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// scene 🔥 in arrivo 😈

"- LA VITA COME IL CUBO DI RUBIK -PIENA DI COLORI? -NO, NON CI RIESCO"

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Scopro di sentirmi leggermente a disagio a scopare nella camera che ho condiviso per anni con Silvia.

Me ne rendo conto mentre ho la faccia premuta tra le gambe di Elisa.

Continuo il mio operato senza dare segni di cedimento, eppure, nella mia testa sto pensando a tutt'altro.

Immagino che le cosce che sto stringendo e che sto sollevando siano quelle della mia ex.

La mia lingua entra in lei e la voce di Elisa mi suona totalmente diversa, più acuta.

Chiama il mio nome: "Enzo, sì, Enzo".

È Silvia.

Elisa è sparita e a me va bene così.

Mi diverto a farla ansimare, gioco con le dita su di lei, dentro di lei.

Percorro di baci il suo corpo, risalendo fino ad arrivarle al seno.

Cerco i suoi occhi, grandi e scuri, e me li immagino azzurri, come quelli che tanto mi disprezzavano mesi fa.

Non accetto che ricambi i miei preliminari: Silvia non sapeva farlo, e in questo momento mi sembra incoerente.

Non so perché sto immaginando di farlo con lei, ma non c'è una singola parte di me che non desideri farlo ora.

Mi muovo in modo da farla girare di schiena.

Così mi risulta più facile immaginare che sia lei.

Voglio farla urlare, come non sono mai riuscito a fare, e mi infilo tra le sue natiche senza la minima delicatezza.

Le strappo subito un gemito forte, che mi fa ansimare.

Mi sento maestoso in ginocchio dietro il suo culo perfetto, mi sento imponente e la scopo con tutte le mie forze.

Il preservativo mi infastidisce, ho paura di romperlo. Ormai la grinta ha preso possesso di me e sprofondo in lei senza pensarci, sempre più forte.

La vedo mordere il cuscino per soffocare i gemiti.

Non mi piace.

"Urla"

Glielo dico come se fosse un ordine.

Lei sa che è quello che voglio, che è quello che mi fa godere, sono sicuro che si ricorda che è una cosa che ho voluto anche la volta scorsa.

Eppure non lo fa.

La mia mano aperta colpisce la sua natica, lasciandole subito un segno visibile anche con la luce soffusa della mia camera.

"Urla" le ripeto e questa volta obbedisce.

Lo fa come non l'ha mai fatto Silva e prontamente io vengo, continuando il ritmo fino a che non mi rimane più nemmeno una goccia di rimpianto nel corpo. 

####

È mattina ed Elisa dorme accanto a me, quasi sopra di me. La coperta di pile che copre i nostri corpi nudi è troppo leggera.

Sento freddo, dentro e fuori.

Dopo aver concluso, qualche ora fa, non abbiamo più parlato.

Credo sia ormai scritto il finale di questa avventura tra di noi.

Ho ancora sulle labbra il sapore amaro di quando ho realizzato che no, non avevo scopato con Silvia.

Devi smettere di pensare a lei.

Quante volte mi sono ripetuto questa frase, negli ultimi mesi?

Sta diventando un'ossessione.

Mi stacco dal corpo leggero della ragazza che dorme tra le mie lenzuola, alzandomi dal letto completamente nudo.

Lei apre gli occhi e mi osserva. Quelle perle scure sono già vigili e mi scrutano.

"È un peccato" mi dice sbadigliando.

"Che cosa?"
"Che non succederà più. Sei così figo"

Sbatto le palpebre un paio di volte, facendola sorridere.

"Quanto mi piace la tua umiltà" esclama stiracchiandosi "devo davvero andarmene?"

"Temo di sì" le rispondo, senza nessun reale motivo.

Sono soddisfatto, ma essenzialmente non ho più bisogno di lei, e questo lo sa.

"D'accordo"

Si riveste e io, per non metterla in soggezione, indosso una maglia al volo e vado in soggiorno a preparare due the caldi.

Recupero un paio di pantaloni della tuta dal bagno mentre il bollitore è in azione.

Quando mi raggiunge, indossa di nuovo gli abiti di ieri sera ed è visibilmente infreddolita.

Le passo la felpa che uso di solito per stare in casa.

"Grazie"
"Figurati, puoi tenerla se vuoi, ne ho tante" lo dico distrattamente, senza rendermi conto che da questo mio gesto potrebbe passare un messaggio sbagliato.

"Non la riavrai mai più, lo sai vero?" sorride amaramente.

"Tranquilla, ho l'armadio pieno"

Facciamo colazione e la riaccompagno a casa di Rebecca, dove a quanto pare vive anche lei.

"Studiamo nella stessa Università, quindi siamo abituate a vivere insieme anche quando non siamo in sessione"

Annuisco, spaventato dal fatto che se Matteo e Rebecca dovessero continuare a uscire insieme, probabilmente dovrò incontrarla ancora.

Non mi sorprendo di trovare la Mercedes del mio capo parcheggiata nel vialetto.

Sorrido leggermente, immaginando che a lui non debba essere andata bene come a me.

"Beh, Lorenzo, è stato un piacere" mi porge la mano e io gliela stringo, imbarazzato.

Scende dalla macchina e non si volta indietro, mentre percorre il vialetto della villa di Rebecca.

Mi assicuro che sia entrata in casa e mi avvio verso non so dove, con una sensazione che mi attanaglia lo stomaco: lei non è Silvia.

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