♣️Maschera di sangue♣️

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Diana
-"Lasciami papà, non ci voglio andare là!"- urlo con tutte le mie forze, cerco di liberarmi dalla sua presa salda sul mio polso esile, mi divincolo, scalcio come un cavallo.

Non entrerò in quel bordello, un luogo sporco e privo di umanità, dove le ragazze sono solo degli oggetti da usare e gettare via.

Voglio essere utile alla mia famiglia, continuerò a rubare, fare l'elemosina, ma in quel posto io non entrerò mai.

-"Diana, non fartelo ripetere, tu ci devi andare e basta!"- sbraita mio padre, rafforzando la presa. Non riesco ad oppormi, non posso in nessun modo competere con la sua forza.

Mi sento come la mamma, impotente, senza la possibilità di vincere contro la forza di colui che ha sposato, colui che dovrebbe amarla.

Lui continua a trascinarmi, cerco di fermarlo, di resistere alla sua forza.
Le mie scarpe stridono sul ghiaccio della strada, lo rompono e lo rovinano.

Mio padre stringe ulteriormente la presa sul mio polso, imperterrito continua a trascinarmi, mi romperà l'osso se continua così. Ci manca solo il polso rotto, non potrò nemmeno curarlo come si deve, per la nostra solita mancanza di soldi.

-"Papà..."- inizio a dire. Sono disperata, distrutta.
Mio padre si ferma, stufo e irritato, ma continua a tenermi stretta a sé e mi lancia un'occhiata infuocata.

-"Diana, smettila. Se lo fanno anche le tue sorelle, puoi farcela anche tu. Preferisci scopare per soldi o non avere nemmeno la cena?"- dice lui, tirando su con il naso per il freddo.

Il poco cibo, la fatica al lavoro e le nostre condizioni di vita lo hanno reso debole. I suoi capelli corvini sono ormai grigi, anche se ha solo trentacinque anni. Delle profonde occhiaie solcano il suo viso, gli occhi verdi sono spenti e vuoti.

Forse alla mia età era un bellissimo ragazzo.

Intorno ai noi nevica, c'è pochissima gente in giro e un silenzio tombale.
La lentezza con cui la neve attecchisce al suolo mi meraviglia e mi lascia stupita, come la sua grazia e bellezza.

Vorrei essere un fiocco di neve, sarei pura, bianca e priva di ogni peccato.
Ho solo quattordici anni, eppure questa vita mi ha stancato in tal modo che mi fa sentire vecchia.

Ho pensato più volte di togliermi la vita, non ricordo nemmeno il motivo che mi ha trattenuta dal farlo.

-"Avere la cena"- rispondo sussurrando, mentre mi scende una lacrima.
Solo che vorrei averla senza dover fare la prostituta.

-"E allora muovi il culo"- mio padre ricomincia a tirarmi, ma non mi oppongo più. Sono svuotata completamente di ogni energia, la tristezza mi schiaccia il cuore.

Il freddo di gennaio mi penetra le ossa, si insinua nel mio petto come una presenza oscura e rinchiude le emozioni in una gabbia di ghiaccio.

Odio Kyzyl.
È un inferno pieno di diavoli e io sono l'unico
angelo in questo caos.

Se tenere aperte le ali significa soffrire in tale modo, allora le terrò chiuse e resterò per sempre in questo posto, morirò qui, da diavolo. Da peccatrice.

Quando arriviamo davanti al bordello, le mie emozioni escono fuori, rompono la gabbia di ghiaccio, prorompono come urugano.

Sono stanca di tenere tutto dentro, di nascondere le mie sofferenze e i miei disagi, sono stanca di condurre una vita così triste e povera.

Death Flowers - Il mostro di Las VegasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora