5. « La festa »

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🎵 Strangers — Bring Me The Horizon

HEART'S POV

Ero in macchina con Kyle, stavamo andando a scuola

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Ero in macchina con Kyle, stavamo andando a scuola.

Una volta arrivati ci dividemmo e io andai in aula, ma mi ero dimenticata di dargli una cosa quindi tornai nella sua aula e quello che ascoltai mi fece crollare tutto addosso.

Mia madre aveva ragione su tutto.

Era solo un dongiovanni, non gli sono mai interessata, era solo una fottuta scommessa.

«Allora Kyle, come va con la ragazzina? Te la sei portata a letto? Dai, dicci di si, siamo così curiosi.» Dissero loro.

«La scommessa è finita non c'è più nulla, non voglio più ingannarla, basta. Finisce qui.» Disse lui senza peli sulla lingua.

Scappai senza degnarlo di uno sguardo e andai a chiudermi nel primo bagno che trovai disponibile.

Piansi tutte le lacrime che avevo in corpo e ne buttai anche altre, tutte praticamente.

Una volta finito di piangere, uscii dal bagno e andai direttamente a casa, ero uno straccio, letteralmente.

Non appena entrai vidi mia madre sul divano, intenta a guardare la tv, non appena vide che ero io e vide la mia faccia, cambiò espressione.

«Te l'avevo detto, ragazzina!» Esclamò lei a gran voce, era nera dalla rabbia.

Per poi aggiungere: «Sono grande abbastanza e ho esperienza per un motivo, bisogna stare solo lontani da quei ragazzi, guarda cosa ci hai concluso! Hai rovinato la tua bellissima media scolastica e sei uno straccio. Non lo incontrerai più, ci siamo capiti?» Disse lei, arrabbiata.

Feci cenno di si e senza dire una parola andai a rifugiarmi in camera mia.

Mi misi sotto le coperte e continuai a piangere per un'altra ora, fino a quando non si presentò Stella in camera mia, l'aveva chiamata mia madre pensai.

«Alzati da questo letto, Heart. Basta piangersi adesso. Stasera andiamo ad una festa e ti dimenticherai di quel cazzone, ci sono talmente tanti ragazzi in giro, perché ti sei fissata proprio con lui?» Disse lei.

«Stella... mi sembrava dannatamente sincero, sapevo che era stronzo ma con me si comportava non so penso bene... non lo so nemmeno io ormai.» Le dissi io.

«Da adesso in poi non ti deve interessare... e adesso su da questo letto, andiamo a fare festa.»
Disse lei.

Dopo circa un'ora eravamo pronte.

Stella mi aveva prestato un vestito lilla con scollo a barchetta, arrivava sopra alle ginocchia.

Ero davvero bella ma non ero dell'umore di fare festa.

Avevo occhiaie rossastre che mi imperlavano il viso, rendendomelo sciupato, si vedeva che avevo pianto un fiume di lacrime.

Finimmo di prepararci, e andammo alla festa.

Entrammo in un piccolo locale con scritto:
La luna è sempre con te, c'era un sacco di gente di già.

Ci sedemmo in un tavolinetto appartato, e ci raggiunse anche Damon, il ragazzo di Stella. Dei ragazzi vicino di noi, ci invitarono a giocare ad obbligo e verità, io sul subito dissi di no, ma Stella mi ci trascinò praticamente.

Il gioco della bottiglia, lo chiamavano.

Obbligo e verità.

Ci sedemmo a cerchio, girarono la bottiglia e andò proprio verso di me, ero la prima.

E scelsi obbligo, non volevo fare verità.

Girarono ancora per vedere con chi dovessi essere e finì su un ragazzo.

E quel ragazzo era proprio Kyle.

Diventai rossa come un peperone, dal nervoso.

Perché proprio lui? Non potevo crederci.

L'obbligo era quello di andare in una stanza da soli e baciarci.

Ci alzammo, io controvoglia, lui mi prese per un braccio e mi portò in una stanza che scoprì essere la sua, eravamo in una confraternita e lui abitava lì.

La stanza era tutta rossa e nera, abbastanza cupa.

«Non farò nulla che tu non voglia fare, Heart. Anzi, vorrei chiarire la situazione. È vero. All'inizio mi sono avvicinato per una stupida scommessa fatta con i miei amici, ma poi mi sono, anzi, mi sto innamorando veramente di te. Mi fai stare bene Heart, curi il male che c'è in me e lo trasformi in bene. Io sono rotto dentro, Heart ho l'anima nera, spezzata, cupa. Tua madre aveva ragione, devi stare lontana da me ma io non riesco a stare lontano da te.» Disse lui.

Dopo queste parole, non sapevo che cosa dire.

Era davvero come diceva?

All'inizio era una scommessa ma adesso non lo era più?

Come facevo a fidarmi?

Dovevo?

In quella situazione non sapevo se scappare o ascoltare quello che aveva da dire.

Per la prima volta sembrava essere sincero ma non volevo caderci un'altra volta come una stupida.

Non volevo essere una scommessa per lui.

Cosa sono io, un gioco?

«Kyle, se mi stai mentendo di nuovo giuro che ti do un pugno. Voglio provarmi a fidarmi di te e devi lasciarmelo fare. Devi aprirti con me. Se sono la tua cura allora dimmi come fare per curarti. Lo so che in fondo non sei così, sei buono non sei come ti mostri alle persone, io lo so, quindi per favore aiutami a farlo. Fammi questo favore, me lo devi.» Gli dissi io con le lacrime agli occhi.

In fondo eravamo entrambi rotti, anche se dall'esterno poteva sembrare che io fossi la figlia perfetta, la studentessa perfetta, la persona perfetta, anche io ero piena di insicurezze e fragilità che solo pochi potevo comprendere.

Forse ci completavamo davvero a vicenda, chissà.

Forse eravamo davvero fatti una per l'altra.

Due pezzi rotti che insieme si incastrano perfettamente.

Due anime diverse ma uguali allo stesso tempo.

Due anime gemelle.

Lui non disse niente.

Si avvicinò lentamente a me, mi prese una ciocca di capelli e me la sistemò dietro l'orecchio, e mi diede un bacio.

All'inizio non risposi imbarazzata, ma poi ricambiai fondendomi con lui in un bacio passionale.

Forse ci stavamo innamorando entrambi.

Forse era questo che il destino aveva in serbo per noi.

Solo il tempo ci avrebbe aiutato a capirlo.

Potevamo curarci le ferite a vicenda, se solo ce lo permettevamo.

Entrambi.

Insieme.

Per sempre.

Bruciarsi ardendoWhere stories live. Discover now