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"IL MIO OROSCOPO STAMATTINA DICE: GUARDA, LASCIA PERDERE, SE MIGLIORA QUALCOSA MI FACCIO SENTIRE IO"

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"Alle 19 al Gloriette?"

Queste parole lampeggiano sotto le mie palpebre da ore.

Mi fisso le unghie mentre sorseggio la Beck's che ho comprato al volo tornando da lavoro.

Sono le cinque e tra due ore devo essere al Gloriette, a Fiorène, per incontrare Lela.

Seduto in accappatoio, sorseggio il mio carburante.

Il rumore del mio ginocchio che si muove nervosamente urtando il tavolo mi infastidisce, ma proprio non riesco a fermarlo.

Sono incazzato con me stesso per questa agitazione, come se stessi per perdere la verginità.

Il sesso è l'ultimo dei miei pensieri in questo momento, e il mio amico giace laggiù, a chiocciola.

Voglio far colpo su di lei.

Il Gloriette è un ristorante piuttosto raffinato e devo attingere alla mia scorta di contanti, voglio assolutamente evitare di fare una figura di merda al momento di pagare il conto.

Penso a tutto nei minimi dettagli: a come approcciarla quando la vedrò arrivare verso di me, a quali particolari della mia vita omettere e quali raccontare. Penso a mille domande che vorrei farle per mostrarmi interessato alla sua vita personale e non solo alle sue tette.

Sono certo di non essermi mai sentito così per una ragazza, in tutta la mia vita.

Nemmeno per Silvia.

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Non ho mai frequentato Fiorène più di tanto, mi sono sempre sentito un pesce fuor d'acqua in una città conosciuta per essere abitata solo da ricconi e figli di papà.

Le strade sono illuminate quasi a giorno e il centro è pieno zeppo di piccoli negozi che sembrano vendere merce decisamente costosa.

La mia ombra sfila sfocata sugli edifici più grandi, mescolata a quelle degli altri passanti che osservano le vetrine dall'altro lato del viale.

Sono in anticipo e ho quasi la tentazione di fermarmi in un pub a caso per uno shottino di coraggio liquido.

Non cedo, e cammino lentamente verso il Gloriette.

Ho parcheggiato lontano, per avere il tempo di schiarirmi le idee.

Spero solo di non sudare, avvolto dal piumino, sai che spettacolo se la prima cosa che scopre di me è l'odore delle mie ascelle?

L'insegna del ristorante mi appare appena svoltato l'angolo, a qualche metro di distanza.

Guardo l'orologio, mancano ancora quindici minuti alle sette.

Respiro profondamente, mi accendo una sigaretta e mi faccio sorreggere da un lampione. Fumo avido, con una caramella all'anice già pronta nella tasca.

Sbuffo il fumo dal naso, sollevando la testa verso la via lattea, disturbata dall'inquinamento luminoso, e mi ci perdo per qualche istante.

È proprio nel momento in cui abbasso lo sguardo, che il mondo che mi circonda si ferma per un istante, assieme al mio cuore.

Lancio la sigaretta lontano e mi ficco in bocca la caramella.

È lei.

È piccola, nel suo blazer troppo leggero.

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