XVII.

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La sveglia suonò alle otto del mattino. Joe ed io salutammo Edward e gli promisi che sarei tornata a trovarlo, poi salimmo in macchina e iniziammo il viaggio di ritorno a casa. Ero felice. Mi mancava da morire mia mamma, ma non sapevo come avrei dovuto comportarmi con lei... ma sapevo che non ero tipo da broncio e che l'avrei perdonata subito.

"Allora... da quando stai con Turner?" La domanda di Joe mi riportò con i piedi in terra.
"Turner? Scherzi? Non è il mio ragazzo." Continuai a guardare fuori dal finestrino per non fargli notare le mie guance andare a fuoco. Lui rise.
"Ieri l'ho visto in macchina sotto casa, se ha abbandonato il resto del gruppo solo per venire da te ci deve essere per forza qualcosa, e anche bello grande mia cara!" Mi spettinò i capelli facendomi sentire colta in pieno, anche se era vero che non stavamo insieme, ma qualcosa c'era sicuramente fra noi due.
"Guida e zitto, biondo." Gli diedi un pizzico sul braccio e lui ridendo tornò a stringere il volante con entrambe le mani.

Iniziai a riconoscere le strade, le case, i volti delle persone che passeggiavano, e per un attimo mi mancò il respiro quando la macchina si fermò davanti casa.
"Joe! Christall!" Notai Julie correre dalla porta fino a noi e stringerci forte a lei, come se ormai avesse smesso di sperare di rivederci.
"Mi siete mancati." Disse la donna allontanandosi e passando una mano sotto ai suoi occhi per fermare la corsa delle migliaia di lacrime.
"Anche tu ci sei mancata. Mi dispiace esser partita senza dirti nulla, ma non sapevo davver cosa dirti." Le sorrisi, e i suoi occhi si illuminarono, poi ricambiò il sorriso.
Portai la mia valigia in camera e mi buttai sul materasso per poi prendere il cellulare e chiamare Matt.
"Ehy Chris!"
"Helders! Come stanno andando le cose in giro per il Regno Unito per le scimmie?" Gli chiesi curiosa di sapere come stessero andando le cose.
"Tutto bene, stanno succedendo così tante cose tutte insieme! Non ci posso ancora credere! Stasera abbiamo un concerto ed è previsto il pienone! Sono davvero troppo agitato, mi faccio portare una camomilla." Risi alle sue parole e me lo immaginai camminare nervoso per la stanza senza una meta, come era suo solito fare prima di qualche verifica importante.
"Oh addirittura il servizio in camera!" Lo sentii parlare al telefono della camera mentre chiedeva la tisana e poi rise.
"Noi siamo scimmie di classe, cara!"

Il mattino dopo tornai addirittura da Rob, che appena mi vide mi abbracciò.
"Oh Chris, ero davvero in pensiero per te! E non ero l'unico! Quel rubacuori di Alex passava ogni giorno per avere notizie, prima che partisse per il tour. Aah lo hai fatto davvero andare fuori di testa!" Rise poggiandomi amichevolmente una mano sulla spalla. Sorrisi timida. Era davvero così cotto di me come dicevano tutti?
Passai tutta la mattina a sistemare CD, ripensando ai giorni in cui vedevo Alex entrare sempre per mettersi a suonare qualcosa. Ripensai ai pomeriggi a casa di Helders, e ripensai a quando ci stavamo per baciare. E a quando mi disse che sono diversa. Trattenni le lacrime mordendomi il labbro inferiore, e pregai che la porta si aprisse facendolo entrare di nuovo. Ma non accadde.

Tornando a casa, non riuscii a non fermarmi ad osservare il portone di casa del moro, pensando a lui. Proprio in quell'istante il celullare squilò, lo presi e mi accorsi di avere un nuovo messaggio da Alex:

Una ragazza sdriata con le mani fra le cosce è più sexy di una appoggiata ad uno scaffale con le braccia conserte, giusto?

Rimasi inizialmente sconcertata da quelle parole. Mi stava dicendo di aver trovato una ragazza più sexy di.. me? Ma non era il tipo che rinfaccia le cose. E allora a cosa si riferiva? Decisi di non pensarci molto sù e gli risposi.

Beh, molto più sensuale un letto di una libreria.

Grazie Musa.

Sorrisi arrossendo leggermente. Alzai di nuovo gli occhi sulla sua casa e poi entrai nella mia. Un'ondata di felicità mi pervase quando mi accorsi che mancava solo una settimana al loro ritorno a Sheffield che speravo durasse molto, nonostante volessi che realizzassero i loro sogni.
Mi buttai sul letto e iniziai ad ascoltare le loro canzoni a ripetizioni, la stessa cosa che facevo tutte le sere da mio babbo. Le ascoltavo con le cuffiete, a luce spenta, distesa sul letto. Me li immaginavo tutti e quattro sorridenti su un palco che si esibivano, ma soprattutto mi immaginavo Alex che si muoveva sensualmente come suo solito fare, con le labbra che poggiavano dolcemente sul microfono facendomi venir voglia di saltargli addosso e baciarlo fino a consumargliele.

E lo sognai. Lo sognai per le restanti sei notti. Ogni notte il bacio che mi immaginavo era sempre più vivido e sensuale. Ogni mattina mi svegliavo sempre sperando di trovarmelo lì di fronte, fino alla mattina in cui sapevo che stavano tornando. Sbarrai gli occhi appena suonò la sveglia e agitata come mai prima d'ora mi preparai per andare a lavoro.
A

rrivai con una decina di minuti di anticipo, e persino Rob si accorse della mia agitazione.
"Non vedi l'ora di rivederlo, eh?" Aggiunse sorridendo mentre si avviava alla cassa e io sovrappensiero sorrisi soltanto, senza rispondere.

La mattinata scorreva lentissima. Le persone che entravano erano davvero molte, e io non ne potevo più.
"Oh Chris, sul retro sono arrivati dei pacchi con i nuovi CD, li andresti a prendere?" Mi si illuminarono gli occhi e corsi nel retrobottega ringraziando Dio per aver ascoltato i miei lamenti. Aprii la porta sul retro per poi salutare il ragazzo delle consegne e prendere il pacco che teneva tra le braccia. Ma notai che non indossava una delle solite maglie da lavoro, ma bensì aveva un giacchetto di pelle nero. E mi ci vollero appena due secondi per riconoscere chi ne fosse il proprietario, lo stesso tempo che le lacrime impiegarono per iniziare a sgorgare fuori dai miei occhi.

Arctic Monkeys || 505Where stories live. Discover now