8

486 22 0
                                    





H si avvicina a me.

Si accuccia a terra, proprio fuori dalla doccia. E mi guarda, ed io vorrei poter guardare lui.
Si porta una mano dietro la testa, e noto che sta per schiacciare un pulsantino. Che, probabilmente, serve per poter rimuovere la maschera.

M̶a̶ n̶o̶n̶ p̶u̶ò̶. N̶o̶n̶ p̶u̶ò̶ n̶o̶n̶ p̶u̶ò̶ n̶o̶n̶ p̶u̶ò̶ n̶o̶n̶ p̶u̶ò̶ f̶a̶r̶l̶o̶.

«Fermo.» Li dico prima che sia troppo tardi.
P̶r̶i̶m̶a̶ c̶h̶e̶ m̶i̶ g̶u̶a̶r̶d̶i̶ n̶e̶g̶l̶i̶ o̶c̶c̶h̶i̶ b̶r̶u̶c̶i̶ f̶i̶n̶o̶ d̶i̶v̶e̶n̶t̶a̶r̶e̶ c̶e̶n̶e̶r̶e̶.
«Sei pazzo?» Sì, probabilmente sì. E pure io sono pazza. Pure loro, e tutti quelli che si trovano in questo dannato buco sotto terra. Siamo tutti pazzi, ormai.
«Non puoi guardarmi negli occhi.»

«Heaven...» Sembra quasi pregarmi.
Ha voglia di morire?
«Non mi ucciderai.»

«Sì, invece.» Ribatto con convinzione, con tono perentorio e sicuro. Perché è così.
«Ho appena ucciso un'uomo.»

Esita per un istante, e mi piacerebbe poter vedere la sua espressione. Chissà con che occhi mi sta guardando. Forse è meglio così, che indossi la maschera, in modo che nasconda quello che sta provando.

Potrei morire se mi guardasse con occhi pieni di disgusto. Di terrore. Di ribrezzo. Di paura. Di timore.
Potrei morire se mi vedesse come un mostro privo di pietà.

«Non è colpa tua, sei stata costretta.»

«Non è colpa mia?» Mi rendo conto di star urlando, quindi abbasso il tono della voce.
«Cazzo, l'ho ucciso! Lo bruciato con il mio sguardo!»

«Ma tu non avresti voluto. Non avevi scelta, Heaven.»
Sì, non avevo scelta, ma nulla toglie che abbia privato un'uomo della sua vita.
Aveva una famiglia, mi viene da pensare.
Magari i suoi figli a casa lo aspettavano, oppure sua moglie.
Ma io ho messo fine a tutto ciò.

«Ora sai quanto posso essere pericolosa.» Ora sai la verità.
«E tu vuoi comunque toglierti la maschera?»

«Non mi farai del male, fidati.»
Io non mi fido di nessuno. Vorrei risponderli.
Non mi fido neanche di me stessa.

«Tu non lo puoi sapere.» Quasi ringhio.
Non lo puoi sapere, e di sicuro non mi piacerebbe provare.
«Se ti togli la maschera, io mi metto la benda.»

Non voglio perdere l'unica persona con cui posso parlare. Non voglio perdere l'unica persona che mi ha regalato un disegno di un fiore. Non voglio perdere l'unica persona che non scappi e abbia paura di me. Non voglio perdere l'unica persona che desidera togliersi le protezioni per potermi vedere. Che rischi la sua vita, pur di guardarmi.

«D'accordo, D'accordo...» Mormora con tono più gentile. Poi il suo tono cambia di nuovo, questa volta più serio, più cupo. «Allora dimmi cosa ci facevi con questo.» Solleva l'accendino.
«Mostrami il braccio, Heaven.»

Vorrei mostrarli una bruciatura, vorrei mostrarli quanto ho sofferto; ma il problema, è che non è accaduto niente di tutto ciò.

Li mostro il braccio. «Non c'è nulla.» Ritiro giù la manica, ma H mi afferra il braccio. Lo ispeziona, come se negli occhi avesse lenti d'ingrandimento.

Indossa i guanti, ma per qualche motivo la sua presa fa comunque un certo effetto su di me. Non so perché. Ma è piacevole. Letale. Mi sta facendo uscire di testa. Sto impazzendo, di nuovo.
Il mio corpo sta per esplodere. Per prendere fuoco. Per bruciare e diventare cenere.

La sua mano è calda, — nonostante indossi il guanto —  è tiepida, di un calore piacevole, come un caminetto acceso in pieno inferno.
I̶l̶ s̶u̶o̶ c̶a̶l̶o̶r̶e̶ è̶ s̶i̶m̶i̶l̶e̶ a̶l̶ m̶i̶o̶.

«Sei caldo, H» sussurro così piano che forse non mi ha neanche sentita.
«Pensavo che voi foste tutti freddi.» Dico, e lui ritira la mano alla velocità della luce.
Così veloce, che mi chiedo se abbia fatto e detto qualcosa di sbagliato.

«Dio, merda... io... cazzo!» Lo sento borbottare tra se e se un'altra decina di imprecazioni, ed io non posso fare a meno di guardarlo confusa.
«Ti ho fatto del male, Heaven?»

Potrei scoppiare a ridere.
Giuro, che sto combattendo per rimanere seria e trattenere la risata.
«Cioè, io potrei ucciderti con lo sguardo, e tu ti preoccupi di avermi fatto del male appoggiando una mano sul mio braccio?» Lo guardo ancor più confusa, anche se vorrei veramente mettermi a ridere. Che tonto, mi viene da pensare.

«Non è quello...» Mormora, e farfuglia qualcos'altro che non sono riuscita nemmeno a sentire.
«Sei sicura?» Mi osserva, e si avvicina ancor di più a me. «Non hai sentito nulla di nulla?»

Prendo una sua mano, e me la porto sul petto.
«Nulla di nulla.»

Lui rimane fermo. Immobile. Con la mano premuta sul mio petto, e la mia sopra la sua.
Non la toglie, non si scosta, non fa niente.
C'è così silenzio, che riesco a sentire i suoi respiri accelerati.

Il suo calore è così piacevole sopra di me.
Mi riscalda, mi rilassa, mi trasporta in un mondo lontano da questo. Mi fa fuggire via dalla realtà, mi fa scappare da questo posto per pazzi.

«Non senti nulla...» Ripete lui sottovoce.
Sposta la mano poco più in su, proprio sopra al mio cuore. «Hai il battito un po' troppo accelerato, sai?»

Divento fucsia. Rossa. Sto risucchiando tutti i colori del tramonto.
Sono
in
fiamme.
Sto bruciando. Potrei esplodere. Potrei frantumarmi, e diventare cenere.

«Beh, menomale che batte.» È l'unica frase sensata, che abbia un senso, e sia formulata correttamente, che mi viene in mente.
È già tanto se batte ancora, in questo momento.

Lo sento ridacchiare,
E il resto del mondo esplode.

Svanisce, e ci siamo solo noi. Tutto brucia, ma io e lui no. Il tempo si è fermato, non si sentono più ticchettii, e le lancette sono bloccate. La notte è il giorno non cambiano, così come il tempo e qualsiasi altra cosa.
Il mondo è tornato colorato.
Come se fosse stato avvolto da un'arcobaleno, e lo stia stringendo forte, non volendolo lasciare andare.

«Heaven, non provare mai più a farti del male, capito?»

Lo guardo stupita.

A nessuno è mai importato di me. Nessuno si è mai preso la briga di chiedermi come sto, e tantomeno nessuno è mai arrivato a chiedermi di non farmi del male.

A qualcuno importo. Mi viene da pensare.

«Anche se volessi, non potrei.» Già, sono immune al calore.

«Promettimelo.» Mi guarda negli occhi; v̶o̶r̶r̶e̶i̶ v̶e̶d̶e̶r̶e̶ s̶u̶o̶i̶. «Promettimelo, Heaven.»

«D'accordo, si. Ma ad una condizione.» Non lasciamoci sfuggire l'opportunità di ricattare la mia guardia. Assolutamente no.
«Quando vorrò, mi devi raccontare qualcosa sui fiori.»

«Dio, ma sei seria?» Non l'ho mai visto usare un tono più scioccato di questo.

«Certo, assolutamente.» Mai stata più seria in vita mia.

«E menomale che dovresti essere pericolosamente letale.»

«Lo sono, posso ucciderti.»

«E mi stai chiedendo di parlarti dei fiori.»

Un attimo di silenzio, una attimo di quiete, e la voce metallica rovina tutto.

È l'ora di cena.

E tutto il mondo si sbriciola.

𝑺𝑯𝑨𝑻𝑻𝑬(𝑹𝑬𝑫) -𝒾𝓃𝒻𝑒𝓇𝓃𝑜 𝑒 𝓅𝒶𝓇𝒶𝒹𝒾𝓈𝑜-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora