CAPITOLO SESSANTOTTESIMO

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Passarono dei giorni, tornavo dalla palestra. Come al solito, andai a farmi una doccia.
Mi stavo asciugando i capelli con l'asciugamano, quando notai che il telefono lampeggiava. Andai a controllare e vidi che persi tre chiamate da un numero sconosciuto. Richiamai.

《Charston, hai deciso?》

Non risposi, era il regista di Charlie, come al solito aveva sbagliato numero.

《Che fai non rispondi? Ti sto chiamando da mezz'ora. Hai scelto si o no? Vuoi partire per New York per diventare un attore come Tom Cruise, o vuoi rimanere qui in Francia per stare con la tua amata? Suvvia Charston, lei è una come tutte le altre, ti scoccierà prima o poi. In America ce ne saranno di ragazze della tua età, più belle e anche più speciali. Allora? Che hai deciso? E da più di un mese che mi stai dicendo di aspettare, mancano quindici giorni.》

Non sapevo che dire. Qualche giorno fa, per fare pace seriamente avrebbe potuto dirmelo, ma ha preferito dire solo che era geloso di me e di Michael.

《Voglio saperlo entro stasera alle sette e mezza. Ciao.》

Ero delusa. Non volevo litigare, ma ero così incazzata, da poter fare la terza guerra mondiale. Volevo chiarire tutto, sapere perchè non me lo aveva detto prima.
Finii di vestirmi e decisi di andare da Charston.
Guardavo in basso per non farmi vedere dagli altri, piangevo e vedevo le gocce che cascavano, che per me facevano da pane come se fossi Hansel. I capelli mi entravano in bocca e negli occhi, vedevo doppio e camminavo come una sbronza.
Alzai lo sguardo e arrivai a casa Domini.

《Quando avresti voluto dirmelo?》dissi interruppendo in camera di Charlie.
Lo vidi sdraiato a letto con il copione in mano che ripeteva con nelle orecchie le cuffie sparate mentre ascoltava i Nirvana, all'angolo della stanza c'erano due valigie, una piena già chiusa e una aperta per terra riempita a metà e l'armadio era aperto, tutti i vestiti erano in disordine, alcuni penzolavano dagli scaffali, altri cascavano per terra.
Non riuscivo ad essere arrabbiata davanti ai suoi occhi, così ogni volta piangevo per il dolore che mi suscitava. Andai verso i bagagli e li indicai.
《Quando avresti voluto dirmi che il regista ti ha offerto di andare a New York? Me lo avresti detto via messaggio, come a Vaniglie? È questo quello che vuoi?》

《Non so ancora se voglio partire.》disse come se io fossi un'estranea.

《E perché queste valigie sono quasi fatte?》dissi aumentando la voce.

《Charleen, sto decidendo se rimanere per te!》

Andai da lui e lo abbracciai, lui mi strinse, mise il suo mento sopra la mia testa, facendomi annusare il suo profumo e mi accarezzò i capelli.
Iniziai a piangere lacrime enormi e salate. Mi continuavano sulle guance e cadevano sia sul mio che sul suo petto.

《Non devi considerarmi nel tuo futuro, io sono solo un piccolo inizio.》

Non ci potevo credere. Arrivai li con l'intenzione di farlo rimanere, ma quello che mi usciva dalla bocca erano parole che gli stavano dicendo di partire.
All'improvviso sentii un qualcosa che cadeva sopra la mia testa di bagnato. Erano le sue lacrime.

《Mi stai chiedendo di lasciarti.》disse singhiozzando.

《No.》lo guardai in faccia. Sorrisi e gli sistemai i capelli. Guardai in basso, cercai la sua mano, la tolsi dalla mia schiena e incrociai le mie dita alle sue. Le sue mani tremavano ed erano sudate, ma non mi interessava.
《Ti sto solo dicendo di andare avanti.》

NON SONO ALL'ALTEZZA [IN REVISIONE]Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang