Chapitre onze

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Milano, Italia.

Milano, Italia

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"Buonasera Seo, da quanto tempo."

L'interpellato si schiacciò ulteriormente al muro per via della vicinanza tra i loro volti. Lee Know non sapeva bene cosa fosse lo spazio personale, difatti distruggeva le bolli di chi più voleva infastidire o, anche, delle sue vittime proprio come stava facendo in quel momento con Changbin.

Il miliardario socchiuse gli occhi ed osservò i lineamenti di Lee Know coperti dalla maschera grigia, passò gli occhi sui capelli biondi che portava e sulle sue iridi scure cercando di capire chi si potesse nascondere sotto quella facciata.

"Mi scusi, ci conosciamo?"

Lee Know non riuscì a trattenere una grassa risata che sentì anche Jisung che era invece alla sfilata. Il biondino inclinò la testa di lato continuando a fissare nell'anima Changbin e strinse tra le dita il tessuto della veste che indossava quel ragazzo che tanto avrebbe voluto prendere a pugni in faccia. Lo odiava, lo odiava e lo odiava da morire.

"Il mio nome non è importante al momento, sono solo qui per chiederti una cosa..."

Di nuovo, si avvicinò più minaccioso di prima, i suoi occhi neri come il petrolio segnavano solo l'adirarità di un passato più che doloroso e Changbin cercò di farsi vedere il più calmo possibile, impassibile sotto le parole crude del supercattivo.

"... Dov'è la mia collana?"

Il quesito di Lee Know fece corrugare la fronte del miliardario che, confuso è dir poco, inclinò il capo pure lui. "Come prego? Di che collana sta parlando?"

Il biondino sorrise ancora, a furia di tenere quell'espressione gli si sarebbe bloccata la faccia prima o poi, e irritato rafforzò nuovamente la presa sui vestiti di Seo.

"Non fare il finto tonto, so che hai tu quel ciondolo che contiene una foto di famiglia." Lee Know digrignò i denti, come si permetteva quel bastardo di prendersi gioco di lui?

E poi -- miracolo! -- Changbin capì di cosa stesse parlando il felino; la collana dei Lee. Come dimenticarsi di quella collana.

Fu il momento del miliardario a sghignazzare ora che aveva centrato il punto della situazione. Lee Know voleva indietro quel ciondolo, peccato che però non avrebbe mai e poi mai ascoltato quegli ordini. Mai.

"Ho capito di che stai parlando e mi dispiace informarti che non sono intenzionato a dartela. È un regalo che m'ha fatto mio padre, è molto importante per me."

Lee Know serrò la mascella scazzato. Come si permetteva solo di pensare a quelle parole? Quella era la sua collana e lui gliel'aveva rubata. Dall'altra parte della micro auricolare spia si trovava Jisung che immaginava parecchio l'espressione che probabilmente era nata sul viso del suo collega e la sfilata di Versace stava per giungere al termine. Il cantante provò a dirglielo senza sembrare ovvio che stesse parlando con qualcuno, e così fece finta di conversare da solo e rendersi, quindi, un pazzo.

Che peccato... Mancano gli ultimi capi da mostrare e poi inizierà la prossima...

A quella frase Lee Know si ricordò il patto stipulato, entro la fine della sfilata sarebbe dovuto essere tornato all'hotel con o senza collana.

Il felino afferrò il colletto della camicia di Seo e gli tirò una capocciata prima di bloccarlo di nuovo contro la parete. "Allora? Dov'è la mia fottuta collana?!" Gli sbraitò in faccia e disinteressato se qualche gocciolina della sua saliva fosse finita sul volto del miliardario che voleva morto.

La cosa di cui certamente non si aspettò fu che Seo reagisse ai suoi gesti: in un batter baleno Lee Know venne spinto dalle braccia possenti del giovane uomo e si ritrovò un pugno dritto sulla guancia sinistra che quasi non lo mise a K.O.

Lee Know si rialzò e riuscì a schivare il secondo destro che Changbin provò a tirargli ed il felino decise di restituire il favore con una ginocchiata nei gioielli di famiglia. Il miliardario cadde a terra dolorante tenendosi stretto le parti intime con entrambe le mani e sibilò un qualche insulto prima di portare i suoi occhi sulla figura allenata del ragazzo davanti a lui.

Stava per preparare un altro cazzotto ma, proprio sul punto di sferrarglielo, Changbin si sporse in avanti allungando un braccio verso la gamba del supercattivo intenzionato a fargli perdere l'equilibrio ma Lee Know, ovviamente, restò in piedi come se non lo stesse toccando nessuno. L'unica cosa che non si aspettò fu il lieve calore che pian piano gli bruciava la tuta e gli ustionava la pelle e quello sì che lo fece cadere per far sì che quella mano lo mollasse.

Lee Know alzò lo sguardo sbigottito sul miliardario che invece sorrideva come un maniaco e lì vide una cosa di cui non era minimamente a conoscenza.

La mano di Seo Changbin era in fiamme.

Quando gli ultimi modelli stavano sfilando sulla passerella, Jisung si decise ad alzarsi per andare a vedere cosa stesse succedendo nel bagno degli uomini. Era da poco che sia il suo collega che quel bastardo non parlavano ed il cantante si stava preoccupando. Magari è successo qualcosa a Minho, aveva pensato nel profondo del cuore ma si era deciso di far finta di star andando lì solo per vedere come fossero presi e non per il vero motivo per cui si stesse recando là.

Lee Know aveva sbloccato la porta del bagno e si era allontanato dal corpo di Changbin il quale aveva deciso di seguirlo e di adossarsi a lui. Riuscì a bloccare il felino contro uno dei lavandini e la mano da cui usciva il fuoco la portò pericolosamente vicino il viso mascherato del ragazzo il quale bloccò quel gesto, terrorizzato.

"Beh? Che ti succede? I tuoi occhi gridano paura."

Era vero, cazzo se era dannatamente vero, gli occhi di Lee Know avevano paura, Lee Know aveva paura... Aveva paura di quei ricordi tanto lontani quanto vicini...

Minho... Minho dove sei? Scappa!

Tesoro mio, corri! Noi arriveremo presto, te lo prometto...!

Lee Know spinse il corpo di Changbin via dal suo e gli graffiò il viso con i propri artigli. Goccioline di sangue schizzarono piccole e prepotenti un po' ovunque e il miliardario si ritrasse dal dolore. "Ahia! Stronzo!" Gridò prima di schiantarsi contro di lui e di tirargli ripetuti pugni nello stomaco finché Lee Know non riuscì a liberarsi da lui ancora una volta.

Jisung era ormai quasi vicino alla toilette e il rumore dei lamenti e le imprecazioni che sentiva dall'altra parte dell'apparecchio gli gridavano di muoversi.

E nel momento in cui stava per afferrare la maniglia e spingere la porta sentì un gemito strozzato e, millisecondi dopo, vide dei colori caldi ardere davanti a lui.































~ # shioko .

forse vi sto viziando un po' con questi doppi aggiornamenti. non abituatevici troppo, tra non molto finiranno.

MEET ME HERE ACROSS THE PLANEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora