Capitolo 7

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...continuo.

Camminiamo nel cortile di casa mia e quando arriviamo al cancello noto una macchina tutta color black.
Questa macchina è bellissima.
<<Vedrai che i sedili saranno più comodi>>pronuncia quelle parole con un pizzico di malizia che mi mette i brividi. Sto per aprire lo sportello, ma non si apre.
Lo guardo interrogativo e Nevan si tocca la mano dove c'è un piccolo cerchio, all'improvviso la macchina si apre facendomi restare a bocca aperta.
Come ha fatto?
Entro in macchina e la prima cosa che faccio è attaccarmi la cintura.
Questa macchina è così pulita che ho anche paura a fare un passo e sporcarla.
<<Sono comodi>>mormoro riferendomi ai sedili.
Lui, scoppia a ridere e scuote la testa prima di far partire la macchina. Guardo l'orologio sul cruscotto della macchina, sono quattro ore che siamo in macchina e non siamo ancora arrivati. Gli lancio uno sguardo e rispetto a poco fa lo noto nervoso. Mi mordo le labbra cercando di restare in silenzio, ma è più forte di me.
<<Tutto bene?>>gli chiedo e lui annuisce.
<<Sicuro?>>resta in silenzio.
<<C'è qualcosa che ti preoccupa>> sussurro guardando fuori dal finestrino, il paesaggio si sta riempiendo di nebbia.
<<Sai leggermi nel pensiero, ora?>>scherza e io roteo gli occhi sorridendo.
<<Se così fosse ho imparato dal migliore>>scherzo anch'io e lui sospira stringendo leggermente più forte il manubrio.
<<Se così fosse sarebbe tutto più facile>> qualcosa dentro di me si irrigidisce, ha paura di raccontarmi il suo segreto?
<<Hai paura che lo racconti a qualcuno?>>smette per un attimo di guardare la strada in modo da portare i suoi occhi su di me.
<<No, so che non lo faresti. Ho solo la paura che…>>non finisce la frase.
<<Che cosa?>>
Scuote la testa.
<<È una cosa stupida>>io lo voglio sapere però.
<<Cosa?>>
<<Ho paura che tu scapperai da me>> scappare da lui? Da quando l'ho visto per la prima volta, l'ultima cosa che mi è passata per la testa è quella di scappare da lui. Tutt'altro, sono così curiosa di sapere di più che potrei baciare la terra in cui camminiamo.
<<Allora tu non farmi fuggire>>quelle parole mi escono dalla bocca fuori controllo ed è troppo tardi perché lui ha fermato la macchina e si è girato verso di me. Non riuscendo a sostenere il suo sguardo, abbasso lo sguardo guardando. Che cosa starà pensando mentre mi guarda?
<<Siamo arrivati>>davvero? Mi guardo attorno, ma qui a parte le montagne e gli alberi non c'è niente. Lo vedo scendere dalla macchina e io faccio lo stesso. Mentre lui è girato di spalle, io mi stringo al cappotto che ho preso prima di uscire di casa. Quanto siamo alti per sentire un freddo del genere?
<<Nevan?>>cerco di attirare la sua attenzione e ci riesco perché finalmente inizia a parlare.
<<Una leggenda narra di un amore impossibile, un amore tra un mostro e un umano. Il mostro non può cercarla, ma l’aspetta, l’aspetta con tutto se stesso fino a che un giorno non la incontra per caso mentre era a risolvere una questione di "lavoro". Quando i due si guardano, lei non lo sa, ma lui si. Lei è destinata a lui così come lui è destinata a lei>>non capisco il perché mi sta raccontando questa storia, ma decido di restare in silenzio e continuare ad ascoltare.
<<Il mostro fa di tutto per proteggerla dalle persone che cercano di farle del male e sta con la speranza che un giorno l’umano si accorga di lui e che se ne innamora così come è innamorato il mostro. Ma quanto potrà aspettare?>>smette di guardare a terra e mi guarda negli occhi.
<<Riesce a stare in silenzio quando vede un ragazzo avvicinarsi a lei mentre l’unica cosa che vuole fare e urlare al mondo che è sua? Riesce a non stargli accanto? A continuare a fare finta che non esista?>>rabbrividisco e all’improvviso ho paura di chiedergli cosa c’entri io con questa storia.
<<Ti ricordi cosa mi hai chiesto a casa tua?>>gli ho chiesto così tante cose, ma annuisco.
<<Chiedimelo>>mi sprona e io all’improvviso non riesco a parlare.
<<Cosa?>>
<<Chiedimelo di nuovo>>deglutisco rumorosamente.
<<Cosa vuoi da me?>>il suo pomo d’Adamo si abbassa e si alza velocemente e io vengo attaccata da un forte malditesta.
<<Io…quella storia…tratta di noi due>>dopo aver pronunciato quelle parole, tutto intorno a me smette di esistere. Non vedo più nemmeno Nevan. Non vedo altro che nero. Cosa vuol dire che la storia che ha raccontato tratta di noi due? La storia tratta di un mostro e un umano e noi due, siamo umani, giusto? All’improvviso vorrei non aver mai affrontato questo discorso. Ricaccio indietro le lacrime sbattendo più volte le palpebre e lo guardo. Nevan non ha nulla di diverso da un umano a parte la bellezza esagerata e i suoi tatuaggi senza senso.
<<So che per te è uno shock, Agape, ma…>>
<<Perché continui a chiamarmi così? Il mio nome è Sophia>>l’attacco e Nevan sospira.
<<Sophia non è il tuo vero nome, Agape lo è>>lo inizio a guardare come se fosse un alieno, ma che sta dicendo? Vuole mettere in dubbio anche il mio nome?
<<Non te lo direi se non ne fossi sicuro>>si affretta a dire prima che io abbia la possibilità di aprire la bocca.
Serro le labbra.
Riesco a riconoscere quando una persona dice la verità e Nevan non mi sta mentendo.
<<Tutto questo è assurdo>>mormoro toccandomi la tempia dolorante.
<<Lo so, ma…>>
<<Chi erano quegli uomini?>>non so se tutte queste domande fanno bene al mio cervello, ma non posso smettere ora di sapere.
<<Erano dei goblin>>
<<Goblin?>>dico ridendo e Nevan annuisce.
<<So che tutto questo è difficile è assurdo, ma…>>
<<Lo è>>
<<Lo so, ma devi fidarti di me. Con i Goblin non si scherza e se sanno di te è mio compito proteggerti>>proteggermi?
<<Non ho bisogno della protezione di nessuno>>sputo acida e Nevan mi guarda esausto.
<<Agape, tu non stai prendendo la situazione seriamente>>
<<Come potrei? Mi hai raccontato una storia riguardante un mostro e un’umana e dopo mi dici che riguarda noi due, ma io se ti vedo…tu non sei un mostro. E ora mi parli dei Goblin. Di cosa mi parli ora? Di fate? Vampiri? Lupi?>>apro le braccia cercando di fargli capire la situazione dal mio punto di vista, ma lui sorride.
<<Ne conosco alcuni e ti posso assicurare che non sono così terrificanti come raccontano nelle storie dei bambini>>mi sta prendendo in giro? Lo guardo male.
<<Cosa potevano volere i Goblin da una come me?>>Nevan si passa una mano sulla faccia e borbotta sottovoce.
<<Non farti prendere dal panico>>
<<Cos->>
<<Erano venuti per ucciderti>>UCCIDERMI? Spalanco gli occhi.
<<Perché vorrebbero una ragazza che ama l’arte?>>gli chiedo cercando di capire il motivo anche se dentro di me si è formata una strana paura.
<<Perché sarai mia>>
<<Tua?>>
<<Mia>>
<<Nei tuoi sogni, sicuro>>
<<Non ti conviene sapere come sei nei miei sogni anche se io so come sono nei tuoi>>mi rivolge un sorriso malizioso e io per poco non gli tiro una scarpa.
<<Smettila di fare lo spiritoso>>
<<Spiritoso?>>
<<Rispondi alla mia domanda, perché mai dovrei essere tua?>>metto le braccia conserte.
Uno bello come lui non può stare con una come me.
<<A parte la leggenda?>>annuisco.
<<Perché sono bello e poi vedo come sei attratta da me>>il fatto che lo sappia mi dovrebbe mettere in imbarazzo invece mi dà i nervi.
<<Io voglio innamorarmi di una persona per amore, no per una stupida leggenda>>gli urlo e non so nemmeno io perché me la stia prendendo con lui, so che non c’entra niente con questa storia surreale, ma se non devo impazzire devo arrabbiarmi e Nevan sembra capirlo perché resta in silenzio. So che c’è ancora tanto da sapere, ma penso che per oggi sia abbastanza. Mi prendo la testa tra le mani. Come farò a continuare la mia vita dopo aver scoperto queste cose? Come potrò uscire ancora di casa senza aver paura che un Goblin mi uccida? Faccio un passo indietro.
<<Agape?>>
Scuoto la testa.
<<No, ho bisogno di un momento>>mi giro e raggiungo la macchina e senza preavviso, scoppio a piangere. Non so perché sto piangendo, ma piango come non facevo da tempo mentre mi tocco il collo a causa dell’improvvisa mancanza d’aria.
Io…inizio a tossire.
Io…mi levo il cappotto lasciando che cada a terra.
Io…continuo a tossire.
Barcollo e mi appoggio alla macchina, toccandomi la fronte sudata.
Io…tossisco.
All’improvviso le gambe mi cedono e cado a terra, merda.
Continuo a tossire e all’improvviso mi appare Nevan davanti.
<<Agape?>>tossisco guardandolo male, quante volte devo dirglielo che mi deve chiamare Sophia?
<<Stai bene?>>mi chiede e io annuisco tossendo, non può succedere proprio ora.
<<Sicura?>>gli sembra che sto bene? Si avvicina e io continuo a tossire ormai quasi a corto d’aria.
<<Rispondi>>mi ordina, gli sembra il momento di dare ordini? Cerco di respirare, ma invano.
Non può venirmi un attacco di panico proprio ora.
<<Rispondi>>ripete e io tossisco con le lacrime agli occhi.
<<Mi manca l’aria>>sussurro e lui spalanca gli occhi mentre io mi tocco il collo sudata. Solidamente quando da piccola mi venivano c’era papà con me, ora invece c’è Nevan.
<<Ho bisogno del tuo aiuto>>ammetto anche perché oltre a lui qui non c’è nessuno.
<<Del mio aiuto?>>mi chiede confuso e io annuisco.
<<Non posso, non so come aiutarti. Non sono un dottore>>mi ricorda in preda al panico e io tossisco un’altra volta lasciando che le lacrime mi rigano il volto.
<<Ti prego, aiutami con qualche tuo potere>>lo scongiuro e lui corruga la fronte.
<<Non sono un cazzo di mago>>vorrei prenderlo a schiaffi.
<<Fai qualcosa, allora>>lo sprono, ma lui si tira indietro i capelli non sapendo cosa fare. Mi guarda e questa volta per davvero. Guarda il mio volto, quello che indosso, le gambe fasciate dai jeans. Resta a fissarli per qualche secondo prima di riportare i suoi occhi su di me. Quando i miei occhi incontrano i suoi, sussulto, è malizia nei miei confronti ciò che vedo o…si avvicina e io mi allontano quanto posso facendolo sospirare offeso.
<<Non ti farò del male>>non ne sono tanto sicura all’inizio, ma quando lo guardo negli occhi ne ho la conferma, lui, questo corpo, questi occhi, non mi faranno mai del male, almeno, non volontariamente. Butto giù un gruppetto di saliva e annuisco così si avvicina a me e quando i nostri volti sono così tanto vicini da sentire l’uno il respiro dell’altra immischiarsi, fa l’ultima  cosa che pensavo potesse fare. Mette una mano sui miei capelli e li stringe prima di spingere il mio volto contro  suo facendo scontrare la mia bocca con quella sua e mi bacia, cavolo se mi bacia. Tutto il mio corpo inizia a formicolare quando la sua lingua mi entra tra le labbra, trovando la mia. Il battito del mio cuore accelera e io sento il sangue scorrermi nelle vene. Mentre le nostre bocche sono impegnate l’uno con l’altro, mi spingo contro di lui riavendo pieno controllo di me stessa, gli avvolgo le braccia intorno al busto e lo avvicino a me facendo finire la sua lingua ancora più in profondità. I nostri baci non sono lenti, ma frettolosi e traboccanti di passione. Le sensazioni che sento sono a causa della leggenda? Quando riesce a farmi alzare, quasi mi cedono le ginocchia così mi aggrappo al tessuto della sua maglietta, ma lui mi solleva, apre la portiera della macchina e sale su con me sulle sue gambe. Apre di più la bocca dandomi un accesso migliore. Le sue mani vagano sul mio corpo, sul mio seno, sulla schiena e infine sul mio sedere. Allontano leggermente la labbra dalle sue per riprendere fiato, ma lui mi morde il labbro inferiore e lo tira verso di sé provocandomi un gemito che non riesco a trattenere. Arrossisco imbarazzata e sorridendo mi sporgo verso di lui che mi tira i capelli ormai scombinati e continuo a baciarlo fino a che le labbra mi fanno male.
So che sto baciando uno sconosciuto, ma ora non riesco a smettere.
<<Forse sarebbe meglio fermarci>>mormora sulle mie labbra con un sorriso prima di strapparmi un altro bacio.
<<E se io non avessi intenzione?>>lo provoco, ma prima che le nostre labbra si possono scontrare lui gira la testa.
<<Non così>>sbalordita dalle sue parole, mi alzo su di lui.
<<Agape?>>cerca di fermarmi, ma io mi scanso.
<<Non toccarmi. Voglio tornare a casa>>
<<Ma…>>
<<Avevi ragione, non abbiamo nessun diritto per baciarti in quel modo>>mi metto nei sedili dietro, ma lui mi raggiunge. Guardandomi allo specchietto non mi riconosco, i capelli sono disordinati, il lucidalabbra rosa confetto è sbavato e i miei occhi sono diversi, più luminosi.
<<Perché stai facendo così? Non ti stavi lamentando un minuto fa>>borbotta furioso, le mie labbra sono più gonfie e arrossate.
<<Mi stai ascoltando?>>prendendomi il braccio, mi costringe a girarmi verso di lui. Anche lui è conciato in malo modo, la sua bocca è sporca del mio rossetto, la maglietta è sgualcita e il tatuaggio con i due triangoli e i due cerchi ha preso a brillare.
<<Non dopo che ti sei pentito>>lo sgrido e lo spingo via. Lui, senza insistere, sale in macchina e parte continuando a lanciarmi sguardi che fanno tremare ogni cellula del mio corpo.
Me ne pento? No.
Lo rifarei? Si.
<<Sai che non intendevo quello>>questo è il suo modo di farmi sentire meglio?
<<Non mi interessa cosa intendevi>>sbotto ferita e mi rannicchio sul sedile. Guardo il finestrino.
Sono stata una stupida?
<<Agape…>>
<<Portami a casa>>sussurro così piano che non sono sicura che l’abbia sentito.
<<Okay, ma mi dispiace. Non doveva andare così, non dovevo baciarti, ma era l’unico modo per salvarti la vita>>può smetterla? Sento il cuore spezzarsi in piccoli pezzi.
L’ha fatto solo per questo?
<<Potevi lasciarmi morire>>mormoro e chiudo gli occhi, non ci vuole molto prima che cada tra le braccia di Morfeo.

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