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"Junie, è pronta la cena!" la signora Choi, come ogni singolo giorno, aveva urlato quella frase magica direttamente dalla cucina del loro non troppo grande appartamento.

Suo figlio, un diciottenne coi capelli che tutti definivano color volpe, l'aveva raggiunta col cellulare in mano "sento odore di ramen"

"Mi hai detto di volerlo mangiare ed eccoti servito, ne ho preparati due tipi diversi" gli aveva baciato la guancia con la sua solita dolcezza, poi si era un po' rabbuiata "tuo padre sta parcheggiando la macchina, oggi ha deciso di cenare con noi"

L'umore del giovane era cambiato al punto da avergli fatto perdere il luccichio negli occhi "posso andare in camera mia? Oggi è stata una brutta giornata e non vorrei rovinarla ulteriormente"

"Ti prego tesoro, non sta mai con noi e mi manca stare in famiglia"

"Mamma, ti voglio bene e rispetto con tutto me stesso, ma non puoi chiedermi questo. Lui è sgradevole, meschino e non fa altro che screditarti"

"È la persona che ho scelto e che amo ancora  nonostante tutto" si era fatta aiutare per trasportare le ultime cose a tavola "e tu sei il mio bambino; ho bisogno di entrambi"

Yeonjun, dopo aver dato un abbraccio a quella donna minuta, si era messo a sedere in attesa dell'ora del giudizio.

Infatti suo padre, un uomo serio e vestito di tutto punto, si era dilettato nell'importante pratica di screditare la sua famiglia "questi spaghetti sono mollicci, li hai fatti cuocere troppo a lungo"

"Caro, sono diventati così perché ci hai messo molto tempo ad entrare in casa. Ti assicuro che fino a pochi minuti fa erano perfetti"

"Sarà senz'altro così, se sei tu a dirlo" aveva sorseggiato un po' della sua birra, poi si era dedicato a suo figlio "hai tinto di nuovo i capelli, non dovrebbe essere un problema a scuola?"

Il giovane aveva la schiena un po' curva a causa della sua mancanza di allegria "nessuno ha mai fatto storie e persino il preside è solito farsi le tinte"

"Giusto, a volte mi dimentico che frequenti un istituto per nulla rispettabile. Nel quale, oltretutto, sei riuscito a farti bocciare. Dovresti essere quasi alla fine, ma per colpa delle tue azioni stupide assieme a quel pagliaccio del tuo migliore amico adesso ti tocca ripetere l'anno"

"Non parlare di Beomgyu, non lo conosci nemmeno" stava stringendo i pugni a tal punto da aver quasi piegato le bacchette "e dovresti sapere che siamo stati bocciati per mancanza di voti, il comportamento non c'entra proprio niente"

Il signor Choi si era tolto la giacca elegante "spero che almeno tu abbia deciso a quale università iscriverti, hai due anni di tempo visto che sei un ripetente e mi aspetto una scelta degna del nome che porti"

La voglia di spaccare tutto del ragazzo era talmente visibile da aver allarmato l'unica donna seduta a tavola "ti ho già detto che non mi piace studiare e che voglio lavorare per dare una mano a mamma"

"E che lavoro vorresti fare? Quello del commesso? Il cameriere? Non sono stabili né ben retribuiti. Se ti mettessi a studiare potrei farti avere un posto importante nella mia azienda"

"Non me ne frega niente della tua attività, è a causa di quella se non siamo mai stati una vera famiglia"

"È grazie alla mia posizione sociale se puoi permetterti di avere tutti i tuoi vestiti firmati e quegli aggeggi elettronici che ti piacciono tanto, perciò porta rispetto" stava cominciando a scaldarsi anche lui.

Suo figlio si era alzato con uno scatto, facendo strusciare la sedia a terra "allora, visto che sei tanto ricco e potente, fai in modo che tua moglie non debba faticare come lavapiatti. Ha le mani rovinate ed è sempre stanca e, in quanto uomo rispettabile, dovresti prenderti cura di lei"

Chasing That FeelingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora