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I giorni passano lenti da quella bellissima sera in cui ho conosciuto Mike. Dopo che abbiamo chiacchierato a lungo sotto il caldo cielo stellato di Giugno ho deciso di aprirmi con lui e di raccontargli tutto ciò che mi ha scombussolato la vita nelle ultime settimane. Dalla morte di mia mamma alla rivelazione della mia adozione. Ho scoperto che parlare con qualcuno di ciò che provo è una cosa positiva, non sempre tenersi tutto dentro è la cosa migliore.
L'esperienza mi ha insegnato che non bisogna mai mostrarsi deboli di fronte a qualcuno. La gente è spietata e userà il tuo punto debole per erigersi sopra di te come un imponente statua. Mike però è diverso. Nonostante sia stata insieme a lui solo per poche ore mi sono accorta sin da subito che, oltre alla sua indiscutibile bellezza esteriore, ha anche un bellissimo animo. E' una persona molto originale e sicura di sé. Con il suo sguardo intenso trasmette una profonda fiducia e una naturale intraprendenza. La sua personalità è avvolta da una combinazione di coraggio e brillantezza, dimostrando una determinazione che si riflette nelle sue azioni. Il suo sorriso brillante ha il dono di mettere gli altri a proprio agio, riuscendo a creare un'atmosfera di positività e apertura. La sua presenza per me è magnetica. Non posso certo dire di essermi già innamorata di lui, ma non posso neanche mentire a me stessa dicendo che tra di noi non c'è chimica.
Dopo la rivelazione che gli ho fatto ha promesso che mi avrebbe aiutato a scoprire le mie origini ed ora non vedo l'ora che usi il mio numero di telefono per farmi una chiamata. Stamattina mi sono svegliata con la sensazione di essere stata leggermente sballottata da un sogno incerto. La luce del mattino filtra attraverso le fessure delle tende, proiettando strisce dorate sulla parete. La mia mano vaga alla ricerca del bordo delle lenzuola, cercando il suo rifugio caldo e familiare. Un leggero sbadiglio sfugge dalle mie labbra, come se stessi risvegliando ogni parte di me una alla volta. I ricordi del sogno notturno si dissolvono rapidamente, sfuggendo come bolle di sapone al calore del sole. Resto intrappolata tra due mondi, il surreale e il tangibile, mentre la realtà si fa strada con discrezione.

Con occhi ancora pesanti di sonno, osservo la stanza prendere forma. L'armadio in stile Country Chic in legno bianco si svela gradualmente con i riflessi del sole, il letto al centro della stanza è avvolto da lenzuola bianche e cuscini dalle coperture a quadretti. Un tappeto a pelo lungo abbraccia il pavimento sotto i piedi, invitando a camminare con dolcezza attraverso il suo tessuto soffice. Lungo una parete, scaffali in legno ospitano libri dai colori sgargianti e oggetti futili a cui sono ormai affezionata, creando un piccolo santuario personale di ricordi. La finestra, adornata da tende in lino bianco, offre una vista sul paesaggio circostante. Piccoli vasi di erbe aromatiche in vetro decorano il davanzale, aggiungendo un tocco di freschezza e profumi naturali all'aria.
Alla base della finestra si erge il mio fedele pianoforte. In un bianco avorio perfettamente invecchiato, emana un'aria di emozioni tradotte in note. Una patina di ricordi mascherata da un nastro di polvere che si posa delicatamente sulla superifice del coperchio è testimone del tempo trascorso dall'ultima volta che aveva risuonato nell'aria della stanza. Un tempo amavo la musica, amavo suonare il pianoforte, lo facevo ogni giorno per ore dalla mia più tenera età. Lo amo ancora, sia chiaro. Ma dalla morte di mia madre non ho avuto più il coraggio di avvicinarmici. Trascorrevo ogni giorno con mia madre, l'amavo. Era come un'amica per me, potevo considerarla il mio diario segreto, confidandomi di qualsiasi cosa. Il destino me l'ha strappata via e temevo che qualsiasi cosa che amavo potesse svanire da un momento all'altro, proprio come è successo a lei. Per questo non suono più il pianoforte. Certo, sono consapevole del fatto che uno strumento musicale non è umano, non può morire da un momento all'altro. Ma nel mio inconscio aleggiava ancora un filo di terrore. Non volevo affezionarmi, non volevo amare più niente che potessi perdere. Non volevo soffrire più in quel modo. Ma l'incontro con Mike mi ha fatto rivalutare alcune cose.

Sto considerando l'idea di ricontattare Ellen, la mia migliore amica. Ho rotto con lei perché ero troppo giù di morale. Avevo paura di ferire anche lei con i miei pensieri negativi ma non le ho concesso nemmeno l'opportunità di starmi accanto. Non se lo merita. Mi manca il suo sguardo rassicurante, capace di sciogliere ogni preoccupazione, e i suoi abbracci che sapevano trasmettere una calma avvolgente. La nostalgia di quei momenti si fa sentire, come un dolce rimpianto che resta nel cuore. Poichè sono figlia unica l'ho sempre considerata una sorella. Mi chiedo cosa ne penserebbe di Mike. Una volta condividevamo tutto. Dall'argomento più importante a quello più stupido. E' ironico pensare che un perfetto estraneo conosce il mio segreto più grande e colei che consideravo mia sorella non ne sa niente.

Con gli occhi ancora mezzi chiusi, rimango con i piedi penzolanti dal letto per circa 5 minuti. Decido finalmente di scendere a fare colazione e dopo aver trangugiato velocemente una brioche e del latte di cocco stabilisco di dedicare l'ennesima giornata in biblioteca.

Mi avvicino all'armadio con un misto di routine e leggero distacco. Trovo un paio di shorts neri e una camicetta a quadri rossa e nera, corta e informale. Dopo aver rapidamente scelto l'outfit indosso le mie adorate Converse nere, le cui stringhe quadrettate si sposano perfettamente con la camicia. Uno sguardo allo specchio conferma che tutto è nella norma. Non c'è trucco elaborato o acconciatura da principessa, solo me stessa, come sempre. I lunghi capelli castani, liberi e al naturale, cadono senza troppe pretese sulle spalle.

Esco quindi da casa e mi dirigo verso la biblioteca, che si trova a pochi isolati da casa mia.  Mi lascio guidare dalla curiosità mentre penso a quale lettura andrò incontro questa giornata.
Guardo in giro, vedo la gente che passa accanto a me, ognuno immerso nei suoi pensieri. L'aria è fresca e sento odori diversi, dal profumo dei fiori al caffè che si diffonde nell'aria. I colori intorno a me sono vivaci, mentre le luci del mattino iniziano ad illuminare la città.
Camminare mi rilassa. Ascolto i suoni della città che si sveglia: passi leggeri, qualche bicicletta che sfreccia, il lontano ronzio del traffico che inizia a crescere.

Le porte della biblioteca si aprono accogliendomi con il calore familiare di carta e inchiostro.
Mentre mi avvicino agli scaffali, uno sguardo attento ai libri mi fa interrogare su cosa potrebbe catturare la mia attenzione questa volta. Le opzioni sono così varie che mi sento come una bambina in un negozio di dolci, indecisa su quale caramella scegliere.
Mi soffermo davanti a diverse sezioni, sfogliando libri con curiosità. Forse un classico che ho sempre trascurato o un autore contemporaneo che ha conquistato le menti di molti? Mentre decido, immagino già di perdermi tra le pagine di un'avventura inimmaginabile o di scoprire nuove prospettive su un tema che mi affascina.
Opto per un classico di cui ho sentito molto parlare ultimamente "Le notti bianche" di Fëdor Dostoevskij.

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Dopo diverse ore immersa nella lettura, giungo alla fine del libro e mi rendo conto che il protagonista riflette un po' la mia attuale condizione: isolato dalla realtà e incapace di stabilire relazioni significative con gli altri. Con un sorriso imbarazzato, mi accorgo che ci sono anche altre situazioni che rispecchiano la mia. La ragazza di cui il protagonista si innamora, Nasten'Ka potrebbe quasi rappresentare Mike.
Ricaccio subito questo pensiero ridicolo dalla mente e mi avvio per tornare a casa.

Quando la giornata volge quasi al termine, è giunto il momento di concedermi una doccia ristoratrice. L'acqua fresca scorre sulla mia pelle, sciogliendo le tensioni e portando un senso di sollievo. Chiudo gli occhi, assaporando ogni goccia che cade, come una piccola pausa per staccare la spina.
Il bagno si riempie di vapore mentre il profumo del sapone si diffonde nell'aria. Lascio che l'acqua scorra tra i capelli, un gesto che rilassa e libera la mente.
Spengo il rubinetto e mi avvolgo in un asciugamano pronta per ritornare a letto e godermi la sensazione di pulizia e leggerezza.

Mentre mi reco sul mio letto con le dita sfioro il pianoforte, prendo la collana dal ciondolo blu e la fisso con aria interrogativa.
Come ogni sera rileggo quella lettera, aspettandomi di scorgere chissà quale novità da quelle parole, che ormai conosco a memoria.
Metto un po di musica e mi accomodo a letto. Mentre ripenso a quanto fosse bello e profondo il libro che ho letto quest'oggi appare una notifica sullo schermo del mio smartphone. Mike.

Gemma del MareWhere stories live. Discover now