15.

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Il vento mi scuote i capelli e sfiora piacevolmente la mia pelle, esausta per il caldo asfissiante di questa estate. Il mio vestito bianco in pizzo ondeggia nell'aria salmastra e mi dona una piacevole sensazione di freschezza che irradia pace e serenità in tutto il mio corpo.
Prima di partire, Ellen mi ha portato un grosso cappello di paglia che si intona perfettamente con il mio outfit «Ti sarà utile per proteggerti dal sole, almeno non dovrai trascorrere tutto il viaggio con le palpebre semichiuse e il palmo della mano sugli occhi» aveva proprio ragione.
Al mio risveglio stamattina ho trovato lei e mio padre fuori la porta della mia camera con la colazione pronta per me.
«stanotte mi sono chiesta: è meglio un risveglio con un soffice cornetto preso al bar, oppure un risveglio con la mia presenza?» mi ha detto Ellen, ironizzando «e ho pensato: perché mai un'opzione dovrebbe escludere l'altra? Ed eccomi qui con la colazione pronta fuori la tua camera.»
Ancora intontita ed assonnata li ho guardati sbigottita per almeno trenta secondi e ho preso il sacchetto dalle loro mani.
«Abbiamo pensato anche di portarti la colazione direttamente a letto, ma poi probabilmente ti saresti spaventata» mi ha detto mio padre.
«E quindi abbiamo deciso di farti spaventare non appena uscissi dalla porta» ha concluso Ellen, facendo spallucce.
«Ellen!» ha detto papà, tirandole una brutta occhiata.
Io, senza proferire parola, ho trascinato il fagotto in cucina ed ho iniziato a mangiare lentamente mentre papà ed Ellen chiacchieravano allegramente.
Appena pronta mi hanno accompagnata al porto, entrambi un po' malinconici ma allo stesso tempo felici per me. Papà ha portato la valigia, non sono riuscita a renderla leggera e ci ho messo forse un po' troppe cose.
«È pesante?» ho chiesto a lui.
«Abbastanza»
«Non ho mai avuto dubbi» ha detto Ellen, con il suo solito tono scherzoso.

Giunti a destinazione Ellen mi ha messo il cappello sulla testa e ci siamo guardati intorno. Decine di imbarcazioni costeggiavano il porto e io non avevo idea di quale fosse quella di Mike.
«Dov'è quel ragazzo?» ha chiesto papà.
Nel giro di un paio di minuti Mike si avvicina a noi con uno zaino sulle spalle e nient'altro.
«Ciao Gemma» mi ha salutato agitando una mano, si è avvicinato a Ellen per salutare anche lei e si è presentato a mio padre.
«Trattamela bene e fate attenzione» gli ha detto a Mike.
«Certo, stia sereno»

Ho abbracciato a lungo Ellen e papà, poi io e Mike ci siamo avviati silenziosi sul pontile, in direzione della sua barca.
«Non ti dimenticare di scrivermi!» mi ha gridato Ellen alle spalle e io le ho alzato il pollice.
Ad un tratto Mike si è fermato di fronte ad una barca bianca e blu di medie dimensioni e si è voltato verso di me «sei pronta?»
«sì» gli ho sorriso entusiasta e mi ha invitato a salire con un gesto delle dita.
Ellen e papà mi hanno salutata dal porto scuotendo vigorosamente le mani, fin quando non sono diventati dei minuscoli puntini.

~ ~ ~

È da circa due ore che siamo partiti e il mio corpo si sta pian piano abituando al movimento tumultuoso della barca sul mare.
Appoggiata alla balaustra osservo l'infinito blu che mi circonda e le onde che si alzano e si abbassano con una maestria tutta loro, divenendo schiuma non appena si infrangono sullo scafo dell'imbarcazione, formando una scia biancastra che mi ipnotizza e mi rilassa. Il sole riflesso sull'acqua crea bagliori scintillanti che come piccole pietre d'oro cospargono e illuminano la superficie.
«Che bello questo cappello» una voce proveniente da dietro le mie spalle mi riporta alla realtà e mi volto verso Mike che si avvicina a me sfoggiando due fossette che non ha il diritto di avere e nascondendo qualcosa dietro la sua schiena.
«Che te ne pare?» Mike fa un cenno al mare e alla barca.
«é meraviglioso» gli dico, guardando i suoi occhi e riferendomi forse più a loro che al panorama circostante «potrei tranquillamente trascorrere qui il resto della mia vita» rispondo.
«Da bambino, quando mio padre mi portava con sé mi mettevo sempre qui ad osservare il mare, ne ero attratto e non riuscivo a distaccarmi da questo spettacolo» mi dice.
«posso capirti» gli dico sincera.
«mia madre aveva sempre paura che cadessi giù, ma papà la rimproverava sempre "Questo giovanotto non potrà mai diventare un buon marinaio come desidera, se avrai sempre paura"» dice Mike, imitando la voce rauca del padre.
Ridiamo insieme e negli occhi di Mike scorgo un breve luccichio malinconico.
«tuo padre non era un cuoco?» chiedo, ricordandomi di ciò che mi aveva detto qualche settimana fa.
«sì, ma prima era anche lui un marinaio. Questa barca era sua. Poi, con il passare degli anni non aveva più la forza fisica per continuare questo lavoro. L'amore per il mare però gli è rimasto ed è diventato cuoco di bordo»
«che bello» gli dico, sorridendo.

«ti ho portato una cosa» mi dice Mike dopo alcuni minuti, con aria soddisfatta.
Mi porge un paio di occhiali da sole rosati.
Mi sfugge un sorriso «sono quegli occhiali che trovai nello scatolone a casa tua?» gli chiedo.
«sì, ti dissi già che potevi prenderli ma li dimenticasti a casa» in realtà non li ho dimenticati, é solo che non mi sembrava corretto tenerli.
«grazie» li indosso e il mondo cambia colore.
«stai bene» mi fa Mike, con sguardo sincero. «Hai fame?»
«un po'» gli rispondo.
«purtroppo la barca non è abbastanza grande da ospitare una vera e propria cucina, ma ho portato panini e pizza in quantità tale da sfamare una tigre.  Abbiamo un frigobar e un forno a microonde. É un problema per te?»
«Va benissimo. Sono praticamente i miei cibi prefeirti» gli dico.
«Perfetto allora. Anche i miei. Riscaldo la pizza?»
«va bene»

~ ~ ~

Dopo alcuni minuti io e Mike ci troviamo a mangiare pizza seduti intorno ad un tavolino a poppa, dondolati dal mare, con nulla intorno, solo noi.
«Quanto dista quell'isola da qui?» chiedo
«domani mattina dovremmo essere arrivati»
Annuisco «hai con te la mappa, vero?»  per un attimo una sensazione di ansia mi assale, senza mappa siamo letteralmente persi.
«certo. È nel mio zaino»
«come fai ad avere tutto in un unico zaino?» gli chiedo, alzando un sopracciglio.
Mike spalanca gli occhi «come fai tu ad avere tutto in una valigia enorme?»
Scuoto la testa e alzo una mano per scacciare via quell'argomento, non capirebbe.
«la sorpresa di cui mi hai parlato un paio di giorni fa...» mi indico gli occhiali, balbettando incuriosita «la sorpresa era per gli occhiali?» chiedo.
«No. In effetti quella era una sorpresa, ma c'è dell'altro. Ho preparato qualcosa per te»
Mi pulisco le labbra con un tovagliolo e butto nel cestino lo scatolo della pizza appena mangiata.
Cosa diavolo mi ha fatto Mike?
Scruto i suoi occhi, neri come gli incubi ma belli come un sogno, per scoprire qualche indizio ma finisco solo per distrarmi e perdermi nella loro profondità.
Mike se ne accorge e mostra un mezzo sorriso beffardo «chiudi gli occhi» mi ordina, avvicinandosi a me.
«non vorrai rovinarti la sorpresa» mi sussurra nell'orecchio sinistro.
Rabbrividisco.
Serro gli occhi e le sue mani calde si chiudono intorno ai miei polsi, Mi lascio trasportare da lui sul pavimento legnoso della coperta. Mike mi fa scendere cautamente dagli scalini, dopodiché sento il rumore di una porta che viene aperta. Questa barca non mi dava l'impressione di essere tanto grande.
Mike lascia andare i miei polsi.
«Apri gli occhi, Signorina»

Gemma del MareWhere stories live. Discover now