XVIII

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Venezuela's pov:
Mi diressi dentro la mia classe, con la mia voglia di entrarci pari a zero.
Mi ricordava tutti i baci che ci eravamo lasciati io e Siria.
E lui mi aveva tradito così facilmente! Me lo avevano detto che non mi dovevo fidare... mentre io ci ero cascato come un coglione, credendo a quello stupido "ti amo" e a quella bellissima faccina che si ritrovava.
< Dai che ti riprenderai > cercò di tranquillizzarmi Colombia, posandomi una mano sulla spalla.
Sbuffai. < Fai schifo a consolare. > cambiai meta e andai un bagno a sciacquarmi la faccia.
Sfiga delle sfighe mi trovai nello stesso momento del coglione che mi aveva rubato il mio ragazzo. Iran.
Lo guardai malissimo, ma lui perché nemmeno accorgersi della mia presenza finché non lo bloccai con una domanda: < Come hai fatto? >
L'iraniano si girò confuso. < Che cazzo vuoi. >
Mi voltai con uno sguardo gelido. < Lo sapevi che era impegnato, eh? È stato un divertimento rubarmelo giusto? >
Sbatté le palpebre ma non rispose.
Strinsi i pugni.
Allora Iran parse capire. < Ahhhhh intendi Syria >
< Si coglione. >
< Amico calmati, > disse lui con voce soave. < Posso assicurarti che lui aveva tutt'altro che voglia di scopare >
Lo guardai dritto negli occhi. < Che significa. >
< Che puoi ritenerti fortunato ad avere un ragazzo leale, ma peccato che comunque me l'ha succhiato > si fece scappare una risatina e uscì dal bagno.
Ero pronto ad andare là e picchiarlo.
Ma ugualmente non capivo: voleva o non voleva tradirmi? E nel caso non l'avesse voluto, non si sarebbe trattato di stupro?
Volevo andare là e stringere Siria, confortarlo, ma non capivo il motivo, le gambe non avevano le forze di farlo.
Alla fine lasciai perdere, non eravamo più fidanzati, non mi doveva più interessare niente di lui.

Cina's pov:
Stavo frugando dentro casa mia, guardando se trovavo qualcosa di interessante da fare.
La biblioteca di casa mia era grande, ma non riuscivo mai a finire tutti i libri, che ecco ne ricompariva un altro.
Ero un po' giù di morale, perché avevo da poco litigato con Nord Corea, il gattino, che mi aveva insultato profondamente ed in quel momento aspettavo le sue scuse.
Sapevo che non sarebbero mai arrivate, ma ci speravo, ci speravo davvero tanto.
Ad un certo punto mi cadde un libro in testa.
Imprecai in cinese e lo raccolsi, notando però subito una cosa: era un albero genealogico.
Magari mio padre lo aveva lasciato in quella biblioteca proprio perché voleva che lo scoprivo, prima di morire, ma non volevo sicuramente in quella maniera.
Lo aprii, e subito iniziai a guardare i miei discendenti: alcuni li conoscevo, altri invece mi facevano conoscere parenti che non avevo la minima idea di avere.
Alla fine arrivai a mio padre, aveva una sorella.
Strano, molto strano.
E lì mi crollò il mondo addosso: la figlia della sorella di mio padre, lei, proprio lei, era Taiwan.
Taiwan era mia cugina.
Midi via il libro velocemente, mentre un senso di angoscia mi avvolgeva.
La ragazza che amavo e che probabilmente ricambiava... eravamo cugini.
Crollai sul divano, e notai solo all'ora che aveva iniziato a piovere.
Sospirai, presi il telefono e chiamai il mio gattino.
< Pronto, China. >
< Hey Northie...vieni a casa mia? Così ci chiariamo magari... >
Aspettai un attimo, prima che lui rispondesse.
< Che succede? >
Accennai un sorriso, mi conosceva troppo bene.
< Tu vieni e basta > gli dissi.
Lui chiuse e, probabilmente correndo, si fiondò a casa mia.
Appena gli aprii si fiondò su di me tartassandomi di domande anche aggressive, a cui io chiusi la porta con un tonfo.
Lo guardai un attimo: era tutto bagnato, nemmeno il giubbetto si era messo, e le orecchie tutte zuppe d'acqua.
< Mi tocca darti dei vestiti > ridacchiai. < Vieni. >
Mi diressi in camera mia con lui al mio seguito e gli presi due vestiti che credevo gli stessero bene.
Prima di darglieli però, lo osservai e per un attimo me lo immaginai con i miei vestiti addosso.
Il nordcoreano si avvicinò a me.
< Scusa questi ti staranno grandi > li rimisi a posto e ne presi altri che stavano grandi perfino a me.
Glielo diedi.
< Non sono grandi anche questi? > domandò.
< Nah vedrai che ti staranno bene >
Nord Corea alzò le spalle e si levò la giacchetta d pelle. Poi si sfilò la maglietta ormai diventata attillata dall'acqua, rimanendo a petto nudo.
< Comunque, mh... come va con cosa...intendo Taiwan o come se chiama. > disse con voce palesemente gelosa.
Io ero più interessato a guardargli il petto, ma gli risposi giù di tono: < Siamo cugini. >
Non rispose, ma la notai la gioia nascosta nei suoi occhi.
< Felice eh? > alza lo sguardo per guardarlo negli occhi.
Lui negò l'evidenza. < Mi dispiace invece. >
< Non prendermi in giro > mi alzai, dirigendomi da lui. < Sei innamorato pazzo di me e non vedevi l'ora che io lo capissi e la lasciassi stare. >
Lui arrossì. < No. >
< Dai dimmi la verità..~ > gli cinsi con un braccio i fianchi, avvicinandolo al mio volto.
Il nordcoreano arrossì sempre di più. < L-lasciami... >
< Ammettilo e forse ti lascio. >
< Non ho niente da ammettere.. >
< Dai Northie, micetto. >
Alzò le orecchie da gatto in quel momento con quel soprannome riuscii a convincerlo. < V-va bene! Mi piaci, non sono innamorato pazzo di te ma si, ti amo... >
Alzai un sopracciglio, accennando un sorriso.
Lui mi guardò. < Tanto. >
< A sto punto tantissimo direi >
< Si... > Nord Corea deglutì, mentre io gli accarezza i una guancia. < Cucciolo mio... >
< Mh... >
Portai una mano dietro la sua testa e lo baciai.
Era per provare, va bene? Fino a che non mi ero invaghito di Taiwan ci provavo con lui, e volevo vedere sé effettivamente ero sempre rimasto innamorato di lui.
Lui mi poggiò le mani sulle guance ricambiando e volendo approfondire il bacio; lo lasciai fare, mentre poggiavo la mano libera sulla sua e lo stringevo a me.
Ci staccano dopo un po', Nord era con una faccia confusa ma allo stesso tempo desiderosa.
Come potevo non accontentarlo? Poi era mezzo nudo.
Mi tolsi la maglietta e iniziai a baciargli il collo, lasciandogli segni violacei su di esso. A quel punto lo marchiai anche, tanto ormai non faceva più differenza, era mio, e lo sarebbe stato per sempre.
Emise un gemito stridulò, ma non disse nulla al riguardo e anzi, si strusciò su di me con il bacino facendo qualche piccolo verso da gatto fatto apposta.
Ci divertimmo molto quella sera e, ormai quando avevamo finito, io mi rimisi i boxer e lui si risistemò mettendosi i boxer e anche la felpa che gli avevo regalato, stando ai miei occhi talmente sexy che lo avrei rispogliato nuovamente.
Mi abbracciò, dicendo due parole che mi fecero sciogliere.
< Ti amo >
Sorrisi come un abete, mentre gli accarezzavo la testa.
< Anche io Northie >

Only you. {ch story omegaverse}Where stories live. Discover now