Chapitre zéro

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Parigi, Francia.

Parigi, Francia

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🌑

Non si sa come siano nati i supereroi, l'unica cosa che sappiamo per certo è che prima che gli umani nascessero con una dote sovrumana questi esistevano solo nei fumetti.

I supereroi sono apparsi per caso e, rari se non rarissimi, solo pochi di loro combattono tutti i giorni per mantenere la pace nei loro paesi. Un esempio che posso fare è l'uomo in costume bianco che si fa chiamare Prince e che protegge Parigi dal male giornaliero.

Tutti i supereroi hanno però una nemesi, un cattivo da dover sconfiggere e anche Prince, nel bene o nel male, aveva una persona del genere: Stranger.

Di Stranger si sa ben poco visto che lavora nel buio, mentre tutti dormono sogni tranquilli. Tutti apparte supereroi come Prince che, nonostante il lavoro piuttosto impegnativo che il lui senza maschera aveva, doveva farsi forza a tenere gli occhi aperti e vegliare perché, come si suol dire, i supereroi non dormono mai.

Ma -- Dio... Già iniziamo con i ma... -- nemmeno i supercattivi avevano un secondo di riposo; non Stranger che doveva a tutti i costi dare un punto di fine al suo prossimo piano vendicativo il quale questa volta non aveva niente a che fare con lo sterminio della specie umana o qualcosa di simile. No, no... Questo piano era diverso, era indirizzato solo su una persona in specifico.

Stranger sedeva sulla sua sedia girevole, nel suo covo perfettamente silenzioso, silenzio rotto solo dai suoi respiri e dai suoi rumorosi pensieri. Stranger aveva sempre lavorato da solo non tanto perché fosse un lupo solitario, ma per il semplice fatto che nessuno aveva le sue stesse... Passioni.

Sebbene fosse stanco per via del suo gravoso lavoro -- fare il cantante poteva sembrare figo ma non era per nulla facile, dovevi esserne all'altezza -- non poteva riposarsi, doveva assolutamente rivedere delle ultime cose e poi mettere in atto tutto quello ch'avesse progettato. Era assolutamente importante per lui quella cosa.

Sedeva elegantemente sulla sedia più comoda che era riuscito a trovare anni prima, quando la sua carriera da cattivone stava avendo un successo fruttuoso, e sulla sua scrivania regnava il caos che rispecchiava la sua personalità; c'erano foto sparpagliate di qua e di là, post-it gialli e blu ed una piantina della casa in cui sarebbe dovuto entrare con passo felpato.

Stranger si sistemò gli occhiali rotondi sul naso e, spostando un attimo la lampada sui fogli, la luce soffusa che illuminava la scrivania era l'unica fonte luminosa di quella stanza. Il covo che si era creato -- la sua cantina -- era provvista di un interruttore ed una lampadina attaccata al soffitto, ma in quel contesto doveva essere al buio, nella notte, nascosto il più possibile. Alla fine lavorava nell'oscurità, sempre e per sempre. Anche il suo costume che momentaneamente non stava indossando era scuro, cofondibile sotto le stelle.

In quel contesto, privo di maschera con la sua identità al vento, non era al cento per cento lo Stranger che grandi e piccini conoscevano. Sotto quella forma era ancora il cantante famoso in grande parte del globo, Han Jisung.

Han Jisung era un cantante con un fisico ed una bellezza da far paura, un giovane uomo di ventitré anni il cui futuro brillava più di un qualsiasi gioiello costoso. Era un rumoroso introverso, gentile e passionale, comico, tutto il contrario del suo alter ego ironico e cupo, rabbioso e dalle sfumature opache.

Era proprio il suo lavoro che non gli permetteva di potersi dedicare a quello che oramai era diventato un segreto e che doveva assolutamente rimanere tale. Che cosa sarebbe mai successo se la popolazione mondiale sarebbe venuta a scoprire che Han Jisung, un cantante professionista, fosse il temibile Stranger di cui tutti parlavano ma nessuno sapeva niente di lui se non che fosse uno dei cattivi?

Ve lo dico io, miei cieli: per Stranger, no, anzi, per Jisung sarebbe stata la fine.

La suoneria dei messaggi vibrò nella tasca dei pantaloni della tuta che il cantante stava indossando e su cui automaticamente mise le mani. Jisung era solito tenere la suoneria accesa del cellulare anche quando lavorava su questo genere di cose; magari era il suo manager che lo contattava per avvertirgli di un qualche cambiamento avvenuto nel calendario della settimana, doveva assolutamente visualizzare e rispondere.

Però, quando afferrò il cellulare leggendo dal blocco schermo la notifica che gli era appena arrivata, constatò che non fosse il suo manager ma un totale sconosciuto su Instagram.

A Jisung capitava spesso di ricevere molte notifiche da parte dei vari social essendo un personaggio pubblico e per di più famoso, tanti mi piace e commenti carini -- come commenti d'odio -- volavano sotto le sue irreali foto. Ma quella era una notifica dei DM.

Jisung non visualizzò il messaggio e tantomeno entrò nell'app da cui gli era arrivata la notifica, lesse solo l'anteprima ed il nome dell'account che gli aveva scritto.

Era un certo 'unknown qualcosa' ad avergli inviato il seguente messaggio:

<<Incontriamoci.>>

Jisung ghignò a quelle lettere e, dopo aver spento il telefono e riso a quel messaggio, lasciò il dispositivo sulla scrivania, nel mezzo del disastro, decidendo di ignorare chiunque fosse quello strano tizio e di proseguire piuttosto con il lavoro che il suo alter ego Stranger aveva da completare.

MEET ME HERE ACROSS THE PLANEHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin