XXI.

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Dopo aver preso il bus che mi scese difronte casa di Matt, attraversai la strada e suonai il campanello. Mi guardai intorno mentre aspettavo che il batterista venisse ad aprirmi, ma non sembrava intenzionato a farlo. Così suonai ancora. Nulla. Lo chiamai al telefno di casa. Nessuna risposta. Allora optai per il cellulare, e fortunatamente dopo qualche squillo rispose.
"Ehy Chris!"
"Helders ma dove cazzo sei?" Iniziai a camminare avanti e dietro alla porta di casa.
"Sono a casa, come mai?"
"Perché sono dieci minuti che suono al tuo campanello."
"Oh scusa scusa scusa! Stavo suonando la batteria, e da quaggiù non si sente mai nulla! Arrivo subito!" Riattaccai sbuffando, e in meno di dieci secondi, Matt era difronte a me con il fiatone per la corsa che aveva appena fatto. Entrai e lo seguii nel covo degli Arctic Monkeys, per poi sedermi sul divano, seguita a ruota da lui.
"Allora, come mai così mattiniera?"
"Volevo sapere cos'avevi ieri sera." Mi voltai per guardarlo e lui distolse subito lo sguardo impallidendo.
"Nulla, ero un po' sotto stress con la musica nuova... sai, adesso dobbiamo darci da fare per l'uscita del disco..." sapevo che quando non mi guardava negli occhi mentiva, quindi mi preoccupai ancora di più.
"Matt, ti conosco. Dimmi la verità, per favore." Gli strinsi una mano fra le mie e lui si soffermò a guardarle. Poi alzò lo sguardo su di me e cercò di sorridere.
"Christall, te lo giuro, sto bene. Era solo una serataccia." Mi posò un bacio sulla guancia e io cercai di credergli, poi vedendo l'ora che si era fatta decisi di andare al negozio di musica.

Durante la mattinata il flusso di clienti era molto carente, quindi trovai anche il tempo per potermi sedere su di uno dei divanetti quadrati nella stanza delle chitarre e afferrarne una per strimpellare qualcosa.
Mentre passavo le dita sulle corde il ricordo dei baci di Alex mi assalii e senza accorgermene sorrisi senza distogliere lo sguardo dalla chitarra nera che tenevo accuratamente sulle ginocchia, come per paura di fargli male.
"Potrei buttare fuori dalla band Cookie e metterti al suo posto, così dovresti venire anche in tour con me." Alzai la testa fermando le corde che ancora vibravano e trovai Turner poggiato con una spalla al muro che separava la stanza delle chitarre da quella dei cd. Sorrisi arrossendo leggermente e posai lo strumento al suo posto, mentre Alex mi raggiungeva sul divanetto. Mi voltai ad osservarlo e persi il respiro una volta aver realizzato quanto fosse perfetto, e che fosse il mio ragazzo.
"Che ci fai qui?" Gli chiesi notando che continuava a guardarmi sorridente senza dire nulla.
"Sono venuto a guardarti." Risi distogliendo lo sguardo e arrossendo leggermente, mentre lui posò due dita sotto al mio mento per poi voltarmi di nuovo verso di lui. Ci guardammo in silenzio per una manciata di secondi, dopodiché ci baciammo. Gli accarezzai la guancia sinistra mentre si alontanava mordendomi il labbro inferiore.
"Grazie per l'ispirazione, Musa." Mi stampò un bacio sulla guancia e lo vidi scoparire dietro al muro, per poi sentirlo salutare Rob ed uscire dal negozio.
Era più strano di quello che pensavo, ma mi piaceva sempre di più.

"Allora adesso è ufficiale, eh?" Sentii la voce di Rob che dalla cassa ridacchiava per aver intravisto la scena.
"Ufficiale cosa?" Arrossii alzandomi dal divanetto e raggiungendolo al bancone.
"Siete riusciti a mettervi insieme! Sono felicissimo! Giuro che tutte le volte che lo vedevo entrare qui dentro pregavo il Signore per farsì che trovasse il coraggio per venire da te e baciarti!" Risi vedendo l'espressione contenta dell'uomo che saltellava continuando ad impilare file di biglietti sulle mensole al muro. Poi una fila di biglietti catturò la mia attenzione.
"Rob, ma questi..." si fermò e guardò i biglietti che teneva in mano. Ci fù un minuto di silenzio. Non realizzavamo, non credevamo ancora possibile avere in mano dei biglietti per il concerto degli Arctic Monkeys.
"Sto per piangere." Affermai sorridente leggendo il biglietto.
Lessi la data, ed era il 31 di Dicembre a Manchester, mancavano ancora tre mesi e mezzo, ma una delle prime cose a cui pensai fu che non avrei passato capodanno con il mio ragazzo.
O forse sì?

Tornai a casa il pomeriggio alle sette, mangiai con i resto della famiglia e mi buttai sul letto solo dopo un lungo bagno caldo. Mi misi a scorrere la playlist del computer nel quale tenevo tutte le canzoni delle Scimmie, pensando che tra qualche settimana sarebbero partiti di nuovo per un nuovo tour e non li avrei più rivisti tutti i giorni. O meglio, adesso che ne avevo la possibilità non mi andava proprio di lasciar andare via Alex e non poter più assaporare le sue labbra.
Il suono di qualcosa che si infrangeva contro la finestra mi fece distrarre da quei pensieri. Per via della fioca luce della luna non riuscivo a capire cosa stesse succedendo al di fuori della stanza, così fui costretta a fermare la musica e avvicinarmi alla finestra. Mi affacciai e strizzai gli occhi per capire cosa ci fosse in giardino, o chi.
"Buonasera Christall." Sorrisi intravedendo la cima della sigaretta serrata tra le dita di Alex farsi più rossa e accesa ogni volta che aspirava.
"Buonasera Alex. Qual buon vento ti porta nel giardino di casa mia alle dieci di sera?" Poggiai i gomiti sulla finestra per poi portare il mento alle mani e continuare ad osservarlo mentre buttava ciò che rimaneva della sigaretta.
"Volevo chiederti se volevi venire un po' da me." Risi mentre lui rimaneva lì impalato ad aspettare la mia risposta.
"Non potevi suonare il campanello?" Fece spallucce e io ridendo chiusi la finestra facendogli cenno di aspettarmi. Presi una felpa dall'armadio e scesi al piano inferiore dove trovai soltanto Joe a guardare la tv.
"Joe io esco." Presi le chiavi dal tavolo vicino alla porta e gli stampai un veloce bacio sulla guancia.
"Avvisa Turner del fatto che abbiamo un campanello e che non c'è bisogno di buttare tutti quei sassi nel giardino." Risi uscendo dal portone.
Appena mi voltai trovai Alex infondo ai quattro scalini che dividevano la porta al viottolo di casa. Ci sorridemmo e due secondo dopo il moro si fiondò su di me cingendomi i fianchi con entrambi i bracci e baciandomi, prima sulla guancia e poi sulle labbra, con un bacio che sembrava molto intenzionato ad approfondire. Gli diedi una botta sul braccio e lui mi guardò male.
"Non mi stuprerai mica davanti la porta di casa mia?" Notai un pizzico di malizia nei suoi occhi.
"Vuoi dire che però ti posso stuprare in casa mia?" Gli feci segno di no con le dita e lui mise su un finto broncio, poi mi afferrò una mano e mi accompagnò fino a casa sua, dove mi fece sedere su di lui sopra ad un divano nero difronte ad un camino acceso che ci illuminava appena.

Arctic Monkeys || 505Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora