono talentuosi! La canzone si chiama Mardy Bum! Buon ascolto ragazzi!" La sentii partire. Riconubbi subito le chitarre che suonavano e la batteria di Matt. E infine eccola là, la voce di Alex in tutto il suo splendore. Poggiai la testa al sedile e chiusi gli occhi beandomi di quella melodia. Sorrisi, ero davvero orgogliosa di loro.
Appena terminò decisi di mandare un messaggio a Matt, ma intanto lo speaker alla radio continuava a parlare di loro.
"E tra qualche giorno potrete anche comprare il loro album completo! Ve lo ripeto, sono ingamba!" Rimasi senza parole. Un loro album? Quindi avrebbero fatto anche dei concerti. Erano arrivati al loro sogno, stavano per toccarlo con le loro mani. E io non ero con loro.

Julie's p.o.v.
Ormai erano passate due settimane da quel giorno. Nessuna notizia da parte di nessuno dei due. Matt non sapeva nulla, ma mi diede sollievo scoprire che gli aveva mandato qualche messaggio.
Il giorno seppi che l'indomani lui sarebbe partito con la band per un piccolo tour per le cittadine dell'Inghilterra, ilché lo avrebbe tenuto fuori casa per un mese, ma promise di avvisarmi tutte le volte che lei si sarebbe fatta viva.

Rientrai nella sua stanza dopo essere stata in quella di Joe. Era ancora tutto come quando se n'era andata: l'armadio in disordine, il letto sfatto, la felpa sul comodino... poi i miei occhi caddero ai piedi del letto. Una busta giallastra faceva capolino da sotto la leggera coperta, l'afferrai e la riconubbi subito.
Mi sedetti ai piedi del letto e iniziai a piangere silenziosamente. Adesso mia figlia mi odiava. Non sarebbe più tornata. L'avevo persa.

Alex's p.o.v.
"So che tanto non mi risponderai, come del resto hai fatto con tutti gli altri messaggi, ma io continuo. Ho paura che tu sia andata via per colpa mia. Quella sera ero furioso. Mi avevi rifiutato. E sono andato fuori di testa... io non voglio nessuna al di fuori di te. Vorrei dirtele faccia a faccia queste cose. Ah quanto mi manca il tuo volto... sei diventata la mia Musa. Io vivo nei ricordi di noi. E ti aspetto qua. Ti prego, fatti trovare ad un nostro concerto. Non posso vivere a lungo senza rivedere la mia Musa." Chiusi il messaggio e respirai profondamente, tirando l'ultimo respiro di sigaretta, per poi spegnerla nel posacenere e tornare a guardare fuori dalla finestra. Aspettando lei.

Arctic Monkeys || 505Where stories live. Discover now