♦️Prologo♦️

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Dicono che a volte anche gli angeli abbiano paura della morte. Ma i diavoli cosa temono più di qualsiasi altra cosa?

Paura, ansia e terrore.
Sono queste le tre emozioni che ho sempre provato durante la vita a casa mia.
Non mi è stato concesso di provarne altre.

Abitavo in una specie di baracca a Kyzyl, una delle città più pericolose e malfamate di tutta la Russia.
Odiavo vivere in quel posto, odiavo ciò che mi circondava.

Tale città è famosa per l'alto tasso di omicidi che avvengono annualmente.
Mi vengono i brividi al solo pensiero.

Ma, tolto questo, la mia vita in generale non è mai stata facile.
Vivevo in una famiglia molto grande, ma anche molto povera; mio padre faceva l'operaio in una fabbrica e, nonostante il suo duro lavoro, guadagnava davvero poco.

Lavorava dodici, tredici ore al giorno, in condizioni penose, per guadagnare una miseria.

I suoi soldi non bastavano per sfamare cinque bambini: infatti, spesso non c'era nulla in tavola.

Il ricordo della delusione dipinta sul volto di mia madre, dei miei fratelli e delle mie sorelle mi è rimasto impresso nella mente, come inchiostro indelebile.

Il cibo costava tanto, dovevamo comprarne poco e noi eravamo troppi. Quel poco che c'era lo mangiavano tutto mio padre e le mie sorelle, ai miei fratelli, mia madre e a me restavano gli avanzi.

Come ai cani.

Ricordo la fame, quella vera, che ti divora da dentro, portandoti ad una perdita di peso quasi immediata: andavo a dormire con lo stomaco vuoto, e il freddo non migliorava la situazione.

Di notte mi svegliavo, la sensazione di vuoto nella pancia mi devastava, causandomi un forte mal di testa.

Non potevo farci nulla, al mattino dovevo alzarmi lo stesso, anche se avevo dormito poche ore. Le occhiaie e le borse sotto gli occhi si vedevano a metri di distanza.

Ricordo che andare a scuola mi piaceva davvero tanto. Era un luogo dove non esisteva la violenza; mi sentivo tranquilla, senza la necessità di dover stare all'erta, senza provare ansia o paura.

Mi impegnavo al massimo per poter prendere degli ottimi voti, amavo studiare. Durante le lezioni ascoltavo attentamente, riuscivo a immaginarmi tutto nella mia testa.

Il sapere avrebbe fatto luce sulla mia vita primitiva e terribilmente triste, mi avrebbe reso in grado di aprire le mie ali e andarmene da Kyzyl.

A scuola, durante l'intervallo, non potevo correre e giocare con gli altri bambini, altrimenti avrei smaltito troppo e avrei avuto di nuovo fame.
Me ne stavo buona, seduta su una panchina.

Vedere gli altri giocare mi faceva stare male, perché non potevo farlo con loro. Non ho avuto l'occasione di essere una bambina.

Quelle poche volte che avevo la merenda, la mangiavo a morsi minuscoli, me la gustavo e cercavo di conservarmela per più giorni possibili; poi, in certe occasioni, non riuscivo a trattenermi e la mangiavo tutta, senza ritegno.

Ogni singolo giorno speravo e pregavo di avere più cibo, per me e per la mia famiglia, ma non è mai arrivato.
E, alla fine, ho perso tutte le speranze.

Le mie sorelle più grandi lavoravano nel bordello di mia zia, con orari e condizioni di lavoro spaventose.
Ricordo che avrebbero voluto continuare i loro studi, ma mio padre glielo impedì per mandarle al bordello.

Venivano spesso picchiate, violentate, non rispettate e venivano pagate davvero poco. Una donna, per giunta giovanissima, che si prostituisce, vende il suo corpo, a cui viene spesso fatto del male e trattata come un animale, non ha nemmeno diritto ad una paga dignitosa? È assurdo, non me ne capacitavo, avrei voluto fare del male a quello che le pagava.

Death Flowers - Il mostro di Las VegasWhere stories live. Discover now