19

411 19 0
                                    






«Signorina Heaven, può pure rispondere, possiamo sentirla.» Dice la voce metallica.
La voce di Helios.

Mi hanno chiusa in una stanza, proprio come quella in cui ho dovuto uccidere un uomo.
E forse è anche la stessa, chi lo sa.
Forse sto camminando sullo stesso pavimento in cui giusto una settimana fa c'erano le sue ceneri.
Mi viene un brivido, e vorrei scappare di qui.

C'è una grande vetrata trasparente, che è una specie di finestra. Io vedo tutto nero, ma sono sicura che è da lì che loro mi osservano.

Mi sento un topo in gabbia.

Intorno a me, posizionati in cerchio, ci sono vari tavoli, come quelli dell'ultimo test. Ed io, sono al centro.
Sul tavolino che ho di fronte, c'è un blocco di metallo. In quello a fianco della plastica, in un'altro del legno, della carta e poi del ferro. E infine, uno ha sopra un recipiente trasparente,
contenente dell'acqua.

In superficie, le poche persone rimaste lottano per riuscire ad avere anche una sola goccia d'acqua, ed invece, qui sotto ne hanno abbastanza da sprecarla per degli esperimenti.
Mi mordo il labbro, per impedire di riempirli di imprecazioni, e mettermi ad urlare.

Abbasso lo sguardo, e nel frattempo noto che i miei stivali sono bagnati da un liquido che bagna tutto il pavimento.
Giuro che se è altra acqua...

«Signorina Heaven Glass, mi dica, ha delle ipotesi su quando si attivi il flare?» Dice Helios attraverso gli altoparlanti.
«Che cosa lo fa scatenare? Perché improvvisamente i suoi occhi diventano rossi?»

Chiudo gli occhi, e provo a pensare cosa avevo provato quando per la prima volta, i miei occhi sono diventati rossi.

Era il momento in cui per la prima volta mi sono tolta la benda e ho guardato qualcuno negli occhi. Mi ricordo di aver pensato, che forse, non sono un mostro. Perché Kenjiro non stava bruciando, non stava prendendo fuoco, e non stava diventano cenere sotto i miei occhi.
Era vivo. Ed io non lo stavo uccidendo.

Ricordo di aver sentito una fiamma in me, e di essermi sentita finalmente libera.
Libera.
Libera, e non tenuta in trappola dalla benda.

Poi i miei occhi hanno cambiato calore, quando Kenjiro mi ha raccontato delle urla che sente la notte, e degli esperimenti che conducono sui pochi sopravvissuti.
Ricordo di essermi sentita furiosa, arrabbiata, e che avrei potuto bruciare il mondo intero.

E infine, con Audrey.
Quando mi ha gettato la benda contro il petto, chiedendomi di rimettermela, il mondo mi è crollato addosso. Si è sbriciolato pezzetto per pezzetto, conficcandosi nella mia pelle.

Se c'è una cosa che ho imparato ad odiare, è mettere quella benda.
Perché adesso, ho capito quanto è meraviglioso poter vedere.

Certe volte non voglio nemmeno addormentarmi. Vorrei stare sveglia tutta la notte, solo per guardami in torno, e fissare gli oggetti, che ho sempre tenuto in mano, ma senza poter vederli.

Vorrei fissare le altre persone immuni, solo per il semplice motivo che non ho mai guardato qualcuno negli occhi. Certe volte mi ricordo di non fissarle troppo a lungo, perché sembrerei pazza. Ma giuro che non l'ho faccio apposta, insomma, se andreste per la prima volta nello spazio, non rimarreste a fissare come la Terra appare da lassù? Ecco, per me è lo stesso. Non ho mai guardato qualcuno negli occhi senza ucciderlo.

𝑺𝑯𝑨𝑻𝑻𝑬(𝑹𝑬𝑫) -𝒾𝓃𝒻𝑒𝓇𝓃𝑜 𝑒 𝓅𝒶𝓇𝒶𝒹𝒾𝓈𝑜-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora