♦️Stanza 240♦️

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Diana
La stanza 240 è l'unica all'ultimo piano; quando sono davanti all'imponente portone di legno, inizio a provare anche ansia.

Se fossi scarsa e Mark cambiasse idea? Se decidesse che non posso più fare parte dei Death Flowers?

Non posso permettermi un fallimento, devo brillare nel combattimento, altrimenti verrò esclusa e magari finirò di nuovo in mezzo ad una strada...

Scaccio quei pensieri ed entro nella stanza.
Davanti ai miei occhi si staglia una palestra enorme, con un ring al centro, dei pungiball ai lati, scaffali pieni di guantoni e degli uomini alti e super muscolosi che ci scrutano.

La mia ansia aumenta ancora, forse anche per l'attacco di panico di stamattina. Quella sensazione così angosciante e dolorosa di solitudine non mi abbandonerà mai.

Noto che tutti i ragazzi sono sistemati su una linea bianca, così vado anche io; intravedo Billy e le lancio uno sguardo d'intesa, poi sto zitta come fanno tutti.

Mark entra nella stanza, elegante e con l'aroma di tabacco sempre addosso. Il mio cuore inizia a battere forte, troppo.
Ansia, ansia, ansia.

-"Ragazzi, buongiorno!"- esclama, alzando le braccia, di fronte a noi.
-"Oggi è un giorno speciale; sicuramente qualcuno di voi avrà già conosciuto Diana, che è nuova qui"- mi fa cenno di andare di fianco a lui.

Diana, smettila di mangiarti le unghie, altrimenti tutti noteranno il tuo nervosismo.

Una volta di fronte a tutti, riesco a vedere Kat e Alex, i ragazzi di questa mattina, Billy e poi la diva Sophia, che mi guarda con disprezzo. Avrei proprio voglia di rompergli quegli occhiali veloci del cazzo.
-"Bhe, lei è Diana!"- dice Mark. Tutti applaudiscono, quasi mi sento importante.
L'ansia un po' diminuisce, per lasciare spazio a qualche goccia di felicità.

Non credevo fosse una sensazione così bella.
Mark mi rimanda a posto, per poi iniziare il suo discorso.
Ora non si metterà a dire che dobbiamo spararci addosso, prenderci a pugni e coltellate, vero?
-"Bene, ora dividetevi e allenatevi per bene!"- esclama.
Concentrazione.

La fila ordinata si rompe, ognuno va nel punto della palestra che fa per lui e inizia ad allenarsi. Mark mi viene incontro.

-"Bene Diana, tu sai comunque già qualcosa di karatè, vai pure con Jerry"- indica uno di quegli uomini enormi che ho visto prima.
Ma quello non è uomo, è una specie di ciclope con due occhi...

-"Oh tranquilla, lo so che può fare paura dal suo aspetto, ma fidati che è un brav'uomo"- dice Mark, dopo aver notato la mia espressione terrorizzata.

Per fortuna con Jerry c'è anche Billy, con altri ragazzi che non ho mai visto.
-"Ragazzina, io sono Jerry. Qua se devi prendere schiaffi li prendi e stai zitta"- dice l'uomo con una voce baritonale. Sarà alto due metri, è calvo e ha le braccia coperte da tatuaggi inquietanti, mentre sul dorso della mano destra ha quello dei Death Flowers.

Annuisco, quasi impaurita. Ho come la sensazione che farò molta fatica, per imparare a combattere meglio.
-"Bene ragazzi, oggi ripassiamo delle mosse di karatè"-

Mi torna in mente la mamma. Era sempre tranquilla ogni volta che mi allenava, non urlava e quando sbagliavo mi correggeva con dolcezza. Ripenso ai suoi movimenti rapidi e aggraziati, ma veloci e letali.

In quei momenti, trovavo la luce, in un tunnel di oscurità.
Mi manca.
Ci sistemiamo tutti in linea, finché Jerry non inizia a spiegare: non esegue come mia madre. È molto più rapido, colpisce con forza e precisione disumana, senza pietà. È molto concentrato.

Death Flowers - Il mostro di Las VegasWhere stories live. Discover now