Capitolo 3

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If he's as bad as they say,
then I guess I'm cursed.
Looking into his eyes,
I think he's already hurt


Quella mattina, decisi che sarei andata nella cappella adiacente al college prima che arrivasse l'alba.

Lasciavano il portone sempre aperto. La cappelletta era in uno stato quasi di abbandono dato che, da quando avevano ampliato tutto l'edificio, ne avevano costruita una molto più grande dove fare le preghiere e altri riti religiosi.

Ma a me piacevano tantissimo quelle pareti decorate con mosaici dorati e gli affreschi raffiguranti i cherubini sul soffitto.

Non conservava in sé altro materiale particolarmente prezioso e nel suo non essere abbastanza io un po' mi ci rivedevo e per questo mi confortava andarci.

Avevo sostituito il piccolo crocifisso d'oro che mi aveva tolto con una catenina del rosario di perle rosse trasparenti e ne stringevo i grani fra le dita.

Fino a quando il sole all'orizzonte sarebbe stato buio, sapevo che non avrei trovato nessuno in giro e io avevo assolutamente bisogno di essere circondata solo dalla quiete.

E poi, dovevo purificare la mia anima dalle depravazioni alle quali il professore Galen Cipriani aveva sottoposto il mio corpo, chiedere perdono per il piacere che avevo provato per mezzo delle sue mani.

Per arrivarci dal dormitorio, sarei dovuta uscire dal cancello del college e attraversare il parcheggio. Camminavo a passo spedito, non mi entusiasmava l'idea di essere in un posto all'aperto deserto, quando all'improvviso sentii uno stridio di freni vicinissimo alle orecchie.

Un SUV si frappose fra me e il mio tragitto, illuminandomi con i suoi fari abbaglianti come un cerbiatto impaurito, paralizzandomi sul posto e fermandosi di sbieco davanti a me.

Mi stava quasi per investire, l'angolo del paraurti era quasi arrivato a toccare le mie ginocchia spingendomi all'indietro e riprendendomi dallo spavento, barcollai.

Mi sembrò assurdo non pensare che stesse cercando proprio me.

Strizzai gli occhi per il fastidio che la luce forte mi provocava e cercai di ripararli con una mano. Scrutai oltre il parabrezza per capire chi mi odiasse talmente tanto da volermi morta e divenni di pietra quando al volante vidi il professor Galen.

Spense il motore, scese dall'auto e chiuse lo sportello facendolo sbattere con una tale violenza da farmi saltare in aria. Mi raggiunse ponendosi di fronte a me e indietreggiai come una preda. 

Guardandolo da così vicino mi resi conto che sicuramente non aveva passato una bella nottata. L'orario, le occhiaie scure e l'espressione stanca che aveva sul viso mi suggerirono che probabilmente non aveva nemmeno dormito. 

Prom (gone wrong) ☯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora