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"Ciao Gemma, come stai? Mi fa piacere risentirti"
"Anche a me :)" rimango immobile aspettando impaziente che scriva qualcos'altro.
"Va bene. Se vuoi possiamo vederci anche oggi"
Non c'è uno specchio di fronte a me, ma so per certo che i miei occhi in questo momento stanno brillando.
"Sì, va benissimo" mi affretto a rispondere.
"E sta' tranquilla, non sono arrabbiata con te. Ammetto di esserci rimasta male quando mi hai tagliata fuori. Non è stato facile perdere contemporaneamente un'amica, che considero mia sorella, e tua madre, che per me era parte della famiglia. Ma lo capisco e ti ho perdonata subito. Sapevo che saresti ritornata."
"Hai ragione e ti chiedo scusa. Oggi avremo modo di parlarne." le dico.
"Sì, dove ci incontriamo?"
"Ci vediamo al molo come sempre?"
"Va bene. A che ora?"
"Alle 16:00?"
"Ok. A dopo :)"
Con un tuffo al petto rileggo da capo la conversazione per convincermi che tutto questo è accaduto realmente e la sensazione di agitazione che prima mi attanagliava lo stomaco inizia a scemare.

Ellen non mi odia, papà mi ha concesso di andare in viaggio. Le cose iniziano ad andare per il verso giusto.
Riapro la chat di Mike in cui mi aveva chiesto se ci fossero novità con Ellen. Gli spiego che lei mi ha perdonata e che oggi ci vedremo per chiarire meglio. Mike non risponde al messaggio ma mi chiama. Ascoltare la sua voce non può che rendere questa giornata ancora più bella.
Appena rispondo al telefono Mike esulta felice.
«Che ti avevo detto? Come poteva non perdonare una ragazza come te»
Rido entusiasta.
Una ragazza come te. cosa voleva dire?
«Ha detto che anche lei ha passato un brutto periodo tra la morte di mia madre, che per lei era come una seconda mamma e il mio allontanamento. Però mi capisce e mi perdona»
Gli racconto tutto, con un sorriso che si allarga sempre di più.
«Ne sono molto felice. Per il resto? Hai parlato a casa del viaggio?»
«Sì, proprio stamattina ho avvisato mio padre. Tutto confermato»
«Perfetto»
«Adesso devo andare a cucinare e a prepararmi, ci sentiamo dopo»
«Va bene. Mi raccomando, non diventare più brava di me»
Rido e scuoto la testa «E se lo fossi già, più brava di te?»
«Sarebbe un gran problema.»
«Ma sta' zitto» scherzo.
«A dopo Gemma. Buon pranzo allora»
«A dopo Mike. Anche a te»

Mi avvio verso la cucina per mettermi all'opera come faccio ogni Domenica da quando sono bambina. Forse non sarò brava come Mike ma mia mamma lo era e mi ha insegnato i suoi segreti culinari alla perfezione.
Mio padre mi vede arrivare e sorride, cercando di non farmi notare la sua preoccupazione dovuta alla discussione di stamattina, ed è così convincente che quasi ci credo.
«Ellen dice che mi perdona, oggi mi vedo con lei»
«Che bello. La aspetto qui in questi giorni»
Gli sorrido e mi metto ai fornelli.

Dopo pranzo mi preparo e alle 15:30 sono già pronta. Inizio ad uscire. Stare vicino al mare, da sola, mi farà bene. L'aria comincia a farsi un po' afosa, il molo però è sempre ventilato e smorza il calore soffocante.
In questo periodo dell'anno la città è sempre piena di turisti e le aree che costeggiano il mare brulicano di persone e bancarelle.
Mi siedo ai bordi del pontile di legno, con i piedi che penzolano a qualche metro dalla superficie dell'acqua. Mi aggrappo con le mani alla ringhiera e ammiro il panorama sottostante. Le onde si infrangono delicatamente sulle palafitte che sorreggono la banchina, producendo un suono rilassante e ipnotico che mi avvolge e mi tranquillizza, facendo affiorare nella mente immagini e situazioni inesistenti che potrebbero accadere in futuro, durante il mio viaggio.
I gabbiani volano sul mare sfiorando con i palmi delle zampe la lamina d'acqua. Provo invidia nei loro confronti, li immagino spensierati e liberi.
Sono le 16:00. Mi alzo in piedi e guardo intorno. Ci siamo semplicemente date appuntamento al molo. Il molo è grande, apparentemente potrebbe sembrare difficile trovarci, ma noi sappiamo qual è il punto di ritrovo. L'abbiamo sempre saputo.
Una figura bellissima e delicata si avvicina a me facendo oscillare vistosamente i suoi lunghi capelli color biondo rame. I suoi occhi verdi incontrano i miei e sorridono ancor prima delle sue labbra.
Ellen mi corre incontro, buttandomi le braccia al collo.
«Ciao, Gemma. Da quanto tempo»
Rimango per alcuni secondi avvinghiata a lei e poi dissolvo l'abbraccio per poterle parlare «Ellen, mi dispiace...»
«È acqua passata, l'importante è che ora siamo qui insieme, più forti di prima» Ellen alza il pugno verso l'alto, in segno di vittoria.
La sua positività è la caratteristica di lei che mi è sempre piaciuta.
Ringrazio il cielo che mi abbia perdonata, ma adesso, col senno di poi mi rendo conto che le mie erano preoccupazioni inutili: è impossibile che due sorelle stiano tanto tempo separate o litigate. È matematicamente certo che presto o tardi faranno pace, senza alcuna spiegazione. Non ce n'è bisogno. Il legame che le lega è più forte di qualsiasi cosa.
«Allora, che facciamo?» Chiedo sorridendo, contagiata dal suo ottimismo.
«Gelato rinfrescante in piazza?»
Propone Ellen ammiccando.
«Con questo caldo è obbligatorio. Devo raccontarti un sacco di cose»
«Adesso sono curiosa, però»
«Tu non hai nessuna novità da raccontarmi?» le chiedo.
«Non sono mica come te che ti allontani per dieci minuti e scopri un nuovo continente»
Ridiamo entrambe. Arriviamo in gelateria e ci sediamo all'esterno, riparate da un ombrellone. È lo stesso posto che ho condiviso con Mike qualche settimana fa, poco prima di andare a casa del signor Orlando.
Io ordino la solita coppetta yogurt e amarena, lei una al limone e fragola.

Gemma del MareWhere stories live. Discover now